Monday 31 July 2017

"Rugile" di Fabrizio Ulivieri, recensione: Sesso e Fisica contemporanea




Una segnalazione inglese ha paragonato quest'ultimo romanzo di Fabrizio Ulivieri alla celebre saga erotica ancora recente di James, Sfumature di Grigio, rosso, nero e magari – anche stucchevolmente - all'intera gamma cromatica.
Nessun purismo, certo pop ha dei significati o meglio significanti legittimi anche in letteratura, tuttavia, sia in certa parola erotica se non porne (alla greca per differenziare già la stessa danza di quel che l'autore stesso chiamerebbe particelle pensanti eccitanti) che altrove (certa fantascienza) possibile andare oltre nell'era dell'informatica e delle scienze contemporanee...vai alla recensione di Roby Guerra

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Sunday 30 July 2017

Parassiti (quarta parte) - Chi copre i jihadisti nel Regno Unito?



Farah aveva lasciato la famiglia, nel novembre 2013, a 19 anni. Viveva con i genitori in un quartiere periferico di Glasgow. Li aveva salutati dicendo che sarebbe andata a scuola e non era più tornata.
Quattro giorni più tardi aveva attraversato il confine con la Siria provenendo dalla Turchia.
Durante la sua permanenza in Siria aveva lavorato soprattutto sui social media all’indottrinamento esaltando l’ideologia del califfato e invitando ad attaccare l’occidente. Aveva postato foto AK-47 e esecuzioni capitali perpetrate dall’Isis.
“Seguite l’esempio dei vostri fratelli Woolwich, Texas, Boston ecc. Non abbiate timore Allah è sempre con i Credenti”
La famiglia leggendo quello che postava sui social aveva risposto con un post di orrore “Sei una disgrazia per la tua famiglia e la gente della Scozia. Se mai ci hai amato, ti preghiamo di fermarti.”.
Ma lei ormai faceva parte di un’altra famiglia e aveva dimenticato quella in cui era cresciuta naturalmente.

Nell’ultima telefonata a suo padre aveva detto:

- Voglio diventare una martire. Ti porterò in paradiso padre. Terrò la tua mano

Nella sua attività di indottrinamento era riuscita far entrare in Siria, sempre attraverso la Turchia, altre tre ragazze di Glasgow che frequentavano la sua stessa scuola facendo loro lasciare La famiglia come lei aveva fatto.
La cosa sorprendente era facilità con cui entravano in Turchia e da qui passavano in Siria.
La famiglia si era lamentata del comportamento delle autorità inglesi che avevano monitorato l’attività di Farah per mesi prima che scomparisse ma mai si erano curati di avvertire del pericolo di fuga della figlia. Erano rimasti completamente indifferenti alle vicende umane.
Si erano trincerati dietro ad un “No comment!” a causa di indagini in corso.

- Perché hai abbandonato la famiglia? – le chiese come se fosse una domanda inerente alle indagini
- Per amore di Allah. Abbandonare la famiglia che ti ha cresciuto ed amato è la cosa più orribile che     puoi fare ma lo puoi fare solo per amore di Allah. Nulla può farti tremare nell’amore di Allah. Un      genitore con poca fede in Allah mai potrà comprendere perché una loro figlia lasci una vita agiata  per andare in una nazione distrutta dalla guerra
- Perché le autorità secondo te non hanno mai avvertito la tua famiglia delle tue attività pro Daesh?
- Capitano, lei è un ingenuo
- Perché ingenuo?
- A loro fa comodo, non l’ha capito?
- A loro chi?
- Ma capitano che lavoro fa lei?

Il capitano pensò che stranamente finora non aveva ricevuto capi d’imputazione dalle autorità di Glasgow.
Che stranamente mai avevano impedito in qualche modo la sua attività di propaganda…era stata come dicono all'MI5, deprioritised?

Il capitano Petacchi era sorpreso dalla ragazza. L’avevano descritta come una sanguinaria invasata e si era ritrovato davanti una ragazzina piccola, magra e sottile, sebbene caparbia ostinata. L’unica cosa robusta del suo fisico erano i seni, duri e solidi come due meloni. Aveva occhi piccoli e sempre in movimento, non conoscevano pausa. Si guardavano sempre intorno alla ricerca di un pericolo. Aveva zigomi sporgenti come due lame. Non era bella e tuttavia attraente.

- E vero che hai avuto due chirurgie estetiche?
- Sì, e senza anestesia
- Com’è possibile senza anestesia?
- In Allah trovi la forza per resistere a ogni dolore
- E perché hai fatto questi interventi?
- Sono ritornata un paio di volte a Londra
- E non ti hanno riconosciuto
- No
- Com’è possibile? Non sembri molto diversa dalle foto originali
- Sì, il chirurgo mi ha solo modificato un po’ il mento ed il naso. E’ vero…
- Com’è possibile che non ti abbiano riconosciuto?
- In verità un poliziotto al controllo mi aveva riconosciuto
- Eh…?
- Ho dato a lui il numero di uno dell’MI5
- E che è successo?
- Lo ha chiamato…ci ha parlato e poi mi ha fatto passare
- Dovrei credere a una storia simile?
- Non mi interessa che lei ci creda. Scelga lei…ma le ripeto…Lei davvero è ingenuo o male informato

Saturday 29 July 2017

Amore šaltibarščiai e pomodori rossi: biografia di un amore dall'interno"


Non è molto diverso un amore felice da un’opera d’arte che incontri il successo. Gli ingredienti sono gli stessi più la stessa fortuna di incontrare il soggetto giusto che funzioni.... (da "Amore šaltibarščiai e pomodori rossi")

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Recensione a "Rugíle" su Recensionelibri



Il lettore sarà al fianco del protagonista provando un forte coinvolgimentoemotivo quando viene raccontata la sua malattia, la sua guarigione e tutte le conseguenze che quel tempo complicato ha lasciato sulla sua carne e sulla sua anima....vai alla recensione





Thursday 27 July 2017

IL sorriso della meretrice (Recensione di Matteo Gamba - Vanity Fair - Il diario di Adamo)


Ciao Matteo,
sono “una lettrice professionista”: faccio l’editor a Roma. Per il mio lavoro, mi sono imbattuta in un bel libro, un ebook: Il Sorriso Della Meretrice di Fabrizio Ulivieri. Parla di sesso (ma non solo di questo). E lo racconta in termini diversi da come ne parlano altri romanzi, anche famosi bestseller. Per questo volevo parlartene, visto che ti capita di affrontare anche questi temi, senza tabù, sul tuo blog.
Si tratta di un viaggio nel sesso come salvezza e redenzione da un mondo in crisi, attorno a cui la vita si organizza, si costruisce....vai a Vanity Fair - Il diario di Adamo

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Rugìle (nuova recensione su "Libro Cafè")







Storie d'amore, di sesso senza tabù e di passione; storie raccontate alla fine di una vita con la lucidità di chi non ha più nulla da perdere. Il racconto di un uomo che vive rapporti intensi e logoranti, interrogativi sul senso stesso dell'esistenza che non è mai quello che appare in superficie, sempre più profondo, che non si vede ma prepara e organizza la realtà di personaggi ai limiti del normale che vivono di soli amori malati, passioni e istinti. L'istinto è il vero protagonista di questo romanzo; l'istinto che di primo acchito non è spiegabile, non si riduce a nulla di razionale, tuttavia ha una sua spiegazione che va oltre il mondo in cui viviamo, che fa parte di più universi e si origina dall'infinitamente piccolo...vai a "Libro Cafè"

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Rugìle

Tuesday 25 July 2017

Da "Cecilia" (un'aliena a Firenze)



...Qui la gente viveva per strada. Si camminava a piedi per raggiungere qualsiasi punto della città. Nel centro non c’erano macchine. Se stavi in casa con le finestre aperte sentivi i vicini parlare dall’appartamento accanto, alla notte percepivi i passi sul lastricato dei pedoni e le urla di giovani che avevano alzato il gomito…qui la vita si muoveva nell’aria e nel sole che ti baciava la pelle…
Da quando le avevano chiesto di trasferirsi a Firenze la sua vita aveva cominciato a cambiare.
Non sapeva come, ma stava cambiando. Era felice e piú rilassata allo stesso tempo, inquieta però. Aveva un compito da svolgere qui. Era qualcosa di nuovo e non sapeva come. Studiava gli esseri di questa città. Li osservava. Li analizzava e li scannerizzava. Ne rubava i dati e li memorizzava. Aveva una capacità di memorizzazione eccezionale. Fuori dal comune. Il suo IQ era uno dei piú elevati della razza a cui apparteneva.
Poteva leggere la digitazione di un PIN da lontano ed alla rovescia. Le bastava puntare con gli occhi qualsiasi documento e subito poteva visualizzarlo in modo da ricordarlo.

A Firenze i sapori erano diversi. La lingua. Il modo di parlare. Gli odori per la strada. Ogni città ha i suoi odori, quasi avesse una vita a prescindere da chi la popola e l’abita. Qui parlavano soprattutto con le mani e con il corpo. Linguaggio dei gesti lo chiamavano...

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Sunday 23 July 2017

Parassiti (terza parte) - La soffiata



La soffiata

Come fosse arrivata la soffiata non lo aveva saputo. Tuttavia un’idea ce l’aveva. Qualcosa che voleva inceppare i rapporti fra l’Isis e chi li sosteneva. Infatti il carico partito da New Delhi, era stato venduto a un importatore che era basato a Dubai, che lo aveva spedito dall’India a Sri Lanka. Era un Business da 75 milioni di euro, ogni pillola sarebbe stata rivenduta a 2 euro l’una ai combattenti.
A Sri Lanka erano scomparsi i documenti di accompagnamento del carico consegnati alla partenza. Da lì aveva fatto rotta verso Livorno. Mentre era in navigazione verso l’Italia era arrivata la soffiata.

- Comandante Petacchi se ne dovrà occupare lei insieme ai colleghi della Guardia di Finanza. Questo è un carico destinato ai combattenti dell’Isis di Tobruk. I colleghi della Finanza si occuperanno del carico e delle ispezioni. Lei deve occuparsi di cercare le connessioni con basisti italiani, cellule dormienti… in Francia e in Grecia ne hanno rinvenute grandi quantità in alcuni covi…sarà compito suo rintracciarne sul territorio toscano…Lei ha modi bruschi, duri, ma effettivi. Credo che Lei sia l’uomo adatto. Anche per via della sua lunga esperienza nella lotta al contrabbando di stupefacenti e lotta al terrorismo sempre più interconnessi…

Con queste parole il colonnello Lorenzini lo aveva informato riguardo al suo nuovo incarico.

Fece una cosa che non aveva mai fatto, durante il sequestro al porto di Livorno. Sottrasse una scatola di Tramadol dal carico e se la mise in tasca. Il Tramadol è un oppiode per il dolore, un painkiller. I combattenti dell’Isis lo prendono perché è un implementatore di energia, dà euforia e migliora le prestazioni sessuali. Lo usano come il Captagon o il Contramal perché combatte la paura e la stanchezza e li rende invincibili nel combattimento.

- Scusatemi un attimo – disse ai colleghi e si recò in bagno. Appena chiusa la porta principiò a orinare aprì la scatola del Tramadol e ne inghiottì un paio

La sera tornò a casa, si tolse la divisa si vestì di abiti civili e corse a fottere una puttana cinese in un centro massaggi.

- Vacca, troia! Godi vacca di merda – le urlava in faccia mentre la fotteva con violenza

Provò voglia di darle un pugno sul naso ma riuscì a trattenersi. Si limitò solo ad offese verbali di cui poi si scusò con se stesso per l’effetto Tramadol.
Ma funzionava, oh sì che funzionava.
Poteva ora immaginarsi lo stato di pazzia in cui collassavano i guerriglieri dell’Isis sotto l’azione di quelle pasticche.

- Deve capire capitano - aveva continuato il Colonnello Lorenzini - che l’Isis gestisce uno dei più grandi traffici di droga del mondo, pari ai cartelli del Messico o della Colombia…

Il capitano aveva imparato a non fidarsi nessuno, tantomeno dei superiori. Si tenne la sua opinione e non batté ciglio.
La sua convinzione era che fosse disinformazione. Si voleva trasformare l’Isis in un nuovo cartello del commercio della droga ma lui aveva seri dubbi.
Sono più certi Stati che lasciano fare o sono talmente corrotti da permettere l’economia della droga e proteggere chi la controlla. Gli stati in buona parte vivono di quella economia. Se venisse completamente eradicata, crollerebbero.
Fu allora in una di quelle lunghe indagini alla ricerca di stupefacenti in mano ai terroristi e controlli di mesi di conversazioni telefoniche che sentì la sua voce.

…lavorare in rete, sui social media, è Jihad. E’ niente di meno di quello che fanno nei campi di battaglia in Siria, con il permesso di Allah…accompagnarsi ai Kafir (i miscredenti) è peccato. La miglior bevanda per noi è il sangue dei Kafir.

Era inespressiva, come teleguidata. Come parlasse ripetendo un mantra. Tuttavia quella voce la attrasse. Forse “attrarre” non era la parola corretta. Si sentì, per essere più preciso, spinto quasi contro la sua volontà verso quella voce
…voglio guadagnarmi il paradiso con il sangue dei miscredenti… furono le ultime parole che chiusero la conversazione fra lei e l’altro interlocutore, per il momento ancora sconosciuto.
Volevano farsi esplodere su Ponte Vecchio.
Sapevano dove lavorava. In un ristorante del centro, non molto distante da Ponte Vecchio.
Era rientrata da poco dalla Siria, dove aveva combattuto per l’ISIS. Probabilmente l’avevano inviata in Italia con questo proposito. Raramente le donne vengono lasciate libere di andarsene dal gruppo armato.

- Capitano che facciamo? Interveniamo?
- Sì, non perdiamo più tempo

Da tempo, sotto un falso profilo, Farah Rahman svolgeva un’attività frenetica su Facebook e Instagram di incitamento all’odio verso i Kafir. Ultimamente su Facebook aveva scritto “Chi combatte sulle strade di Allah e viene ucciso è martire o trionfa”.
Su Instagram aveva postato delle foto di cadaveri e rivolgendosi ai musulmani moderati d’Europa aveva scritto: “I musulmani vengono torturati e uccisi in tutto il mondo e in una moschea di Londra fanno un minuto di silenzio per gli attentati!”.
In contemporanea sotto la frase ripetuta “Onore ai martiri” aveva fatto passare su Facebook video propagandistici per entrare nel Daesh e combattere a loro fianco.
Forse droghe non ne usavano ma erano pericolosi, non si poteva più aspettare. Se si fossero fatti esplodere su ponte vecchio sarebbe stata una carneficina e un disastro per il patrimonio storico.


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Il sorriso della meretrice


Saturday 22 July 2017

Parassiti (seconda parte) - L'iniziazione

Firenze abitazione privata ore 8



Davanti allo specchio si osserva il volto. Non notava alcunché di scomposto, di alterato o mutato.
Non avrebbe dovuto preoccuparsi se non che lui non era lui. Era solo una sensazione. Nulla di più. Una sensazione leggera, impercettibile, eppure presente ma che sicuramente sarebbe presto passata dal momento che non riscontrava nulla che non fosse quello di sempre in sé stesso.
Quel se stesso che l’aveva accompagnato fin da piccolo, fino all’entrata nell’arma dei carabinieri spinto da una sete di giustizia che era stata la fede di tutta la vita ma ora, come un prete che vacillasse, cominciava a sentirla venir meno e cominciava ad avere paura di perderla.
Per quella fede aveva rinunciato alla famiglia, non si era mai sposato. L’Arma era stata la sua unica famiglia. Un’altra non avrebbe potuto permettersela. Quella fede gli aveva fatto fare tutto in fretta. Aveva odiato essere un bambino per diventare adulto prima del tempo.

Era stata la vista, al quartiere Zen dove era cresciuto, di certi tipi che camminavano mezzo metro da terra con lo sguardo tronfio e sprezzante, intoccabili e prepotenti a fargli ribollire il sangue. Erano i “mafiosi” che tutti conoscevano ma di cui nessuno parlava. Nessuno poteva parlarne.
Lui non voleva appartenere a una delle tante insulae (blocchi abitativi) che compongono il quartiere voleva appartenere alla città tutta, al mondo intero.
Per questo affrontava la vita a testa alta e in modo sfrontato.
Ma con loro si era confrontato fin da bambino. Una voce dentro gli diceva di conoscerli

- Se li conoscerai li combatterai meglio

Così aveva finto di essere come loro. Aveva accettato le loro prove di coraggio.
Una volta aveva accettato di andare in uno dei tanti appartamenti che si sapevano appartenere a loro ma che nessuno mai avrebbe detto che erano di loro.

Al buio debolmente illuminati da una lampadina che pendeva dal soffitto scrostato uno chiamato “il padrino” si avvicinò al gruppo di ragazzi che lo aveva accompagnato.

- Ecco padrino è lui – disse il più grande che era già stato iniziato

Il padrino lo guardò con lo sguardo tipico di tutti loro.

Ti avverto… hai ancora la possibilità di tornare indietro, dopo sarà troppo tardi …

- Voglio - rispose

- Bene allora . Sappi che noi siamo un’ antichissima organizzazione che risale alla notte dei tempi , le nostre regole sono ferree, guai a chi le infrange! Uno di noi mai toccherà le donne di altri uomini d’ onore. Il nostro, il tuo comportamento sarà sempre improntato a serietà e rispetto. Non parlerai mai di Cosa Nostra davanti a estranei. Cosa Nostra non esiste. Mai dirai la tua qualifica. Lo accetti?

- Lo accetto

Il padrino prese un pacchetto di immagini sacre, un coltello e una scatola di fiammiferi.

- Vieni qua ragazzo

Si avvicinò.

Il padrino gli mise in una mano un santino con un’immagine dell’ Annunciazione.

Con un gesto deciso gli incise con il coltello il polpastrello dell’indice e gli fece colare il sangue sull’ immagine sacra, Che poi gli lasciò nelle mani.

Poi disse:

- Non dovrai mai tradire i nostri segreti. Si entra in Cosa Nostra con il sangue e se ne esce solo attraverso il sangue.”

Dopo queste parole il padrino diede fuoco all’ immagine sacra che lui teneva in mano. Lui dominò il dolore della fiamma che gli bruciava la carne.

- Ripeti con me ragazzo: giuro di non tradire mai i comandamenti di Cosa Nostra. Se mai dovessi tradirli, che le mie carni brucino come quest’ immagine santa. Noi siamo una sola e medesima cosa. La nostra cosa. Cosa Nostra!

- Giuro di non tradire mai i comandamenti di Cosa Nostra. Se mai dovessi tradirli, che le mie carni brucino come quest’ immagine santa. Noi siamo una sola e medesima cosa. La nostra cosa. Cosa Nostra!

Quando suo nonno gli vide la mano bruciata scosse la testa in segno di disapprovazione.

- Picciriddu che hai fatto? C’è un solo modo per diventare un uomo e non è quello…

Che volesse dire il nonno lo capì la prima volta a un campo di addestramento del Battaglione Tuscania, a Livorno, quando si apprestava a saltare da una torre di venti metri.
Un uomo è solo colui che sa dominare la paura, non colui che pensa di non avere paura.


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Friday 21 July 2017

"Amore šaltibarščiai e pomodori rossi" è su Amazon in formato ebook






E' la storia dell'amore di Austėja. Di Vilnius, dell'indipendenza della Lituania e del suo amore per l'Italia.
Un amore totale.
Ma cos'è l'amore? si interroga l'autore in questo libro

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Sunday 16 July 2017

Amore šaltibarščiai e pomodori rossi: biografia di un amore dall'interno - (I puntata)


Da oggi RI-Inizio a pubblicare a brevi puntate il mio romanzo finora inedito, Amore šaltibarščiai e pomodori rossi, CHE AVEVO SOSPESO DI PUBBLICARE PER MOTIVI IMMINENTEMENTE EDITORIALI.

 I motivi per cui resti ancora inedito sono misteriosi come misterioso e incomprensibile è il mondo dell'editoria più vicina per la sua struttura al mondo dei derivati e swaps bancari e delle bolle immobiliari che a quello della letteratura.
Voglio comunque che i miei "venticinque lettori" di manzoniana memoria non siano privati di questo romanzo corto ma profondo e leggero allo stesso tempo. Delicato è profondo come l'animo di Austėja l'eroina del romanzo.
La foto che ci accompagnerà in questo viaggio è di Antanas Sutksus, il più grande fotografo lituano. In questa foto la modella, Marija Stankutė, ci mostra una bellezza lituana, profonda e penetrante, come quella di Austėja. Foto di recente produzione per la collezione primavera/esteate di Aleksandras Pogrebnojus.
Buona lettura.


Un livre est le produit d'un autre moi que celui
que nous manifestons dans nos habitudes, dans la société, dans nos vices
(Proust)





La Menzogna

E’ quasi uno stato naturale che l’amore provochi un cambiamento di vita, e nessuno lo questiona.
Ciò che è meno naturale invece è che una città o una terra possano cambiarti la vita. Mi riferisco a una città e a una terra che neppure ami troppo, o troppo ne sei invaghito. Vi finisci spinto dagli eventi della vita e scopri un altro universo distinto da quello dove avevi finora vissuto.
Certo nel contesto della città va collocato un amore, senza un amore che si fosse preventivamente situato all’interno della città non avrei provato l’attrazione che mi ha fatto muovere a Vilnius.
Non sarei stato pronto a cercare di capire questa città, a volerne conoscere la cultura, il suo passato e la sua lingua.

- Non sarei mai venuto a Vilnius se non avessi conosciuto te – le dissi

Il mio amore mi guardò. Ed era sicura che fosse vero.
Lei non amava la sua terra. Diceva che in Lituania si viveva male. Si guadagnava poco. Nessuno sorrideva. Lo Stato non aiutava la gente. La popolazione era diminuita e scesa sotto i tre milioni.
Tutti emigravano.
Anche lei voleva emigrare.
Perché? Mi chiesi.
Perché non amava la sua terra?

In quei giorni mi era capitato di leggere La congiura lituana, di Galina Sapozhnikova, una giornalista russa.
Avevo fatto quella lettura nei giorni che stavo ricercando materiale per scrivere un libro sull’unificazione d’Italia e venivo da un periodo di letture sulla meccanica quantistica.

In virtù di questo percorso parallelo mi ero reso conto che per gli Stati dovesse esserci come una funzione d’onda all’interno della quale erano contenute tutte le possibilità di fondazione, in cui il fine seguiva un infinito numero di direzioni per muoversi da un punto A verso un punto B senza necessariamente seguire una linea retta, con accelerazioni e frenate improvvise.
Nella presa di atto di questa funzione d’onda vi era una costante che pareva ripetersi, ed era la menzogna. Una menzogna poteva essere sola o essere accompagnata da altre menzogne.
La menzogna era probabilisticamente dovunque ed in nessun luogo identificabile.
Il libro della Sapozhnikova indagava la posizione della menzogna nella fondazione dello stato lituano.
Riprendeva una tesi che subito affiorò nel 1991 alla torre di Vilnius, dove furono uccise 14 persone.
Si disse, come fosse naturale (ma non lo era), che a sparare e a uccidere fossero stati i soldati sovietici del gruppo Alpha.
In realtà alle spalle stava una macchinazione, una preparazione, un’organizzazione di quella giornata che partiva da Mosca per finire a Vilnius.
A sparare sulla folla, secondo la Sapozhnikova, non furono quelli del gruppo Alpha ma dei (para)militari lituani che spararono su lituani.

Saviškiai šaudė ᶖ savus” (I nostri spararono sui nostri) come avrebbe sostenuto Algirdas Paleckis molto più tardi.
Eppure tutta la macchina organizzativa guidata in primis da Vytautas Landsbergis (sempre secondo la Sapozhnikova) riuscì a dare una versione dei fatti, già preparata a tavolino, per cui si fu abili ad occultare, da allora, quella che sembrava essere la verità proposta.
Senza voler scendere nel merito della questione (verità/non verità) mi intrigava la tesi della Sapozhnikova dal momento che mi trovavo a cospetto con la menzogna.

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Tuesday 11 July 2017

On my next book: Parasites



When we think of parasites we think of bacteria or unicellular animals, or worms or other small-sized entities that inhabit bodies and exploit their resources to live or reproduce themselves.

Parasites are also this but not only this they are beliefs too, ideas, memes...that obstruct the proper functioning of a free mind, since they are by-products that evolve and spread, like viruses, using humans to propagate themselves for their own benefit and to the detriment of the people they inflict that push them in one direction instead of than in another.

How does globalization affect individuals? What choices do they have to make? Can individuals be simultaneously affected by real parasites (bacteria) and and mind-viruses? And what are consequences of this double imposition?


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Monday 10 July 2017

Parassiti - l'africano






Firenze, abitazione privata ore 7,30 del mattino

Si alzò fece qualche passo. Andò in bagno. Aveva dolore all'intestino. Ma quello era ormai normale da qualche tempo.

Si sedé sulla tazza. Cercò di defecare per liberarsi del male.

Sembrava una mattina come tante altre. Una delle tante mattine che si era seduto sul water cercando di liberarsi del male.
Ma non lo era.
Si sentiva come abitato.
Sorrise a questo pensiero.
Abitato da chi? Da che?
Eppure quella era la sensazione.
Che strano andare a letto in un modo e alzarsi e sentirsi mutato.
Mutato, era quella la parola corretta?
- Non lo so - si trovò a dire a voce alta - ma mi sembra
Che poteva essergli accaduto in una notte. Forse doveva ripensare al giorno precedente, a quello che aveva bevuto, mangiato.
Forse in quell'analisi avrebbe potuto trovare una spiegazione a quello che gli pareva ora un mutamento.

Forse era stato quell'africano.



Bergamo aeroporto di Orio al Serio


- Si avvicini per favore. Documenti per favore
L’africano si avvicinò ed estrasse il passaporto.
Il finanziere prese il passaporto e cominciò a osservarlo. Con la coda dell’occhio guardò il capitano dei carabinieri che gli stava di fronte.
Il capitano capì. E si allontano verso la stanza dei controlli.
Il finanziere fece cenno ad un collega di prendere il suo posto e si diresse verso il capitano.
- Capitano per me questo ce l’ha
- Che te lo fa pensare? – domandò il capitano ma già il fatto che i colleghi dell’FBI avessero comunicato che aveva comprato un biglietto all’ultimo minuto e pagato in contanti lo aveva reso sospettoso. Era un soggetto probabile.
E poi il suo abbigliamento. Indossava un cappellino rosso e una cravatta rossa e faceva finta di leggere una bibbia che ostentava in modo troppo evidente. Segnali per qualcuno che lo aspettava fuori, agli arrivi e che doveva riconoscerlo per accompagnarlo da qualche parte
- Per me è un ovulatore capitano – i cani non avevano rilevato nulla ma il passaporto dell’africano era troppo strano. Tanti visti da paesi considerati a rischio. E questo volo partito da Laos, via Istanbul, poi Atene per Orio al Serio. Un volo strano
Il capitano e il finanziere ritornarono dall’uomo sorvegliato a vista dal collega.
- Per favore può aprire la valigia? – chiese il finanziere
L’africano non rispose. Si limitò a porgere la chiave.
Il finanziere l’aprì e iniziò l’ispezione.
L’ispezione non diede nessun risultato.
- Dove ha comprato questa bottiglia di Whiskey?
- A Atene – rispose l’africano
- Ci segua
Il finanziere guardò il capitano dei carabinieri.
- Proceda – disse il capitano
Il finanziere aprì la bottiglia, mise del liquore in una provetta. Negativo. Non c’era cocaina sciolta nel liquore.
- Capitano questo è un ovulatore, mandiamolo a visita.
- Ci segua – profferì il capitano all’africano – la portaimo alla visita
Il finanziere sui avvicinò all’uomo per accompagnarlo ma l’africano si divincolò e tentò la fuga
Il capitano lo placcò ma il negro lo morse ad una guancia. Il capitano tuttavia non mollò la presa nonostante il dolore.


Firenze abitazione privata ore 8

Davanti allo specchio si osserva il volto. Non notava alcunché di scomposto, di alterato o mutato.
Non avrebbe dovuto preoccuparsi se non che lui non era lui. Era solo una sensazione. Nulla di più. Una sensazione leggera, impercettibile, eppure presente ma che sicuramente sarebbe presto passata dal momento che non riscontrava nulla che non fosse quello di sempre in sé stesso.

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Wednesday 5 July 2017

The art of writing two books at the same time



One of the most common mantra of writers is that when you work on a text you can not deal with another text.
Partially it is true. Partially not.

To bring to completion a text obviously you must work almost exclusively on it but during its writing you can put it aside and work on another novel/tale that the text you decided to leave for a while inspired you to develop.

This exercise leads you to broaden the horizons of your writing and story, takes you to improve your style reciprocally. Finally you will write two different books but with many points in common.

This happened to me when I was writing "Rugile" that I interrupted several times to write "The smile of the Harlot".

The two books are therefore connected, and as I have already said they are a saga of love with two different depths: bacterial love in "The smile of the Harlot" quantum love in "Rugile"






Aboding monsters

being by faith forgotten being in sin befallen the same man has gotten from innocence swollen raised and delv'd his night high monsters ...