Thursday 27 July 2023

What I love in Milan Kundera II

 



Another Kundera feature is his skill to connect the unexpected, what clashes, what is conflicting and usually is not convenient to put together.

A great example of this  I found in Slowness where he is masterfully able to put in a connection the white, diaphanous, and angelic beauty of a woman with the liberating powerful thought of her ass hole.

The full moon emerges from the foliage. Vincent looks at Julie and suddenly he is bewitched: the white light has endowed the girl with the beauty of a fairy, a beauty that surprises him, new beauty he did not see in her before, a fine, fragile, chaste, inaccessible beauty. And suddenly, he cannot even tell how it happened, he imagines the hole of her ass. Abruptly, unexpectedly, that image is there, and he will never be rid of it.

  Ah, the liberating ass hole! Thanks to it, the elegant fellow in the three-piece suit (at last, at last!) has completely vanished. What several glasses of whisky could not accomplish, an ass hole has achieved in a single second! Vincent winds Julie in his arms, kisses her, strokes her breasts, gazes on her delicate fairylike beauty, and all this time, constantly, he is picturing her ass hole. He has an enormous desire to tell her: “I’m stroking your breasts, but all I’m thinking about is your ass hole.” But he cannot do it, the words will not come out of his mouth. The more he thinks about her ass hole, the more Julie is white, diaphanous, and angelic, such that it is impossible for him to pronounce the words aloud.


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Wednesday 26 July 2023

La forza dell'amore




Ultimamente Silvia, quando era a casa, passava molto tempo alla finestra di camera, quella dei bui giorni di novembre, guardando giù verso la valle dell’Arno.
Era il suo nuovo modo di interrogarsi. Di porsi le domande e cercare le risposte. E le cercava giù nel profondo della valle dove si congiungeva all’ampia ansa dell’Arno che in quel punto si piegava, rallentando la corrente. E così i suoi pensieri si allentavano in quella stessa piega.
Stava in tale postura cercando di mettere insieme i pensieri che giravano lenti e difficili da selezionare.
Perché stava lì? Nemmeno lei lo sapeva. Ma evidentemente era un luogo che si adattava a quel tipo di pensieri che ora aveva. Non si può pensare certe cose in ogni posto, indifferentemente. Certi luoghi favoriscono certi pensieri. Li portano a maturazione. Ne aiutano il compimento.
E forse stava lì per quello, per maturarne alcuni che nascevano in lei per la prima volta, che si concentravano tutti su quell’ansa del fiume che piegava a destra e addolciva l’impeto della corrente, come pure i pensieri, che a quella vista si temperavano.

Il piccolo Marco era uno di quelli, da tempo presente ma non ancora del tutto maturato. E doveva maturarlo. Pensare a Marco infatti le procurava uno stato di estensione, di allungamento. Se pensava al fratellino si sentiva ancora a Vilnius in quella atmosfera in cui il padre aveva vissuto e lei voleva con forza rivivere di lontano, ora.
Marco si stagliava dentro di lei come limite, il limite a cui suo padre era giunto e oltre il quale poi non era andato.
Aveva forse dato vita a un altro essere prevedendo di perdere la sua?
Sapeva di essere giunto al limite?
Se lo sapeva, vi si era accostato con coraggio e senza paura. Che a lei invece, credeva, mancava.

E le venne in mente allora il suo proprio limite, che per non soffrire si dava ogni volta che soffriva. Sapeva infatti che non aveva il coraggio di patire oltre il minimo necessario.
E allora sentì una voce di nuovo nel cuore. Io ti amo per questo Silvia.
E si stupì.
La voce insisté di nuovo. Tu mia piccola Silvia, credi in ciò a cui nessuno più crede. A quello che un giorno io insegnavo a te, scoprendoti mentre crescevi. Che gioia che tu ancora sei rimasta ferma a quei giorni. Non sono un limite Silvia, sono il dono più grande che tu hai fatto a te.
Come una luce, una scena di luce, rivide in quella Silvia scissa un uomo senza volto tutt’ora, che leggeva un libro ad una bambina dai riccioli d’oro e dagli occhi azzurri profondi. Babbo, diceva, leggimelo ancora.
E quello che lei, Silvia, aveva sempre sentito come un limite si rivelava un luogo di amore sconfinato, che il padre morto, le rivelava, laggiù in fondo alla valle dove i pensieri avevano principiato a fondersi con l’ansa del fiume che piegava a destra e dove rallentava la corrente veloce e si faceva più densa l’acqua per raggrumarsi in mulinelli che vorticavano infiniti e senza posa.

Aveva protetto se stessa e la sua famiglia. Aveva creduto di proteggere se stessa e la sua famiglia da quel padre che a un certo punto le sembrava prevaricare il suo rispetto. E se aveva sbagliato aveva sbagliato in onestà. Senza dolo, perché aveva creduto che fosse cosa buona e giusta agire così come aveva agito.

Mamma come era da nonno? Ti è piaciuto? L’hai visto lui? Le aveva chiesto Rebecca quando era ritornata da Vilnius.
Ecco, pensò Silvia, Rebecca non ha un limite. Il limite è solo per gli adulti. Rebecca non vede il limite fra la vita e la morte. Nemmeno immagina la morte. Nemmeno vede il limite fra il dolore, la sofferenza, e la gioia. Ancora non ha conosciuto né il dolore, né la sofferenza. Ma solo gioia.
Era bello, amore mio. Rispose a Rebecca. Nonno sta bene. E’ in cielo, ora.
In cielo mamma? Ma non era sottoterra?
Era. Ma ora è volato in cielo.
Forse si era stancato di stare sottoterra, mamma?
Sì, credo di sì.
Sottoterra è tutto buio mamma, in cielo c’è la luce. Vero?
Vero, Rebecca.
Se è andato in cielo, dovremo pregare per lui.
Silvia guardò sorpresa Rebecca. Chi ti ha detto questo?
Nonna Adele.
Fu di nuovo sorpresa Silvia, non sapeva che la madre di Alessandro fosse religiosa. Mai aveva detto una parola su Dio, sulla chiesa, su Maria...

Fu così che Silvia scoprì il senso della lentezza. Del lento sinuoso e talora contorto movimento dei pensieri. E prese piacere a seguire le loro evoluzioni, la loro sinuosa mulattiera entro cui si inerpicano incerti, ansiosi, timorosi talora, in cerca di uno sbocco che permetta loro di concretizzarsi.
E in quella lentezza dei pensieri individuava il suo νόστος, la nostalgia che segue al ritorno.
E quella lentezza che lei scopriva rispetto alla vita prima di Vilnius, frenetica senza respiro e di completo stordimento, le fece provare quasi un senso di elezione. Quasi fosse stata scelta a un compito e una vita nuova, che prima non le apparteneva.

Nonostante tutto aveva continuato ad amare quel padre, anche se lei si vedeva continuamente prevaricata nelle scelte di lui. E lui aveva continuato ad amarla sebbene la confondesse nelle sue scelte che pensava giuste ma invece la dimenticavano e la mettevano in second’ordine.
E l’amore alla fine trionfava. Trionfava anche dopo la morte.
L’amore dell’uno verso l’altra li aveva chiamati, e scelti, a un rapporto insolito, non comune.
Una forma di elezione rispetto al mondo comune che, all’opposto, avrebbe voluto a strapparli a quell’amore.

Farli cadere definitvamente nel baratro della perdita di memoria di quell’amore che esiste prima che l’uomo sia e vive e continua solo in chi si ostina e rimanere presente in quella forza che richiede coraggio e onestà con se stessi per non esserene deviati, allontanati e fatti cadere in modo quasi inavvertito, come il mettere un piede in fallo e subire un danno.

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What I love in Milan Kundera I




What I love in Milan Kundera (a writer I've finally and successfully managed to read after having cancelled and abandoned reading at least a hundred writers) is his talent for opening windows that consequently open other windows (a bit like Chinese boxes) without closing the former windows he leaves open behind.

He starts with one story, then a window opens and you glance at another story, until that window opens another story without closing the previous one. And so on...

A masterful example of this technique, even if not perfectly successful, is "The Book of Laughter and Forgetting", while a less masterful but perfectly successful example is "Ignorance".

Too many windows, too many characters and too many situations in the first book, and the rather boring Tamina character, who occupies a large part of the book and slows down the pace. Unbearable for me is the story of Tamina on the island with the kids who live there.

More calibrated and well-balanced the second book. A story basically focussed on only two main characters, Josef and Irena, and more control in opening windows.


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Wednesday 19 July 2023

L'arte della memoria in chi vive lontano dalla propria terra

 




Si può dire di una città, una terra, che perde la memoria?

Sì, si può. Il mondo intero può perdere la memoria. Lo abbiamo visto durante la pandemia. La gente ha dimenticato tutto.

E soprattutto il rispetto di se stessi.

Mi ricordo Vilnius, il giorno prima era piena e viva di vita, il giorno dopo era vuota, Non vi era più il suono della sua vita. Dei caffè, delle macchine.

Era il silenzio. Il vuoto assordante di chi dimentica tutto e fugge stordito il vuoto.

Cancella la vita di una città e cancelli la memoria di quella città.

Una città senza rumori colori odori sapori, una terra senza rumori colori odori sapori, come puoi immaginarla?

Immagini, ma è qualcosa che non è quello che cerchi di ricordare.

Così l'Italia, ora che vi sono ritornato: come è diversa dalla memoria di quello che cercavo di ricordare.

E' come vivere in un multiverso passare da Vilnius aalla Toscana dove mi trovo. E quando passi da un universo all'altro cessa la realtà dell'uno vivendo nell'altro.

Per gli sforzi che puoi fare, la memoria, se non sia alimenta continuamente del materiale da ricordare, diviene evanescente e si assottiglia. Come una lingua che non parli più, si dice che "si dimentica".Ma è soprattutto l'άλγος, la pena, la sofferenza per cui la memoria si fa dolore, dolore di ricordare qualcosa che hai perso nel cuore o si è fatto lontano dagli occhi, che contribuisce a distruggere la memoria di quello che cerchi di ricordare.
La memoria può percepire bene il dolore ma non può avvertire, distinguere, sentire i rumori colori odori sapori...per quello la memoria decade a simulacro: un'apparenza, una sembianza, una scialbatura di quello che si cerca di ricordare.

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Wednesday 12 July 2023

Another form of losing memory: the induced one




In a totalitarian regime, like the one we are experiencing in Europe, now, I realize that there is a particular form di losing memory, which is induced and forcibly planned by a system deeply routinized: the emptying of individuum. The more each single person is emptied of the memory of his/her inner Self the more can comply, because this individuum has nothing of his/her own to oppose that system. Into the people that are affected by the system, into the minds of these people, one discovers utter nonsense. The system makes them clear that everything they own is part of their historical formation - their occupations, their clothes, their gestures and expressions, their beliefs and ideas. In the end, they fell into a force of inertia, i.e. they exist but not in and by themselves. They exist to eat, drink, dress, earn money, and fornicating...They lost the concept of being souls, of their unity with God, with the upper world that is the light of their memory, the principle of their memory.
Without light and memory, a man cannot think for himself, because has forgotten how to think.

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Tuesday 11 July 2023

The humiliation of living without light






The grey had lasted for about one year. The sun did not exist in that forgotten land for that long time. He was sure he had seen the sun for a few hours at some point in that never-ending winter. A perennial grey was stifling his mind, like in Kazuo Ishiguro's The Buried Giant. As he remembered.

That greyness was certainly not an impediment to remembering, like the fog in Ishiguro's book, but to living, yes, it was, indeed.

That greyness was a shame, a degradation. It brazenly slammed the misery of human life in his face every morning he got up.

He was looking for relief from that squalor. But how could it have been?

He had always the same word in mind, day by day. And it was "heart".

The heart? Following the heart? He concluded that yes, that was what he had to do.

And so he used to stand up and wait for that voice to say: "Do this, now". While the early scarce dawn light was leaking in through the big window of the bedroom.

Actually, it wasn't a voice, it was a kind of illumination that was coming in his flesh. The blackness he had inside thinned out, and the image of what he should have to do lit up. And he did what was in his insight. No hurry, though.
He was committing himself to not being in a hurry. And it was essential. Haste would have changed everything. It would have ruined the inner voice. Which he was trying to avoid.

And he was in no hurry. At any time.

He looked, as usual, at the weather forecast. He had many times noticed how in that country even the weather forecasts were artfully constructed to make the expectations of human misery even stronger. Those forecasts weren't true, in other words. They were knowingly built.

If he consulted three weather forecasting programs, they were all different, preventing the truth about what the day's weather would really be like.

That morning the day's forecasts were saying at six in the afternoon there would be the sun in the sky.

"What the hell is the sun for at six in the afternoon!" he exclaimed. "One needs the sun in the morning when one gets up. For one's mood. To feel less the desperation of living."

But those forecasts almost demoniacally used to show the sun late in the evening. Or the serene, at night.

He felt a piercing pain in the centre of his legs. He felt like needing sex but in a vulgar way. In a dirty way. He felt so horny. Like ten years before.

"What a strange feeling," he told himself.

But he realized that feeling was only a shield. Just a protection against that despair.

A way to escape the imminent madness. One way to slow it down.

Another remedy, after all. Like the heart. But only a little lower. That gave a strong injection of adrenaline.

He had lived too much on the spiritual side in recent years. And man does not live by spirit alone. "I am flesh, too, unfortunately," he concluded. He was grabbed by that sentiment, even if he preferred to deny it because it was just another way to become miserable to the spirit, to the soul.

That weather, in fact, artfully built, was demonic, it had something of a satanic torment that intended to humiliate those who lived under the longing of an ever-missing sun.

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Monday 10 July 2023

Il tempo può umiliarti

 




Da un anno durava il grigio. In quel paese il sole non esisteva. In un anno forse era apparso qualche ora. Vi era un grigio perenne. lo stesso che aveva respirato leggendo The Buried Giant di Kazuo Ishiguro.

Quel grigiore era un impedimento non, forse, a ricordare, come la nebbia nel libro di Ishiguro, ma a vivere sì. 

Quel grigiore gli sbatteva in faccia la miseria del vivere umano, ogni mattina che si alzava

Cercava dei rimedi a quello squallore. Ma quali avrebbero potuto essere?

Gli venne una parola sola. Il cuore.

Ma che voleva dire "il cuore". Seguire il cuore? Concluse che sì, era quello il senso. E lo faceva.

Si alzava e aspettava che la voce gli dicesse "Fai questo, ora".

Non era una voce, in verità era una specie di illuminazione. Si diradava il nero che aveva dentro, e si illuminava l'immagine di quello che avrebbe dovuto fare. E lo faceva. Senza fretta.

Non avere fretta era essenziale, La fretta avrebbe cambiato tutto. Avrebbe rovinato la voce interiore.

E non aveva fretta. Allora.

Quella mattina guardò, come di abitudine, le previsioni del tempo. Ormai aveva notato come in quel paese anche le previsioni del tempo fossero costruite ad arte per rendere ancora più forte il senso della miseria umana del vivere. Non erano vere, in altre parole. Erano costruite ad arte. Se consultava tre programmi di previsioni del tempo, erano tutti diversi, e tutti tendevano a nascondere quello che poi realmente sarebbe stato il tempo del giorno.

Quella mattina vide che il sole ci sarebbe stato alle sei del pomeriggio.

"Ma che se ne fa uno del sole alle sei del pomeriggio!" Esclamò. "Uno ha bisogno del sole la mattina quando si alza. Per il proprio umore. Per sentire meno la disperazione del vivere."

E invece quelle previsioni davano sempre il sole la sera tardi. O il sereno, la notte.

Provò un lancinante dolore al centro delle gambe. Ebbe voglia di fare sesso, ma in modo volgare. Porco. Come dieci anni prima.

"Che strana sensazione", si disse.

Ma capi che quella sensazione non era che uno schermo. Una protezione verso quella disperazione.

Un modo per fuggire l'impazzimento, imminente. Un modo per rallentarlo. 

Un altro rimedio, in fondo. Come il cuore. Ma solo un po' più in basso. Che dava una forte adrenalina.

Aveva vissuto troppo di spirito negli ultimi anni. E non solo di spirito vive l'uomo. "E' anche carne, purtroppo", concluse. Ma intuì, anche se avrebbe voluto negarlo, che era anche un modo per divenire miserabile allo spirito, come il tempo.

Quel tempo, in effetti, costruito ad arte in parte, era demoniaco, aveva un che di tormento satanico che intendeva umiliare chi lo viveva. 


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Sunday 9 July 2023

Un uomo senza memoria

 





Quando se n’era andato, era fuggito. Non si può dire che se ne fosse andato. In realtà era fuggito. Aveva preso poche cose. Il minimo. Quelle a cui era più attaccato, ed era fuggito.

Era fuggito da quel paese che oramai lo disperava, era fuggito verso un altro paese, in cui nemmeno sapeva che vi avrebbe fatto.

Aveva una sola certezza in quel paese. L’amore. Ma si sa, gli amori nascono ma anche muoiono. 
E invece era sempre lì quell’amore. Dopo nove anni era sempre lui. Forte come il primo giorno.

Ma i segni erano molteplici. Non era solo l’amore. Era una mano dietro che lo aveva spinto e lo aveva, non senza sofferenza, spinto verso dove ora si trovava.

Ma in quella casa da dove era fuggito aveva lasciato cose che allora gli parevano insignificanti e che ora invece capiva erano fondamentali. Le foto.

Le foto della sua vita. Quelle foto che anno dopo anno erano rimaste, rispetto a quelle che erano scomparse. Forse perché erano irrilevanti, erano scomparse. E giustamente erano decadute dalla memoria. Erano andate perse.

Ma quelle invece che il tempo aveva selezionato, quelle erano le foto che il tempo aveva deciso che vivessero, che rimanessero.

E lui le aveva lasciate, là in quella casa ora divenuta un mausoleo, che continuava a testimoniare il passaggio su questa terra dei suoi genitori, che forse ora solo lui continuava a tenere vivi in questo mondo.

Ed era stato un errore.

Non ricordava più la sua faccia da bambino. Non ricordava più bene i volti delle sue bambine, piccole. Non ricordava più quella foto di suo padre ragazzino con lo sguardo arrabbiato, che poi si era portato dietro tutta la vita.

Non ricordava più la figura ingobbita di sua nonna Ida e la postura di suo nonno Giuseppe seduto sulla canna della bicicletta.

Quella mano non gli aveva dato tempo. Lo aveva spinto con urgenza.

Aveva fatto di lui un uomo nuovo.

Ma senza memoria, viveva.


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Saturday 8 July 2023

Riguardo alla controversa memoria della più grande poetessa lituana - Salomeja Nėris






Una personalità della cultura lituana che mi affascina, per la sua complessità è Salomėja Nėris.

Una poetessa che ha sicuramente saputo interpretare come nessun altro poeta il sentimento della sua patria. Allo stesso tempo però una personalità politicamente scomoda, da quello che si ricava dalla critica lituana, per la sua adesione al comunismo. Per cui è stata ed è senza sosta tacciata di tradimento. Quanto questa adesione fosse vera, o fosse anche un' adesione sincera inizialmente ma abbia poi costituito un fardello che le rivelò quanto inadeguata fosse stata quella adesione è un tema aperto.

Quello che è certo è che si può inquadrare la conversione al comunismo di Salomėja Nėris come la caduta della memoria della sua origine cristiana (che sembra aver ricordata solo in punto di morte) per credere nel comunismo. Ma poi lo stesso sembra aver fatto con il comunismo attraverso l'intenso dolore per il desiderio di νόστος, intenso e lancinante, che provava per la sua patria (da cui era lontana - viveva a Mosca). E questo desiderio di ritornare in patria le offrì continuo materiale poetico per immaginare quel ritorno e un modo di espiare i suoi errori, se mai ne avesse fatti, attraverso la sua poesia a cui affida in modo schietto il cuore.

E immagina struggentemente il suo andare spesse volte in Lituania sotto la pioggia, a dicembre, con il freddo e il gelo... si domanda se il Nemunėlis, il fiume amato della sua terra, la chiama ancora. Immgina l'andare casa per casa, fino ad essere una pietra della soglia, il fingersi una mendicante - e questo solo per vedere la sua adorata terra e la sua cara gente...

Probabilmente Salomėja Nėris aveva molti lati e molte facce... era una donna complessa il cui unico scopo era la poesia.

Tutto ciò per cui vivo è arte. Mi ha rinfrescato come il sole fin dai giorni della culla. Scrisse.

E per vivere la sua arte si prestò a tutto quello che le desse l'opportunità di viverla fino in fondo anche attraverso il compromesso. E se compromesso vi fu, fu per vivere pienamente la sua arte, e certamente ne pagò amaramente le conseguenze, soffrendo per quella patria che l'aveva generata alla poesia e morendo assai giovane.


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Friday 7 July 2023

La donna ha dimenticato

 



Lui insisteva con quel metodo. Lo chiamava il metodo di Sant'Agostino. Ovvero tutto ciò che portava alla ragione o al cuore per essere deciso, lo portava poi alla luce che viene dall'alto, dalla Città di Dio, per essere illuminato, rischiarato e confermato o respinto.

Si ricordava come nel '68 aveva conosciuto una donna. Era una femminista accesa. Quasi mistica nel suo élan. Sosteneva il diritto al piacere. Tutto nel corpo di una donna è dirittto al piacere. Mangiare, bere, avere le mestruazioni, scopare, orinare, defecare. Nulla che sia della donna non ha il diritto di non essere un piacere.

Questa femminista arrivava al punto di dire che la morte in sé non è che è un frammento di jouissance per la donna. Solo il maschio la teme, perché è miseramente attaccato al suo piccolo io e al suo piccolo potere, ovvero il cazzo. Simbolo del potere fallico che ha dominato il mondo finora. Diceva.

Poteva capire. Era il '68. La donna usciva da anni di sottomissione al padre, al marito, al fratello, alla mamma e alla chiesa.

La donna chiedeva di essere liberata. E sembrava cosa buona e giusta in quegli anni il desiderio di essere libera. Di poter lavorare. Avere sesso con chi voleva e quando voleva.

Pareva.

Vi è sempre un modo di guardare alle cose. Il momento in cui le vivi e quando poi sono avvenute. Anni dopo riconsiderarle da lontano, vedendo a che punto sono giunte e come sono giunte.

E al punto a cui erano giunte non parevano più una cosa così buona come allora quando si vivevano.

Da quel desiderio di liberarsi della donna erano scaturite poi le visioni più sataniche come il genere liquido, il transgenderismo...che avevano persino finito di fagocitare la donna, la sua voglia di affermare il proprio diritto a essere quello che il sesso naturale le dava il diritto ad essere.

E ora lui era molto confuso. Per questo ora ogni volta che scriveva o faceva altro lavoro ascoltava il Rosario con le cuffie, o la Coroncina della Divina Misericordia. Cercava di esporre ogni pensiero alla luce che viene dall'alto.

Non era più sicuro di quello che fosse giusto o non giusto.

Guardare sempre davanti a te non porta da nessuna parte, si diceva. La croce ha un punto di incontro. E quello sono io. E poiché io sono al centro della croce io devo scegliere se guardare in modo orizzontale o verticale.

E quello glielo aveva insegnato tanti anni prima, quando aveva cominciato ad insegnare italiano, un sacerdote coreano, che era venuto in Italia. Ma che aveva poteri soprannaturali che gli derivavano da nove ore al giorno di contemplazione di Dio.

E ora la preghiera, la luce che da essa veniva, gli diceva di non dimenticare. Di non dimenticare chi fosse. Se dimentichi chi sei, sei perduto. Dimenticare toglie la luce ti getta nel buio e ti induce ad essere quello che non sei.

Ecco, era la sua conclusione, le femministe hanno dimenticato. Hanno dimenticato di essere donne, e sono cadute nel buio dello sguardo orizzontale. E la donna non è più stata quello che era.


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Thursday 6 July 2023

Power doesn't want you to remember

 




I've never thought the fight against power could be a fight against memory. 

Power deliberately brings lapses of memory by using media and propaganda.

"Allende's assassination quickly erased the memory of the Russian invasion of Bohemia, the bloody massacre in Bangladesh made Allende forget, the war in the Sinai desert stifled Bangladesh's tears, the Cambodian massacre made Sinai forget. and so on...until everyone completely forgets everything." (Milan Kundera - The Book of Laughter and Forgetting).

Many people fought and died for their country and their memory has gone lost or manipulated by the current Power that speaks on behalf of them who fought for something that really was the opposite of the new power that is now speaking in their name.

This is what we call, betrayal of memory.

I like thinking that the will of remembering is like being fond of your own destiny. Not forgetting is what gives you the strength and energy to go on with your ideas and to keep yourself firm in what you believe.

You don't give up because you remember, the memories you rely on are your fuel.

If you forget you are no longer a man, you are a shadow, or a sheep. Sheep are just a shadow that reminds humanity of the missed difference between a man and an animal.

What is in fact a man without memory? 

An animal.



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Saturday 1 July 2023

il metodo "sutor, ne ultra crepidam" degli storici universitari






La Croce, oltre ad essere simbolo della passione di Cristo, può essere simbolo di tante altre cose. Il suo essere considerata come la congiunzione del verticale all'orizzontale può far nascere molte riflessioni.

Per esempio, può essere vista anche come il simbolo della ricerca storica. Spesso storici di nome, e famosi, e pieni di vasta cultura, si muovono solo sul piano verticale, che è quello dell'ambito universitario a cui appartengono. Ovvero un metodo, sutor, ne ultra crepidam, che garantisce l'appartenenza ad un metodo orizzontale di vedere la realtà, in virtù della loro sottomissione preventiva a e accettazione della miopia del metodo, per cui concepiscono la realtà come fosse un organismo vivente indipendente dagli uomini che la producono e soprattutto la manipolano. 

Infatti molti storici universitari che parlano con dovizia di particolari, e in modo accattivante, degli "antichi", Tucidide, Platone, Cicerone, Cesare...cadono poi al momento che cessano di essere storici degli "antichi" per divenire interpreti della realtà contemporanea. E farebbero meglio a rimanere nel loro ambito sutor, ne ultra crepidam visto la pochezza delle argomentazioni spesso deludenti dal punto di vista intellettuale che riescono a proporre.

Mi sono non di rado chiesto perché. Finché una frase di un libero pensatore di Substack, un certo Mr. Raven, acuto e ficcante spesso nelle sue brevi ma illuminanti analisi, ni ha dato la risposta. Tutti questi storici di professione professori universitari stanno unilateralmete da una parte, quella dei vincitori, che la storia hanno scritto. i.e. manipolato:

If you find yourself on the winning side reconsider your life, the winners are usual assholes, and have left a trail of corpses behind them.

Gli storici di professione universitaria stanno sul piano facile della croce, quello orizzontale, e non se ne svincolano, non solo a causa delle prebende e degli onori ma anche per miopia epigeneticamente indotta: chi mente spudoratamente e di continuo finisce per credere alla menzogna che racconta, chi appartiene ad un sistema correlato e strettamente congiunto al proprio modus vivendi finisce per credere definitivamente a quel sistema, come unico e valido.

Chi cerca la verità, ovvero che le società cambiano non per spinte interne, ma per azioni manipolatrici e per interessi che spesso non sono solo economici ma anche di altro ordine [1], va oltre questa visione orizzontale e abbassa gli occhi immergendoli sotto la superficie, per poi portarli in alto rispetto al punto di congiunzione in cui si trova, illuminando ciò che ha visto in basso attraverso la luce che viene dall'alto. E scopre una verità diversa, scopre le vere manipolazioni che hanno prodotto le élite che da secoli pretendono di comandare il mondo.
QUI uno degli esempi più dirompenti rispetto ad una visione orizzontale che tutto il mondo ha sempre creduto come buona giusta e incontestabile; ma appena ti immergi in una considerazione verticale crolla tutto irrimediabilmente.

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[1] Sete di dominio, aderanza al male spirutalmente di matrice satanica - che sono, horribile dictu et auditu, i veri motivi che spingono le élite, che si arrogano il diritto di guidare il mondo, a cambiare la realtà - si veda, ad esempio, quanto è successo nella manipolazione della teologia e del rito cattolico e l'imposizione di un antipapa nella chiesa cattolica.


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About anxiety and dreaming spirits

Only dreaming spirits are anxious because they are full of Spirit. Are animals full of spirit? Are stupid people full of spirit? Children a...