Wednesday 31 August 2022

All'Italia la crisi non farà che bene e più forte sarà più sarà benefica




Si dice che in Italia stia per arrivare una grossa crisi economica. Le previsioni sono che circa 120.000 aziende chiuderanno. Forse non saranno 120.000 ma sicuramente molte.
Tuttavia, personalmente, credo che una bella crisi all'Italia e agli italiani non farà che bene. Perderanno forse un po' dell'arroganza che hanno nei confronti del mondo, riacquisteranno forse voglia di lavorare anche se 1+1 non fa più 5 ma farà 2 o forse anche meno.

Soprattutto le aziende italiane forse cercheranno di avere mentalità più flessibili e avere voglia di fare, rischiare e mettersi in gioco e sperimentare vie più nuove e non quelle antiquate tracciate dai loro padri negli anni Sessanta che ostinatamente ripetono meccanicamente, senza una ragione che sia loro evidente del perché fanno cosí.

Sì, perché la crisi dell'Italia non è per cause economiche, quello è solo il corollario.

La crisi dell'Italia è prima di tutto individuale, dell'essere umano in sé. Morale, ma non solo. E' nell'arroganza che il benessere sfacciato raggiunto dagli anni Sessanta in poi ha sempre più caratterizzato come una lucida follia, creando un popolo di bambini viziati e folli, permalosi, piccosi e pronti sempre a sentirsi vittime ma santi e perfetti in se stessi rispetto agli altri. E pieni di sé sicuri che sarà sempre così e non cambierà mai hanno continuato a cercare solo godimento, piacere e stordimento all'infinito nel prendersi unicamente cura di se stessi e della loro pancia in particolare. In Italia la pancia è divenuto l'unico motivo valido per vivere. Il resto non conta. 
Il"tengo famiglia" che giustifica anche le accettazioni più atroci è la migliore esemplificazione del loro ventre elevato ad IO universale.

Parliamoci chiaro. Questo è un popolo di pazzi, innamorati solo di se stessi, di egoisti senza limiti. E soprattutto ciechi. Talmente ciechi che hanno continuato a esprimere indifferenti una classe politica che è il miglior riflesso di quello che è questo popolo. Un popolo di imbecilli ciechi e folli. Senza più valori che non il "tengo famiglia". E in nome di ciò hanno accettato tutto.

E non posso che fare mie le parole di Pasolini in un'intervista del 1967: “Sono appena tornato dal Marocco, dove ho girato il mio ultimo film, e al ritorno sono stato tentato di mollare tutto, abbandonare il film, abbandonare la mia vita precedente e tornare a vivere in Marocco. E non perché amo il Marocco, ma perché il mio arrivo in Italia è stato così terribile, così sconvolgente, insopportabile. Non c’è segno di speranza, nessuna luce, niente. Era come arrivare in un manicomio di veri matti; cioè, calmi pazzi. Ho passato dieci giorni di terrore; era come se non potessi più vivere in Italia. Per quei dieci giorni ho pensato di lasciare l’Italia. E la cosa peggiore è che gli italiani non si accorgono di nulla.”

PS: Ovviamente parlo della maggioranza. Esiste anche una minoranza, esigua molto esigua, che rispetto, il cui valore è davvero talora di un livello molto alto

Saturday 27 August 2022

Das Dasein is Angewiesenheit (auf Gott)







In anderen Beiträgen haben wir über die Fähigkeit des Menschen gesprochen, die Zeichen des Göttlichen zu erfassen - die in dem Saeculum  geschehen - in das er „geworfen“ wird, um ihn zu seinen Likimas zu treiben.

Dies geschieht wegen der menschlichen Natur, die mit einer Richtungsfähigkeit ausgestattet ist, die sich in der göttlichen Natur widerspiegelt.

Martin Heidegger erklärt es perfekt, und, obwohl er sich sicherlich nicht auf derselben Ebene bewegte, kannte er sicherlich die  Philosophie von Augustinus.: Dasein hat sich, sofern es ist, je schon auf eine begegnende «Welt» angewiesen, zu seinem Sein gehört wesenhaft diese Angewiesenheit.

Wednesday 24 August 2022

Die Besiegten

 







Und die Besiegten mit Blindheit geschlagen werden, immer. Alles, was sie wissen müssen, wird sich vor ihren Augen abspielen, und sie werden nichts sehen. Weil sie akzeptieren, dass ihre Gefühle von ihrer Blindheit besiegt werden.
Und so ist es eben.

Sunday 21 August 2022

Ne fiat ut sit - Prima riflessione sull'atto di abbandono

 

                           
                   
             ...or da’ trastulli prendi riposo...


Arriva un punto, che mai avresti pensato. Un punto che va oltre quello che pensavi. in cui muore il fare e ci si abbandona.

Quando la tua volontà viene meno e accetti che non ti sia più da guida. Ma ti affidi ad altro, ti affidi a quella mano che ti spingeva quasi contro i tuoi desideri, contro le tue paure. Ti affidi ai segni che finora cervavi di interpretare e ora lasci che siano. Che siano quello che sono e chiedono.

E' come non soffrire più della sindrome del dì festivo, in cui soffri e senti fieramente la stretta al cuore per lo spaesamento di quel giorno, in cui l'azione cessa e quasi è imposto il riposo a chi riposare non vorrebbe. E allora, in quel distacco dal prima, non cerchi più la tua gloria ma ti abbandoni in quella gloria che cercavi e ora non cerchi più. La lasci fare. La lasci essere ciò che è al di là di te. Oltre te. Oltre le tue possibilità di gloria perché conosci e sai che quella gloria non è più in tua potestà.

E divieni flessibile, e non ti irrigidisci più nei tuoi punti di vista che a nulla portano se non ad aumentare il dolore e perdere di vista il tuo liki̇̀mas [1].

Saturday 13 August 2022

H O P E

 






When the world seems dark we need a dogged and deliberate choice, that we call H O P E .
And that depends on a feeling of faith. Faith in a voice who sometimes speaks within us, faith in a gentle hand that is pushing us towards our likìmas [1], faith in unquestionable signs that speak to you from the very heart of the things around you.
Hope is hearing, hope is practising (like a difficult piece on the violin) the exercise of listening to those things that speak the truth which comes from above, beyond the saeculum [2].
Hope surges above all in a society of slavery as we are now.
And we need prophets, because they talk the language of truth, carrying out hope to the people who don't accept the condition of slavery we are thrown into, and rise up, in virtue of a hope that comes out from the mouth of new prophets who have the power to endure and resist.

Friday 12 August 2022

And the sky covers those who do not have an urn

 




Today I would like to deal with a rare subject, which certainly is no longer part of the majority's thinking and probably, in many cases, not even belongs to the best and most sympathetic consciences: the importance of the burial of the dead.

A subject so uncommon that only St. Augustine could take charge of it and deal with it. In particular, the benefit that being buried under a saint's memory can bring the deceased.

In fact, St. Augustine speaks of it in DE CURA PRO MORTUIS GERENDA LIBER UNUS (On the care due to the dead), 4,6.

The burial itself could also have no value since coelo tegitur, qui non habet urnam, if the burial were not a μνήμη, a memory, and the memory did not benefit the deceased, and the memory did not find the basis in the affection of he who remembers and prays for the deceased and beloved and entrusts and associates his prayers and remembrance with the name of a holy place or a martyr or a saint. It is in the power of merit, in having deserved the affection of loved ones when one was alive that the μνήμη is founded. And memory has already become a form of election.

And being the deceased buried in a holy place or being remembered by associating it with the name of a saint is a sort of strengthening, enhancing of the μνήμη. But in the absence of that μνήμη, in the absence of the merits acquired in life that earned him the μνήμη, the entire structure that supports all this would decay and it would be then of no value to be buried in a holy place or fictitiously and surreptitiously associated with the name of a saint.

Thursday 11 August 2022

Il mistero della parola IO

 










Di questo uomo
che ero
non è rimasto
che qualche monco ricordo

Di tanti 
che mi facevano essere ciò che ero
non è rimasta
che qualche velata ombra

Eppure la parola IO
suona viva
come prima

E credo di essere lo stesso
anche se nulla 
di prima
vive in me stesso

Saturday 6 August 2022

Il cielo copre chi non ha un'urna









Vorrei trattare oggi un argomento raro, che di certo non fa parte più del pensiero della maggioranza e probabilmente, in molti casi, nemmeno di quello delle migliori e compasionevoli coscienze: dell'importanza della sepoltura dei morti.

Un argomento così raro che solo Sant'Agostino poteva farsene carico e trattarlo. In particolare del giovamento che l'esser sepolto presso la memoria di un santo può recare al defunto.
Ne parla infatti Sant'Agostino in DE CURA PRO MORTUIS GERENDA LIBER UNUS (Sulla cura dovuta ai morti), 4,6.
La sepoltura in sé potrebbe anche non avere valore dal momento che coelo tegitur, qui non habet urnam, se la sepoltura non fosse una μνήμη,  una memoria, e la memoria non giovasse al defunto, e la memoria non trovasse la base nell'affetto di colui che ricorda e prega per il defunto amato ed affida e associa le sue preghiere e il suo ricordo al nome di un luogo santo o di un martire o di un santo. E' nel merito, nell'essersi meritato l'affetto dei propri cari di quando si era in vita che si fonda la μνήμη. E la memoria diviene già una forma di elezione.
E l'essere il defunto tumulato presso un luogo santo o l'esser ricordato associandolo al nome di un santo è una sorta di potenziamento della μνήμη. Ma in assenza di quella μνήμη, in assenza dei meriti acquisiti in vita che gli hanno guadagnato la μνήμη, tutta l'impalcatura decadrebbe e non sarebbe di nessun valore l'essere sepolti in un luogo santo o fittiziamente e surrettiziamente associati al nome di un santo.

About anxiety and dreaming spirits

Only dreaming spirits are anxious because they are full of Spirit. Are animals full of spirit? Are stupid people full of spirit? Children a...