Tuesday 30 April 2019

Die Frau (aus dem Roman "Vilniaus Pokeris" von Ričardas Gavelis)




Ich bemerkte, dass sein Mantel abgenutzt (sehr abgenutzt war). Zweifellos war ihre normale Spielfigur, eine Disa ohne Namen. Plötzlich riss sie sich auf, beinahe seine Ketten los und sprang mit überraschender Beweglichkeit in einen Oberleitungsbus.
Es war sinnlos, sie zu verfolgen (es gibt nie einen Sinn).
Vielleicht sah ich sie kurz an - eine schwarze Limousine war wieder sehr nah.
Als ob nichts passiert wäre, schoss sie mit einem dumpfen Summen seinen Bauch zu Boden. Das Heckfenster des Autos war mit einem leicht grünlichen Vorhang bedeckt. Was brauchten sie, um sich zu decken? Ich wusste sehr wohl, was ich gesehen hätte, wenn der grünliche Vorhang nicht dort gewesen wäre. Zwei oder drei pummelige Gesichter, ausdruckslose Augen.
Die Vögel tauchten erst wieder auf, als ich die Bibliothek erreichte. Auf der Säule, auf der die Ansagen angebracht waren, saßen zwei dumme Tauben.
Sie haben kaum die Passanten gesehen. Nur manchmal. Ohne den Kopf zu bewegen, kreisten die verrückten Augen. Sie konnten weder fliegen noch gehen. Sie standen auf dem grauen Beton und hockten auf den Füßen mit drei Fingern, fast schon verhext.
Uralte Herrscherin der geflügelten Wesen, Führerin von Tausenden von Herden, gib mir all diese Verstecken des dichten Busches, wirf den Wollknäuel vor den Mensch, der sucht, der den Spuren folgt, in das Auge des Tages und ins Mondlicht führt vorwärts, zeig dem Weg zu dem Mann, der ihn ignoriert!
Er wartete auf mich im Flur der Bibliothek. Ich sage "ich", weil es manchmal so aussieht, als ob auf der Welt alles für mich geschieht.
Schmutziges Wasser regnet für mich, die gelblichen Lichter der Fenster leuchten für mich, bleierne Wolken gleiten über mich.
Es war, als würde ich auf eine weichee Membran laufen, die unter meinen Füßen sank und wie ein Trichter mit steilen Wänden wurde, an deren Ende ich stehen bleibe und alle Ereignisse, Bilder und Worte über mich rollen.
Sie klammerten sich an mich, jede drängte, vor allem ihre Bedeutung durchzusetzen, dass es vielleicht nur angeblich war. Andererseits kann alles von unermesslicher Bedeutung sein. Sie wartet fast sicher nicht auf mich, sondern auf ihr Godot, ein kleines, hübsches Nichts. Ich kann jetzt die unterscheiden, auf die Sie warten. Sie ist immer am Fenster, sie wartet und sie raucht, mit der Zigarette zwischen ihren Fingern, dünn und nervös. Vielleicht hat dieser Godot dieselbe Farbe wie die graue und bläuliche Farbe der Sonne, die hinter dem Fenster scheint, dieselbe Farbe wie der Rauch ihrer Zigarette. Oder war vielleicht jener Godot am Ende “ich”, der im glatten-Wänden -Boden des Trichters verheddert war, besessen von traumähnlichen Vögeln, die auftauchten und verschwanden, und die staubige Dämmerung der Bibliothek peitschten?


Sunday 28 April 2019

Sentirsi estensione di una mente che morendo cerca di connettersi a un’altra



Foto via 06Blog


Il testo è una parte di "Il giorno che l'Italia morì". L'intero testo è leggibile su Academia; https://www.academia.edu/42083218/Il_giorno_che_lItalia_mor%C3%AD


“Dico io, perché a volte sembra che nel mondo tutto accada per me
(Ričardas Gavelis – Poker a Vilnius) 

E' la teoria del mondo di mezzo, compa'. Ce stanno i vivi sopra i morti sotto e nel mezzo ce stamo noi...Il mondo di mezzo è il mondo dove tutti si incontrano. E tu dici, come cazzo è possibile che quello...che ne so...un mondo dove può essere che io domani sto a cena con Berlusconi è un mondo dove si incontrano le persone per una questione di merito. Perché le persone del soprammondo anche loro c'hanno interesse che quelli del sottomondo gli fanno delle cose, che nessuno può fare...e tutto si mischia...e tu dici, che cazzo c'avete i progetti? Perché voi c'avete i progetti, perché voi siete la politica...teneteci presenti nei progetti che c'avete. Che te serve? Che cosa posso fare per te? che te serve? Movimento terra? Che te serve? Che t'attacco i manifesti? Che te pulisco il culo? Ecco, te lo faccio io. perché se poi vengo a sape' che te lo fai fa' a un altro, è una cosa sgradevole...

Il giornalista aveva mostrato il video, una ricostruzione con attori di una intercettazione fatta dai carabinieri a uno dei “Quattro Re di Roma” come li aveva definiti il suo giornale nella copertina.
Faceva il giornalista era ovvio, riportava notizie. Era ovvio. Era il suo lavoro.
L’altro era un criminale, violento. Era ovvio.
Eppure quel giornalista non gli piaceva. Avea un’aria prefabbricata, simulata. Antipatica.
Indossava una maglietta sotto la giacca, con una scritta “Il Cecato [il soprannome del malavitoso] la vede la mafia a Roma”. Al polso destro portava un braccialetto rosso da frikkettone.
Ma perché quella acrimonia contro il criminale? – si chiese.
Era chiaro che un criminale è un crimale. E questo era forse uno dei peggiori. Ma quel giornalista puzzava di fake lontano un chilometro. E questo non gli piaceva. Era come se quell’aria falsa fosse il viatico che accompagnava il senso della sua lotta alla mafia, che professava come suo scopo principale, accusando la gente di Roma di non voler vedere il marcio che aveva sotto gli occhi e quel viatico gli servisse per incitare all’assoluzione della classe dei giornalisti dall’evidente scadimento in cui versava.
Il criminale era certamente sgradevole, come appariva in una intercettazione, dove manifestava tutta la sua rabbia.
Per mostrane la virulenza fece vedere, durante la conferenza, un video, divenuto virale, del crimanale che intimidava un impiegato della compagnia telefonica che tardava nell’allacciamento dellla linea telefonica, con il chiaro intento di affermarne l’animalità. Che vi era. Ed era indiscuttibile.

Aho aho… senti…ascolta a me. Io me chiamo Massimo Carminati. Segnatelo questo nome: Massimo Carminati! Segnatelo! Capito? Segnatelo! Io sono quello che abita là. Se mi venite a fare questo impianto bene. Se no, non me ne frega un cazzo di niente! Capito? Me chiamo Massimo Carminati. Segnatelo! Così vai su internet e vedi chi sono io! Segnati 'sto nome! Ascolta me! Segnati 'sto nome! Così vai su internet e vedi chi cazzo sono io! Se non m’attaccate il telefono entro domani a me non me ne frega un cazzo…poi vengo a cerca' te!

Ma il giornalista sembrava eterodiretto. Sembrava che recitasse un copione. Seguisse uno schema. Magari in modo spontaneo al sessanta per cento. Ma il resto stonava.
In un'altra trasmissione, in uno scontro in TV con Alemanno, indagato per Mafia Capitale - “Lei che è il grande esperto di mafia capitale si informi” gli aveva detto l’ex sindaco a proposito di un capo d’accusa nei suoi confronti decaduto, a fronte di un untuoso tentativo di conciliazione fra le due parti provato dal giornalista.
Anche questo adombrava una realtà elaborata dietro la facciata, che non appariva in TV. E tuttavia vi era.

“Vorrei rispondere a una cosa che ho sentito prima, che a Roma c’è la mafia, che Buzzi sarebbe un mafioso…Io La invito a trovarmi un solo episodio di minaccia che abbia contraddistinto l’attività imprenditoriale di Salvatore Buzzi…La invito a trovarmi un atto dove è intervenuto Carminati nella giunta di Alemanno, dove, tramite Carminati, è riuscito a ottenere un risultato positivo. In Ente Euro eveva dei debiti milionari…le cooperative di Buzzi avevano tanti crediti nei confronti delle municipalizzate. Non sono mai riuscite a riscuotere questi crediti colle vie legali, neanche con gli avvocati…si è rivolto a Carminati…qual è la fine di questa storia? Che Buzzi i soldi non li ha avuti neanche in questo modo, neanche con l’intervento di Carminati e ha dovuto accettare una transazione giugulatoria, dovendo rinunziare a gran parte del credito…”


Fu l’osservazione dell’avvocato di Buzzi, all’insistere sul fatto che a Roma ci fosse la mafia.
Era ispirato quel giornalista, senza volere fare sconto ai criminali, quel giornalista era però ispirato nel voler passare una tesi che si basava solo sull’atteggiamento mafioso di Carminati.
Ma l’accusa di mafia nella sentenza del processo decadde nei confronti di Carminati, l’unico al 41bis.

Silvano era ormai fuori da questi giochi. Guardava la tv ma pareva che non la vedesse. Guardava e non aveva reazioni.
Roma non lo toccava. Eppure vi aveva lavorato gran parte della sua vita.
Come se Roma, non fosse che un nome.
Aveva abdicato. Stava ai margini e non più al centro. La mente si disconnetteva. Si perdeva. Non aveva più energia. L’energia si era persa. La mente si era raffreddata. Stava per giungere al punto in cui avrebbe finito il movimento in avanti, di espansione all’infinito. Ma prima di spengersi, prima di raffreddarsi completamente, aveva trasmesso tutta l’informazione nei mesi passati, nei rari momenti di intermittenza della propria lucidità.
L’informazione non si perde, i bits sono indistruttibili. E il disordine entropico che proveniva da quel cervello, aveva da qualche parte trasportato quella informazione. L’aveva codificata da qualche altra parte.

Fabrizio quel giornalista di primo acchito l’aveva rifiutato. Non gli piaceva.
In quegli ultimi anni di convivenza con i genitori seminfermi, con il padre soprattutto, aveva scoperto un nuovo lato di se stesso.
E chi aveva quell’aria, chi portava quei segni inconfondibili della falsità piegata a motivi ideologici, chi voleva ad ogni modo sbandierare la purezza morale del proprio operato, come l’unica che andasse accettata e promossa, istintivamente lo rifiutava.
Vi era un’affettazione in quel modo di proporsi che lo urtava. E subito era portato a schierarsi con chi invece facesse dell’immediatezza, del proprio disperato modo di vivere, l’unica faccia che aveva da proporre a questo mondo. Anche se era una faccia sbagliata.
L’Italia aveva perso l’onore per troppi di questi mestatori lobbisti. Avevano responsabilità loro se l’Italia era una colonia e non un paese sovrano.
Di questo, negli ultimi tempi, ne era sempre più convinto.

Tuesday 9 April 2019

Loris



Photo Živilė Abrutytė

Jahrelang Loris hatte versuchte, sich unauffällig zu halten. Das Schweigen war seine Wahl gewesen.
Schwer zu verstehen, dieses Schweigen, diese Wahl.
Sicherlich war die Wahl eines Menschen, der eine Meinungsverschiedenheit ausdrücken wollte.
Eine Meinungsverschiedenheit mit seinem Vater vor allem und mit seiner Mutter und seinem Bruder.
Ein würdevolle Meinungsverschiedenheit, die mit Benehmen aufrechterhalten war. Das hielt ihn von seiner Herkunftsfamilie und den Folgen von ihr fern.
Ein vorwegnehmende Meinungsverschiedenheit, die schien fast zu ahnen, was nach dem Ende gewesen wäre. Was immer das Vergessen betrifft. Von allen vergessen zu sein, abgesehen von den Sturköpfigen, die sich darauf verteifen, sich erinnern zu wollen.
In gewisser Weise stellte er dar, was das Ende gewesen wäre. Und er wusste, dass das Vergessen das Ende aller Ereignisse sein würde.
Vergessenheit ähnelt einem neotenischen Prozess, der letztlich behält, was von Anfang an im Individuum war. Was geboren wurde aus dem Vergessen kehrt zum Vergessen zurück.
Loris spürte mehr als andere die Stärke dieses neotenischen Prozesses. Ein Faden dehnte sich von Anfang bis Ende aus, ein Faden wurde induziert und konnte nicht gebrochen werden.

- Dein Bruder ist geheim. Er schweigt. Hört er zu, aber sagt er niemals, was er denkt. - Sabatina wiederholt oft zu Giacomo.

Und es war wahr. Loris schwieg. Er hörte zu und schwieg doch.
Und diese Stille hat Sabatina verwirrt. Die, die so gerne mit ihm reden wollte, sprach er allerdings weder mit ihr noch mit anderen.
Am Ende begann sie einen ihrer endlosen Monologe. Es war derselbe Monolog, den sie ihm schon beim letzten Mal wiederholt hatte, und das war derselbe, den sie vor dem letzten Male viele andere Male angerichtet hatte.
Loris saß unerschütterlich und stoisch vor ihr und hörte zu und sagte nichts. Hin und wieder fuhr er mit einer Hand über sein Haar oder strich sich seinen Bart.
Er nickte mit dem Kopf.
Nach maximal zwanzig Minuten stand er auf, küsste sie, umarmte sie und begrüßte sie.

- Wann kommst du zurück? - dies war die unvermeidliche Frage von Sabatina.
- Ich weiß es nicht - antwortete er - Nächste Woche. Vielleicht. Aber ich weiß nicht wann.

Loris schien eine Domestizierung erlitten zu haben, zur Unempfindlichkeit und Selbstkontrolle.
Giacomo, der das Gegenteil von Loris war, empfand jedoch eine Bewunderung für sein Verhalten gegenüber des Verlaufs des chromosomalen Verhaltens der Familie.
Und es war wahrscheinlich eine Domestizierung (eine Narrative), die vor langer Zeit begann.
Giacomo erinnerte sich tatsächlich an einen anderen Loris als sie Kinder waren. Ein Loris, vielleicht schüchtern, zurückhaltend, aber gesprächig, willensfreudig. Und vor allem Loris Loris gut.
Ehrlich gesagt, glaubte Giacomo in seinem Herzen noch nie jemanden gekannt zu haben, der so gut wie sein Bruder war.
Und im Vergleich zu ihm fühlte er sich schmutzig und unwürdig.
Und er war der ältere Bruder, mit dem er sich niemals frei ausdrücken konnte. Er hatte immer Angst zu sagen, was er dachte.

Als Loris ging, wurde alles herum still.
Sabatina hielt den Kopf gesenkt und legte ihr Kinn auf eine Hand des linken Unterarms, der gebückt war, um ihren Kopf zu stützen. Die andere Hand hielt sie an ihrem rechten Oberschenkel. Es drückte gleichzeitig eine Szene der Enttäuschung und Resignation aus.
Silvano saß auf dem Stuhl vor Sabatina und hielt den Oberkörper leicht nach vorne gebeugt und die Hände auf den Knien gefaltet, als wollte er den Wunsch äußern, zu reagieren und zu gehen, der blieb aber von anfang an abgebrochen.
Eine Stille, die mindestens zehn Minuten dauerte und in der keiner von ihnen sprach.
Giacomo beobachtete sie beide eine Weile und lenkte ab.
Am Ende brach Sabatina die Stille. 

- Ich weiß nicht, was wir mit ihm gemacht haben. Er kommt hierher als er gekommen wäre, um uns den Segen zu geben. Zehn Minuten und dann geht er.
- Und? Er hat viel zu tun. Ich weiß es, was bedeutet zu reisen ... er ist immer auf Reisen. Er wird nächste Woche wiederkommen, wie immer ... - aber Silvano war nicht überzeugt.

Dann wandte sich Sabatina an Giacomo.

- Wenn dein Bruder geht, fliehst du immer. Du sprichst mit ihm niemals.

Giacomo antwortete nicht. Aber innerlich wusste er, dass es wahr war. Mit Loris war er nie sicher, worüber er reden konnte. Loris Verhalten und seine Zurückhaltung blockierten ihn. Sie haben ihn eingeschüchtert. Tatsächlich wusste er nie, ob Loris über ein bestimmtes Thema sprechen vollte oder nicht.
Die Politik interessierte ihn nicht, auch weder Sport noch einmal Literatur. Vielleicht hätte er mit ihm über Architektur reden sollen (Loris war Architekt), aber Giacomo war in diesem Bereich ein vollkommener Ignorant.
Als Loris gegangen war, herrschte die Atmosphäre einer unterbrochenen Überraschung, eines erhofften, aber verpassten Ergebnisses, einer Finte, die im Ring nicht funktioniert hatte.
Dieser Ort wurde dann zu einem stillen Zimmer, das den rötlichen Geschmack wundervoller Welten ausstrahlte, die von dort sowieso niemand sehen konnte, nicht mehr.


Tuesday 2 April 2019

Eine mittlere Position, die man behalten muss



Foto Živilė Abrutytė


Ich würde meine Schreibmethode etwas mit der eines Wissenschaftlers vergleichen, der die Quantenwelt forscht. Dabei wird es versucht, die sichtbare Realität, die Newtonsche, ausgehend von der Unsichtbaren, das heißt der Quantenwelt, zu untersuchen, und zwar mit dem Wissen, dass man die Newtonsche Realität mit der Quantenrealität erklären kann, wenn man den Treffpunkt zwischen den beiden Realitäten findet, wird man auch in der Lage sein, die Zusammenhänge zwischen diesen beiden Realitäten besser zu verstehen.
Ich habe diese Arbeit 2007 angefangen, als ich "Albert Richter, einen Adler unter den Hakenkreuzen" veröffentlichte. In diesem Buch über das deutsche Radfahren an der Wende der beiden Kriege, versuchte ich herauszufinden, wie der Nationalsozialismus das Radfahren und den Sport im Allgemeinen beeinflusst und wirklich verändert hatte.
Und wie der Nationalsozialismus tatsächlich von esoterischen Einflüssen abhing.

In "Das Lächeln der Hure", einem Buch aus dem Jahr 2001, versuchte ich stattdessen zu analysieren, wie der Globalismus (die Finanzeliten) den Menschen eine Krisenrealität aufzwang, die bei Individuen verursacht Schaden auf Darm- und Bakterienebene.
Aus diesem Grund erzeugte der Globalismus letztendlich Bauchindividuen, Egotiker, Hypersensitive und Gestörte.
In der "Cecilia" -Geschichte von einem Alien, das auf eine Mission nach Florenz geschickt wurde, gab es vor allem eine Kritik an einer anderen Realität, die aus dem US-amerikanischen Tiefstaat stammte und von Aliens angeführt wurde. Auf ihrer Mission nach Florenz hätte sie die Liebe gekannt, und deshalb wäre sie zu einem Menschen geworden, und deshalb ihre Mission scheitert.
In "Rugile", 2017, ein missverstandener Text, wie ich ihn als eine existentialistische Reaktion auf den Instinkt im Allgemeinen (auf den sexuellen im Besonderen) begriff, der jedoch schließlich als die italienische Antwort auf “Fünfzig Schattierungen von grau” akzeptiert wurde. Ich habe versucht, den Instinkt zu erklären, der anscheinend unlogisch und unerklärlich ist, aber das Individuum für das, was er ist, für seinen Zustand offenbart, ihn nackt vor sich hinstellt. Und das Individuum wird der Treffpunkt zwischen den beiden Welten, dem Newtonschen, und der Quantumwelt. Er hat seinen Ursprung in der Quantumwelt, setzt sich aber im klassischen Newtonschen fort. Der Instinkt hat dieselbe Natur wie eine Programmierung, die auf Quantenebene stattfindet, sich aber letztendlich im sichtbaren Bereich widerspiegelt.
Der Instinkt stammt aus dem Quantenuniversum, setzt sich aber im klassischen Newtonschen Universum fort. Der Instinkt hat dieselbe Natur wie eine Programmierung, die auf Quantenebene stattfindet, sich aber letztendlich im sichtbaren Bereich widerspiegelt.
Um die beiden Welten zu erklären, entwickelte ich eine Schreibweise, die von vielen Verlegern, denen ich den Text geschickt hatte, kritisiert wurde.
Am Ende jedes Kapitels hatte er einen Anhang (Zusammenfassung ) beigelegt, in dem ich Quantenbegriffen erläuterte, was in der Geschichte und mit den Schlüsselfiguren, die Teil des betreffenden Kapitels waren, geschehen war. Auf diese Weise konnte ich den "Oberflächen" -Geschichten mehr Tiefe verleihen. Ich erlaubte mir, eine tiefere Realität zu untersuchen, in der das Unmögliche und Unerklärliche möglich und erklärbar wird.
Dieser Zusatz wurde in einer bigotten. Welt wie die der italienischen Verleger (mit sehr wenigen Ausnahmen) nicht gut angenommen.

Aber ich habe nichts erfunden. Elsa Morante hatte in "La storia" bereits zu Beginn jedes Kapitels eine historische Zusammenfassung vorgelegt, in der erläutert wurde, was in der Weltgeschichte geschah, im demselben Zeitrahmen in dem sich die persönlichen Geschichten der Hauptfiguren des Buches entwickelten, um den miserablen persönlichen Geschichten eine bessere Perspektive zu geben.
Aus dieser Genese entstand meine Schreibtechnik. Das Schreiben soll uns zum Nachdenken anregen, das Schreiben soll die unsichtbare Realität offenbaren, die das Sichtbare und das Oberflächliche ausmacht.

Meine ist nicht so sehr eine Suche nach der Wahrheit, sondern eine Identifizierung jener Mechanismen, die die Realität in Bewegung setzen, manipulieren, modifizieren und nach programmierten Erzählungen erstellen.

Was mich interessiert, ist, nicht für die eine oder andere Seite zu sein, in der einen richtig und in der anderen falsch zu sein. Aber als Forscher, als Quantenphysiker, suche ich die Vernunft und die Ursachen, um ein Oberflächenphänomen zu identifizieren. Die Ursachen sind niemals diejenigen, die durch die Narrativen der Medien manifestiert warden oder als wahr angegeben werden.

Es ist eine mittlere Position, die beibehalten werden muss, um eine Haltung nicht partizipativer Ermittlung aufrechtzuerhalten

A proposito del ruolo dello scrittore e di un libro di Giorgio Colli.

  Molte volte mi sono chiesto quale sia il vero ruolo di uno scrittore. O perlomeno quale dovrebbe essere appunto il suo ruolo. Momentaneame...