Friday 31 March 2023

Piano piano...



Piano piano Claudìna lo saprai
che le lacrime saranno ricordo
e il nero che ti ruba il sorriso

dal viso via sparirà e allora
la bella stagione darà al cuore
l'amore che tu hai dimenticato e

si scioglierà piano piano in pianto.
Dolce ricordo sbiadito quasi
un rimpianto sarà di quando eri

a un buco gettata e disperata
e piano piano riderai di nuovo.
E a mano a mano speranza

vedrai e quello che è stato assurdo
di quando tu la notte conoscevi
nera - non come adesso - nei sabato

sera che davi la mano al destino.
Ora mi porgi la mano e torni
vicino come fiore al mio giardino

che neanche l'inverno potrà mai
gelare - tu crescerai un amore
per te e vedrai nel tempo quello stesso

sorriso che rubato ti aveva
il nero sì crudele - all'amore
di te Claudina tornerai fedele

Wednesday 29 March 2023

Italia - una parola strana



Italia
Una parola strana.
Se la ripeto - è più strana ancora
E beffarda quasi tuona.
Italia
Una parola che strana - tutta risuona.
Eppure italiano
Io sono.
Lontano
Io vivo
Da quella terra snaturata.
Italia
Una parola strana
In fondo alla vita
Di frequente però pronunciata,
Di quasi estinta razza
Di un popolo morente
E poco fiero della storia
In essa mi vedo
E conosco invero
L'opaca gloria.
E capisco che è
ultima mia essenza,
ché morirò in sua presenza.
Sapendo chi ero
Al freddo e gelo
Di qua
Darò il calore
Del sole e della luce
A questa terra che mi accoglie
Di quel popolo che mi toglie
Il morir già
Prima che muoia
Per infinita noia.
Nell'ultima parola
Mi sottrarrò - però
E il suon di lei amerò
Nell' eterno silenzio
Verso la gioia.
Italia,
Una parola strana
Mi accompagna
E le ciglia da ultimo
Bagna.
Tristi tante e amare ore
Di te compagno ho passato
Ma infine ho capito
Il bello sí, che sempre
Ad amare
Per te ho imparato
E tu, sola, insegnato.


Sunday 26 March 2023

Humanity has been created for eternal beauty but the majority has forgotten it or never knew it





Leopardi was able to (fore-)see how in the "progress" of poetry a human distortion was hidden, in the sense of a detachment from the sacred bond that unites man to natural life, i.e. to creation. And this distortion was clearly seen in romantic poetry, which was a further step, such as Humanism and the French Revolution, for example, which led humanity over the centuries to detach itself from what is its role, of being created in the image of creation, and therefore of its Creator. And today we see the outcome: the immense devastation caused by the tenets of globalism.

The civilization that romantic poets sang has led to love the "vezzi terreni" (the earthly ones of the translation beneath) and to despise the eternal works instead so that the eternal values have decayed to such an extent that they became mere polytheistic adoration of money, earthly wealth, eternal human youth, etc... And humanity has now established itself as a candidate for immortality through AI, finally embodying the role of surrogate creator of a new world where are no longer recognized the "works of God" and the "beauties universal and perpetual"

Because, finally, one of the principal differences between the Romantic poets and ours, within which difference are contained an infinite number of others, is the following: that ours generally sing nature in the best way they can, and the Romantics, instead, sing civilization in the best way they can; ours, eternal and immutable matters and forms and beauties, and theirs, the transitory and the mutable ones; ours, the works of God, and theirs, the works of man... Thus it is clearer than the light of day that our poets look in every way for the primitive, even when they speak of modern things, and the Romantics, by contrast, look in every way for modernity, even when they speak of things ancient and primitive... What say you to this, o Readers? Is this not an admirable exchange? Do you not see that they are tired of nature’s celestial manners and seek earthly ones? Do you not see that those delights that they no longer find – or claim not to find – in the works of God and in beauties universal and perpetual, and that they dismiss as old-fashioned, they must then beg from the particulars, the ephemera, from fashions and from things made by men? [1]

[1] GIACOMO LEOPARDI, DISCOURSE OF AN ITALIAN ON ROMANTIC POETRY 87-91 passim
Translated by Gabrielle Sims and Fabio A. Camilletti

L'uomo è creato per la bellezza eterna ma molti lo hanno dimenticato o mai saputo

 






Leopardi ha saputo vedere come nel "progresso" della poesia (quella romantica) si nacondesse uno snaturamento umano, nel senso del legame sacro che unisce l'uomo alla vita naturale, al creato. E questo snaturamento lo ha visto bene nella poesia romantica appunto, che è stato un ulteriore passo, come l'Umanesimo, la Rivoluzione Francese, ad es., che ha portato l'uomo nel corso dei secoli a distaccarsi da quello che è il suo ruolo, essere creato ad immagine del creato e del suo Creatore, e di cui oggi se ne vedono i danni immensi ad opera del globalismo.

L'incivilimento che cantano i romantici ha portato ad amare i "vezzi terreni" e a disprezzare le opere eterne. Non lo vediamo forse oggi dove i valori eterni sono scaduti unicamente nell'adorazione del Dio denaro, della ricchezza terrena, dell'eterna giovinezza umana, dell'uomo fattosi Dio aspirante immortale attraverso l'AI e surrettizio creatore di un nuovo mondo dove non si riconoscono più le "opere di Dio" e le "bellezze universali e perpetue"

"Perché in somma una delle principalissime differenze tra i poeti romantici e i nostri, nella quale si riducono e contengono infinite altre, consiste in questo: che i nostri cantano in genere più che possono la natura, e i romantici più che posson l’incivilimento, quelli le cose e le forme e le bellezze eterne e immutabili questi le transitorie e mutabili, quelli le opere di Dio, e questi le opere degli uomini...in sostanza è più chiaro del sole che i nostri cercano a tutto potere il primitivo, anche trattando cose moderne, e i romantici a tutto potere il moderno, anche trattando cose primitive o antiche...Che ve ne pare o Lettori? non è un bel cambio questo? non vedete che sono stufi dei vezzi celesti della natura, e cercano vezzi terreni? non vedete che quei diletti che non trovano più o dicono di non trovare nelle opere di Dio e nelle bellezze universali e perpetue, e che chiamano da bisavoli, gli accattano dalle particolari e caduche, e dalla moda e dalle fatture degli uomini?" [1]

[1] Giacomo Leopardi, Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica, 87-91 passim

Saturday 25 March 2023

Gli ultimi giorni - suoi









In memoria di Sabatina Schiavetti
(mia madre)


era la sua poesia
dormire e grigia
eresia era il suo essere
a quel modo
di dire senza approdo
di parole sulla carta
ma arta si appoggiava e
creava nel sonno
di poetessa sommo
e quasi profetessa
pontificava
da quel seggiolone
ove abitava
le ore del giorno
all'ombra
di un uomo brontolone
che negava
la sua maniera di essere ciò che era
ironica ma veritiera
e di manifestare al mondo
che lei ancora era - viveva
e nella vita ancora credeva
con la morte che accanto
le cantava lugubre il canto
e le speranze rendeva solo pianto

Friday 24 March 2023

Tu dormi - amore è la parola






Tu dormi, amore
È la parola.
Tu e
Tre nomi
Muovete me
Il tutto che è in me
Io che sono tutto
E io e voi.
Tre nomi
Che suonano,
Insieme
Tutti.
Uno per uno
Come parole di preghiera
Saliamo dal cuore
Verso un dove unite
Eppure.
Tu dormi, amore
È la parola.
Tu che, sei presente
E vita
Di uno che passato non ha più
Ma i tre nomi però
Sí, vivono ora e poi in lui,
Sempre.
E tu sei e vivi in questo
Tuo sonno, dolce che scende
ti salva e difende.
E io in te e per te
guardo, tu dormi ma
Sveglio io, li tengo uniti
Come ostia,
Voi tre,
E vivo a questo esistere
E salgo unito
A un dove, e senza paura
Forse, muovo, e vado, lento.
Tu dormi, amore
È la parola.

Monday 20 March 2023

Cette Amour

 


Posto qui un altro capitoletto da "Essrere mio padre" in fase di scrittura.



Nei giorni seguenti le accadde di pensare ad una cosa: che era grata a suo padre di essere morto ancora giovane tutto sommato. Sì. Era duro a dirsi, ma era la verità.
Non avrebbe voluto vederlo ridursi come suo nonno. Un uomo ormai andato, mentalmente e fisicamente, che nessuno era in grado di aiutare, perché nessuno, a meno che non fosse un santo, poteva avere al forza di aiutare ventiquattro ore al giorno senza mai dormire, senza mai un attimo di vita propria.
No, non avrebbe voluto vedere suo padre rimbambito come suo nonno.
Finire su una poltrona, con il sacco delle urine appeso, e che ogni 10 minuti chiede di essere accompagnato in bagno, che lo devi aiutare a calarsi i pantaloni, toglierli il pannolone aiutarlo a sedersi, e poi pulirgli il culo, e alzarlo e di nuovo mettergli il pannolone, i pantaloni e riportarlo in poltrona...e dieci minuti dopo ricominciare, e così per venti o trenta volte al giorno...e poi preparare il pranzo la cena, fare la lavatrice, pulire la casa, mettere a letto...
Eppure suo padre, lo aveva fatto per il proprio padre e per la propria madre, li aveva accuditi insieme, impossibilitati ad essere autonomi, in tutto dipendenti. E alla fine era quasi impazzito...ma ci aveva provato. E poi se n’era andato, distrutto, pazzo, ormai incapace di focalizzare una vita normale.
E forse in Lituania aveva ritrovato un po’ di serenità. Ma a lei, sua figlia, questo non era importato. Aveva smesso di parlargli, di comunicare con lui...
Ma che ho fatto? Si chiese al termine di quella lunga riflessione. Dio mio ma come ho potuto essere così?
Eppure aveva potuto.
Questo era il dramma.

Di solito una persona come suo padre nella sua condizione la mattina si sarebbe alzato, si sarebbe guardato nello specchio e avrebbe detto: Dio mio dammi la forza di andare avanti!
No, lui andò avanti così per tre lunghi anni, lavoro e poi a casa ad accudire loro tutta la notte, senza mai dormire. E tutti i fine settimana carcerato con loro in quell’appartamento.
E io? Si chiese. Ma facilmente trovò la risposta, peché aveva ancora una coscienza, onesta.
Io niente. Io me ne sono fregata. Ho dimenticato lui e loro e ho continuato a fare la mia vita.

Andò in giardinò allora, tagliò delle rose. Poi ritornò in cucina, pese un vaso mise dell’acqua e vi pose le rose. Poi prese il vaso con le rose e le portò in camera dei bambini. E immaginò che se un giorno suo padre fosse venuto, avrebbe mandato i bambini a dormire dalla suocera, e lì avrebbe messo suo padre per la notte. E gi avrebbe messo quel vaso di rose, lì, lo avrebbe addormentato e coccolato e per lui avrebbe recitato i versi di una poesia imparata a scuola a memoria e che ancora ricordava e come fiotto di sangue le usciva in quel momento da quel sedimento che è l’umano e che solo nella poesia trova compimento ed espressione e fa dell’uomo qualcosa di bello e gradito alla vita

Questo amore che impauriva gli altri
Che li faceva parlare
Che li faceva impallidire
Questo amore
Perseguitato ferito calpestato ucciso
negato dimenticato
Perchè noi l’abbiamo perseguitato ferito
calpestato ucciso negato
dimenticato
Questo amore tutto intero
Ancora così vivo
E tutto soleggiato
E’ tuo
E’ mio
E’ stato quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
E che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda e viva come l’estate
Noi possiamo tutti e due
Andare e ritornare
Noi possiamo dimenticare
E quindi riaddormentarci
Risvegliarsi soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognare la morte
Svegliarci sorridere e ridere
E ringiovanire
Il nostro amore è là
Testardo come un asino
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Sciocco come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
E ci parla senza dir nulla
E io tremante l’ascolto
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico

...si dové interrompere, aveva un nodo alla gola...
Riprese tuttavia con forza d’animo...

Per te per me e per tutti coloro che si amano
E che si sono amati
Sì io gli grido

...si fermò di nuovo, le lacrime uscivano copiose.
Volle continuare ma aveva perso il filo...

Fermati là
Là dove sei
Là dove sei stato altre volte
Fermati
Non muoverti
Non andartene!

...fu un urlo. Furono altri urli.

Non muoverti
Non andartene!


...babbo...mio amore...

Non muoverti
Non andartene...

Sunday 19 March 2023

Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno appare in vista, a salutar m’affaccio







Mi è capitato di ascoltare un video di Cacciari, "filosofo" italiano sulla necessità della poesia.

Il video è di cinque anni fa.
L'intervento sembra avvenuto a un festival della poesia. Un intervemto in verità verboso, prolisso, una massa di parole congestionate in un discorso dove si parla di una poesia secondo una visione probabilmente condizionata dall'idealismo.

Ma nemmeno mi interessa approfondire il tema, in tutta onestà. Tanto mi pare fuori strada l'intervento di Cacciari.
La sua tesi è che la poesia nasce dal DEVO.

Niente di più falso, chi è un vero poeta sa che la poesia si impone di per sé e si impone per manifestare la parte più umana e bella in quelle persone che non hanno ancora distrutto e soffocato quella parte. La poesia, che non è solo quella scritta, quella messa in parole, ma anche e forse sopratutto il profondo sentimento che prepotentemente e irrevocabilmente necessita di manifestarsi. Di trovare la manifestazione.
Il poeta quello che scrive, a differenza di chi sente la poesia e si limita al sentire interiore della visione poetica, è colui che cerca la mediazione fra ciò che prova, il sentire, e la lingua a sua disposizione.
La poesia nasce dalle cose e dal mondo che ci circonda e parla solo a chi ha le componenti dell'ascolto adatte a percepire quelle cose e quel mondo circostante.
Il Leopardi credo ne sia l'esempio perfetto, che illustra come talora queste componenti equivalgano quasi a portare le stimmate della poesia, rispetto ai tanti indifferenti, che dormono in riferimento al sentire (poetico). Il poeta spesso vive una realtà aumentata, per dirla in modo più attenuato in riferimento al Leopardi il cui alto sentire lo porta di per se stesso alla disperazione. E la poesia è l'unico mezzo per comunicare quel dolore.

Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno
Appare in vista, a salutar m’affaccio,
E l’antica natura onnipossente,
Che mi fece all’affanno. A te la speme
Nego, mi disse, anche la speme; e d’altro 

Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto.
Questo dì fu solenne: or da’ trastulli
Prendi riposo; e forse ti rimembra
In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti
Piacquero a te: non io, non già, ch’io speri, 

Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo
Quanto a viver mi resti, e qui per terra
Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi
In così verde etate! 
[1]

-------------------

[1] La sera del dì di festa, 11-20




Spirit belongs to The Above and poetry to the beneath





Ἀποκαλύπτεται γὰρ ὀργὴ θεοῦ ἀπ’ οὐρανοῦ ἐπὶ πᾶσαν ἀσέβειαν καὶ ἀδικίαν ἀνθρώπων τῶν τὴν ἀλήθειαν ἐν ἀδικίᾳ κατεχόντων
Revelatur enim ira Dei de caelo super omnem impietatem et iniustitiam hominum, qui veritatem in iniustitia detinent
[1]
"God's anger is revealed from heaven against impiety and unrighteousness of the people who suppress the truth by their wickedness".

St. Paul reveals well the movement of the spirit. The spirit belongs to The Above and comes down, from The Above (ἀπ’ οὐρανοῦ - de caelo - de civitate Dei as Saint Augustine would say). Poetry belongs to the below, to the spirit of the century, as we saw in the post on Leopardi and García Lorca. Poetry belongs to the most beautiful and best inner part of man. Poetry is an attempt to express the beauty and humanity of the living being within the saeculum.
The piece beneath is one of the most famous poems by Jacques Prevért: Cette Amour is the best example of this:

Cet amour
Si violent
Si fragile
Si tendre
Si désespéré
Cet amour
Beau comme le jour
Et mauvais comme le temps
Quand le temps est mauvais
Cet amour si vrai
Cet amour si beau
Si heureux
Si joyeux
Et si dérisoire
Tremblant de peur comme un enfant dans le noir
Et si sûr de lui
Comme un homme tranquille au milieu de la nuit...

This love
So violent
So fragile
So tender
So hopeless
This love
Beautiful as the day
And bad as the weather
When the weather is bad
This love so true
This love so beautiful
So happy
So joyous
And so pathetic
Trembling with fear like a child in the dark
And so sure of itself
Like a tranquil man in the middle of the night...

--------------

[1] Romans 1,18

Saturday 18 March 2023

A new incredible and surprising Patti Smith after so many years...listen to this enchanting song "Peaceable Kingdom"

 



Beautiful song beautiful performance. A different Patti Smith from the one I knew from the Seventies but equally incredible. No idea how to frame/contextualize the 2 masked guys...

Peaceable Kingdom
A song in memory of Rachel Corrie (VIDEO) you must be on Substack to access to the video

La poesía se origina de la vida cotidiana y pertenece al sentimiento profundo de la vida cotidiana. El espíritu divino pertenece a un postulado diferente

 




Giacomo Leopardi se sitúa en nuestro propio nivel de razonamiento, si parva licet componere magnis, o más bien que la poesía pertenece al estado físico emocional interior, que surge de las cosas de la vida, mientras que, en cambio, para lo que vien de más allá del saeculum (como llama Agustín al mundanum ) tenemos la teología de la historia para comprenderlo.

Dice Leopardi en polémica con los románticos: "Già è cosa manifesta e notissima che i romantici si sforzano di sviare il più che possono la poesia dal commercio coi sensi, per li quali è nata e vivrà finattantoché sarà poesia, e di farla praticare coll’intelletto, e strascinarla dal visibile all’invisibile e dalle cose alle idee, e trasmutarla di materiale e fantastica e corporale che era, in metafisica e ragionevole e spirituale.” [ 1] y en esto está a la altura de Lorca ”La poesía es algo que anda por las calles. Que se mueve, que pasa a nuestro lado. Todas las cosas tienen su misterio, y la poesía es el misterio que tienen todas las cosas. Se pasa junto a un hombre, se mira a una mujer, se adivina la marcha oblicua de un perro, y en cada uno de estos objetos humanos está la poesía. Por eso yo no concibo la poesía como una abstracción, sino como una cosa real, existente, que ha pasado junto a mí. Todas las personas de mis poemas han sido. Lo principal es dar con la llave de la poesía." [2]

[1] Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica, 20
"Ya es una cosa manifiesta y notoria que los románticos tratan de desviar la poesía tanto como pueden del comercio con los sentidos, para lo cuales nació y vivirá hasta que permanezca como poesía, y quieren hacerla practicar con el intelecto, y arrastrarla de lo visible a lo invisible y de las cosas a las ideas, y transmutarla de lo material y fantástico y corporal que era, en metafísica y razonable y espiritual”

Friday 17 March 2023

Joining the narrative - What does it mean?

 



Joining the narrative.
What does it mean? It means adhering to a worldly search for truth. Worldly reality is very complex. It becomes impossible to adjust to it with complete control of it. Only a (small) part of it can be known and mastered through our personal knowledge.
That is why you need to adhere to a general tendency, You have to link to others who explain other parts you are not in a position to control directly. It's like talking about China without ever having been there and experienced it firsthand. To talk about China we will therefore have to adhere (adapt) to certain narratives (prevailing opinions) that explain China from the pre-vailing point of view. In other words, adhering to a narrative means adhering to that spirit (spiritual consistency) that keeps it alive because we know that to explain certain complex dynamics, we above all speak through the mouth of others and we are aware that what we say, very little is the result of our direct knowledge. The rest is siding with the general spirit of the time to which our personal and private spirit allows us to adapt to it.
In this sense veritas est adaequatio rei et intellectus.
After our adjustment has taken place, tough, if there is no constant critical activity from the subject, the subject finds itself subjected to the narrative and depends on it, as an army depends and is subjected to the will of the strategos or a family to the will of the head of the family.

Wednesday 15 March 2023

À propos de escritores de baterías y escritores grillos-parlantes




Los siguientes pensamientos provienen de una lectura reciente, pero por supuesto, esta última lectura solo abrió la caja de Pandora que estaba dentro de mí.

Leí por casualidad una historia de una escritora estadounidense, a quien no conocía y que me recuerda mucho a otra escritora estadounidense, Elizabeth Strout, a quien leí mucho durante cierto tiempo cuando intentaba bajar el tono, para hacer más suave, mi estilo, demasiado abrasivo en ese tiempo.

Me gustó su historia, me gustó su estilo: esponjoso, suave, dulce, melancólico y envolvente, enmarcador... Pero como la mayoría de los escritores anodinos es incapaz de ir más allá de la superficie de tal manera que posiblemente a veces pueda inquietar o por lo menos mueva el agua quieta de los sentimientos de muchas personas pero no inquieta en absoluto, no duele, no produce una crisis interior por la cual te ves llevado a revisar, criticar e inspeccionar, tu visión del mundo.

Que es una característica común de los que llamo escritores de batería, como gallinas de batería.

Los escritores deberían aguijonear a sus sociedades, deberían operar como grillos parlantes de las democracias en las que viven, ser cuestionadores de la conciencia de esas sociedades. Si un escritor no hace esto, ¿qué tipo de escritor es? Un vocero, un animador, un despertador de algo tal vez, pero no un escritor.

Los escritores, en el sentido que yo respaldo, siempre han sido fruto de una sociedad donde no existe la democracia, ni la libertad, donde la dictadura es dueña de cada libertad y de cada conciencia.

Los escritores sudamericanos son el ejemplo más claro de lo que estoy diciendo . Difícil encontrar uno escritor sudamericano donde falte una conciencia política y civil en sus relatos.

Absurda y paradójicamente, la dictadura, que debería ser considerada como un estado anormal de la sociedad, es el mejor momento nutritivo para generar una literatura capaz de impactar fuertemente en las conciencias civiles, mientras que durante la democracia, que se considera como un estado normal de nuestras sociedades, sólo se produce ad infinitum literatura muy débil, agotada o basura absoluta.

Tuesday 14 March 2023

Un giorno d'inverno (Silvia vede il fantasma del padre e di se stessa piccola)

 





Posto qua, ancora un breve capitolo dal mio libro "Essere mio padre" in fase di scrittura. La storia di una figlia che una volta, quando era piccola, era molto attaccata al padre.
Poi, tantti anni dopo, il padre lascia l'Italia e si sposa. La figlia, nemmeno lei capisce bene in definitiva il perché, ma decide di interrompere i rapporti con il padre.
E un giorno, anni dopo, riceve un'email, in cui il padre le dice di volerle tanto bene e che le è mancata molto. Lì per lì la figlia non vi presta attenzione, ma una domenica mattina mentre lava le tazze del caffè una voce gli fulmina il cervello. E' morto. E' morto.
Dalla scoperta della morte del padre qualcosa si impossessa di lei. E più passa il tempo e più lei si sente cambiare, cambiare per divenire sempre più somigliante al padre. Per essere suo padre.
In questo capitoletto che posto. la figlia vede il fantasma di suo padre e quello di se stessa di quando era piccola.


Un giorno di inverno Silvia guidava la macchina.
Come tutti i giorni. Da Cerreto Guidi a Empoli per andare al lavoro. Ma quando arrivò nei pressi del Bivio di Bassa, curvò a destra e non prese a sinistra come avrebbe dovuto.
Curvò lei o la macchina?
Se lo chiedeva ancora, mentre vedeva la macchina andare lungo l’Arno.
Dapprima non capì dove volesse andare. Ma poi lo intese, quando in lontananza vide il ponte di Marcignana...

Dopo circa quindici minuti parcheggiò la macchina sulla destra.
Chi poteva riconoscerla? Nessuno, pensò.
Era quasi certa che nessuno di quelli che vivevano lì quando era piccola fossero ancora lì, alle case popolari. Per quello che sapeva, molti se n’erano andati. Altri, anziani già allora, erano sicuramente morti...e poi anche se qualcuno l’avesse riconosciuta che le importava...
Dal finestrino guardò la porta d’ingresso.
D’improvviso si aprì la porta ed uscì un negro.
Sorrise. E pensò a suo padre. Chissà che avrebbe detto se avesse dovuto abitare con i negri?
Suo padre aveva sviluppato un’avversione per i negri.
Silvia non è possibile! le ripeteva quasi ogni giorno quando ritornava dal lavoro da Firenze. Cammini per la strada e ti fermano venticinque volte al giorno, almeno. Se nell’ora di pranzo ti siedi su una panchina in piazza Santa Maria Novella a mangiare un panino, nemmeno quando mangi ti lasciano in pace! Hai fila uno dietro un altro, che ti salutano e ti vogliono vendere qualsiasi ciondolo. Se entri in un bar c’è sempre una sentinella, o due, negra che ti chiede di comprare qualcosa. Vai in una libreria e arriva il negro che ti vuole vendere qualcosa. Vai a un ristorante e arriva uno che ti vuol vendere le rose, gli accendini, o che altro diavolo hanno... Non parliamo poi se vai al mare, ogni due minuti ne passa uno e insiste fino all’esasperazione...e se lo mandi a fare in culo sei razzista...ma roba da pazzi!
Sì, suo padre se n’era andato per amore. E quello era il primo motivo. Ma l’altro lei lo sapeva era l’immigrazione selvaggia che aveva distrutto l’identità di un popolo. Il suo popolo.
Quella non era più l’Italia che lui conosceva. Non era più l’Italia, era forse lo stesso scenario ma il popolo non era più quello...come lo aveva deluso e fatto arrabbiare quel popolo. Un popolo di “ignavi” lo chiamava.

Guardò poi verso il balcone del terzo piano. Le si strinse il cuore. Si ricordò dei fiori che suo padre curava, e soprattutto del vaso grande di basilico che era come un figlio per il padre. Gli dava tutto da mangiare, e non solo acqua, come a un figlio: carne, uova, olio, latte, frutta...ed era un basilico bellissimo che profumava. In estate quando era molto caldo sentivi l’odore invadere la casa. Lo respiravi a pieni polmoni. Si ricordava quel profumo di basilico, non l’aveva più dimenticato.
Getto un’occhiata alla finestra del cucinotto. Si ricordò di suo padre che cucinava, in quel piccolo spazio.Due piatti in particolare le erano rimasti dentro come memoria indelebile: la pasta alle uova strapazzate, e le penne con tonno e capperi e pepe nero. Come avrebe voluto di nuovo essere quella sua bambina, vicino a lui che preparava la pasta mentre parlavano...parlavano di tutto, e soprattutto lei parlava. Senza fine. Era una grsn chiacchierona quando era piccola. A differenza di ora.
Oh babbo come vorrei che mi preparassi ancora uno di quei piatti di pasta...mormorò impercettibile, quasi.
Chissà chi vi abitava ora?
Avrebbe voluto entrare e rivedere l’appartamento. L’ingresso, la sala da pranzo dove aveva passato tante ore con suo padre a guardfare la tv. La sua cameretta sul retro.
Per un attimo fu tentata di scendere e suonare il campanello e chiedere se per favore gli facevano vedere l’appartamento in cui aveva vissuto fino a diciotto anni.
Poi desisté...che pensiero stupido, si disse.
Prese il telefono allora e chiamò Claudia. Voleva condividere con lei quella improvvisa euforia.
Pronto. Rispose.
Sai dove sono, ora?
No.
A Ponte a Elsa. In via Caduti di Cefalonia. Davanti a casa nostra.
In quel posto di siciliani! Ridendo e alludendo al fatto che all’epoca quando vivevano lì, in quelle case popolari abitavano un numero incredibile di siciliani. Ma che ci fai?
Non lo so. Andavo allo stadio ma quando sono arrivata verso il Bivio di Bassa non capisco se io o la macchina, davvero non capisco, mi sono ritrovata sulla strada che va al ponte di Marcigna.
Sembrò stupita, Claudia. E com’è ora lì? Tutto uguale? Le chiese Claudia, che sembrava intrappolata in altri pensieri.
Più o meno. Quasi nulla è cambiato...Ti ricordi, Claudia, quando eravamo piccole e babbo ci portava con lui al forno, quello sulla destra prima del ponte sull’Elsa?
Madonna se mi ricordo, rispose Claudia, c’avevano una schiacciata che era la fine del mondo. Che darei per mangiarne ancora una così!
Sì. Mi manca...
La schiacciata?
No, babbo. Mi manca da morire.
Claudia tacque.
Dopo una pausa lunga, le rispose: ci dovevi pensare prima, Silvia. Ora è tardi...
Spense il telefono, perché non poteva più trattenersi. E in silenzio cominciò a piangere finalmente. Dapprima le lacrime fuoriscivan lente. Poi fu un fiotto. Fu una crisi di pianto violenta che le scosse il petto. Cominciò a lamentarsi. Oddio, Oddio, Oddio!...gemeva e si portò le mani alla faccia per trattenere quelle lacrime irrefrenabili. Pese di dolore.
Poi si calmò. Si asciugò le lacrime con un fazzoletto di carta. Lo inzuppò pieno. Ne prese un altro. Si asciugò ancora.
Riuscì a calmarsi. Respirò profondo.
La coscienza le faceva male. Le doleva. Il petto anche. Aveva un nodo alla gola che la soffocava. Aprì allora il finestrino, sperando che il freddo l’aiutasse. Respirò ancora a pieni polmoni...
Poi, sentì un click. Si voltò verso la porta e vide il fantasma di un uomo giovane che teneva una bambina di tre o quattro anni per mano. Aveva tanti riccioli d’oro quella bambina. E parlava, parlava, parlava senza fine mentre varcavano la porta e si dirigevano a destra verso la fine della strada. Sapeva dove andavano. Alla fine del marciapiede. Dove avrebbero curvato a sinistra. Poi dopo circa cinquanta metri di nuovo a destra, Avrebbero infine attraversato un breve vicolo incassato fra le case, e da ultimo attraversato la statale, in cui immancabilmente suo padre le avrebbe detto “Attenta!” e da ultimo sarebbero entrati nel bar dove il fine settimana, che non lavorava, suo padre andava a prendere almeno tre o quattro caffè.
Li guardò dallo specchietto retrovisore, allontanarsi.
Raggiunta la fine del marciapiede curvarono a sinistra, infatti.
E scomparvero.

Monday 13 March 2023

À propos de battery-writers and talking-cricket-writers

 




The following thoughts come from a recent reading, but of course, this last reading only opened the Pandora's box that was inside me.

I happened to read a story by an American writer,  whom I didn't know and who reminds me a lot of another American writer, Elizabeth Strout, who I read a lot for a certain amount of time when I was trying to tone down, to make smoother, my too abrasive style.

I liked her story, I liked her style: fluffy, soft, sweet, melancholic and enveloping, encircling, enframing... But like the majority of anodyne writers is incapable to go beyond the surface in such a way that possibly can sometimes disturb or at least move the still water of many people's sentiments but doesn't upset at all, doesn't hurt, doesn't produce an inner crisis for which you are led to review, criticize and inspect, your vision of the world.

It's kind of the common feature of those I call battery writers, like battery hens.

Writers should goad their societies on, they should be supposed to be the talking crickets of the democracies in which they live in, be questioners of the conscience of those societies. If a writer doesn't do this, what kind of writer is he? A barker, an entertainer, a titillater maybe, but not a writer.

Writers, in the sense that I support, have always been the fruit of a society where there is no democracy, or freedom, where dictatorship owns their liberty and conscience. 

South American writers are the clearest example of this. Difficult to find one of them where is lacking a political and civil conscience in their stories.

Absurdly and paradoxically, dictatorship, which should be considered an abnormal state for society, is the best nourishing moment for generating literature capable of a strong impact on the civilian consciences, while during democracy, which is reckoned as a normal state of our societies, only weak or rubbish literature is produced ad infinitum.

Saturday 11 March 2023

Mesco all’opra vostra il canto mio (i mali dell'Italia visti da Giacomo Leopardi nei suoi canti)

 
















Negli ultimi giorni spinto da eventi di ricerca per scrivere una nuova storia mi sono imbattuto in Giacomo Leopardi, poeta, come per molti, amato in gioventù. Ed in effetti ammetto che quando avevo diciotto anni Leopardi riempiva la mia vita. Era la mia lettura preferita. Poi ci si distacca, spesso succede, ma spesso succede che alla fine della vita si ritorni proprio a quei temi che hanno animato la gioventù e su cui ci siamo formati.
E il ritorno è stato però al contrario della giovineza a quei poemi che in gioventù meno mi avevano affascinato, le cosiddette "liriche civili".
Vivendo all'estero ho potuto focalizzare l'Italia dall'esterno, mentre prima vivendo al suo interno  riuscivo solo a intuire le cose che mi sembravano illogiche e soprattutto grottesche.
E l'Italia è un paese illogico e grottesco fondamentalmente.
Il popolo italiano vive in un torpore, "sopore" come lo chiama Leopardi che viziato dal troppo benessere  lo rende imbelle accidioso e ignavo e senza sangue nelle vene.
In questa poema, Leopardi bene anticipava quasi due secoli fa gli stessi mali che affliggono il popolo iatliano nel XXI secolo. Io  mi sono limitato a sottolinearli.

Già Leopardi si lamentava di un tratto caratteristico dello spirito italiano, il torpore della mente, per cui si preferisce vivere nello stato in cui si è senza mai arrischiare a mettersi in gioco per cambiare le sorti dello stato in cui ci si trova, ignavi e assopiti.

Perché le nostre genti
pace sotto le bianche ali raccolga,
non fien da’ lacci sciolte
dell’antico sopor l’itale menti
[1]

L'Italia vive della grandezza del proprio passato ma solo di riflesso, senza mai misurarsi con gli esempi della sua grandezza passata per scotersi da quel torpore che annulla la coscienza di un popolo intero.


Perché le nostre genti
pace sotto le bianche ali raccolga,
non fien da’ lacci sciolte
dell’antico sopor l’itale menti
s’ai patrii esempi della prisca etade
questa terra fatal non si rivolga.

Il popolo italiano nel suo torpore, nella sua ignavia, è grottesco. L'esempio ne sia Firenze, città onorata nel mondo intero a causa Dante ma al quale nemmeno ha offerto sepoltura, lo ha costretto all'esilio e a essere tumulato in altra terra che quella fiorentina,

Ed, oh vergogna! udia
che non che il cener freddo e l’ossa nude
giaccian esuli ancora
dopo il funereo dì sott’altro suolo,
ma non sorgea dentro a tue mura un sasso,
Firenze, a quello per la cui virtude
tutto il mondo t’onora.


Ma l'Italia sempre grottescamente è un paese che non è padrone di se stesso, dalla caduta dell'impero romano in poi è sempre stata nelle mani di popoli altri che la comandano e lei ubbisce prona. Da Dante alla situazione attuale nulla è cambiato. Allora era colonia essposta al dominio di altri popoli ed oggi è colonia  soggetta a poteri extraterritoriali ugualmente

Beato te [Dante Alighieri] che il fato
a viver non dannò fra tanto orrore;
che non vedesti in braccio
l’itala moglie a barbaro soldato;

Non molto è cambiato, allora come ora è sempre una classe politica traditrice del proprio popolo e del proprio paese, pronta a soddisfare i padroni che si trovano fuori dell'Italia stessa, la rovina dell'Italia.

pugnò, cadde gran parte anche di noi:
ma per la moribonda
Italia no; per li tiranni suoi.

E i migliori, quelli che hanno il coraggio e il sangue, muoiono fuori d'Italia, esuli dalla propria patria, come Dante. L'Italia mai ama i suoi figli migliori, che li sacrifica sempre al volere dello straniero che comanda in casa nostra. Anche in questo è un paese grottesco

Morian per le rutene
squallide piagge, ahi d’altra morte degni,
gl’itali prodi

E il finale della canzone leopardiana incolla l'Italia al suo destino di estinzione a cui sta progressivamente soccombendo, non vi è futuro per una società corrotta e paurosa e senza sangue nelle vene, senza il sangue che l'ha fatta grande che ormai non scorre più nel popolo presente

questa [l'Italia] d’animi eccelsi altrice e scola:
se di codardi è stanza,
meglio l’è rimaner vedova e sola.



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[1] SOPRA IL MONUMENTO DI DANTE CHE SI PREPARAVA IN FIRENZE


But now is different: now the entire world has to start all over again





I am Italian, an Italian who is now heading towards the termination of his life. I loved Italy until the end of the Seventies. Then  Italy, that Italy in which I was born and that I had deeply loved, began to be dismantled. In large part, the job of dismantling Italy was the prerogative of a brainwasher of great ability: Silvio Berlusconi. He arrived with his private TV channels and wiped out all the virtues of my folks. He changed the DNA of my people. He made it unrecognisable.
The disappointment I feel seeing what is now left of my beautiful country, Italy, is infinite, especially now that I live far from the country where I was born grew up and in which I would never want to live again.

But another profound connoisseur of the Italian spirit had been strongly disappointed long before me. Because his country had lost its virtue, courage and martial souls to become a land without glory and without courage.
And I'm talking about Giacomo Leopardi.

O patria mia, vedo le mura e gli archi 
E le colonne e i simulacri e l’erme
Torri degli avi nostri,
Ma la gloria non vedo,


O my country, I see the walls, arches
columns, statues, lone
towers of our ancestors,
but I do not see the glory [1]

An Italy without a warlike spirit, and even cowardly

Non vedo il lauro e il ferro ond’eran carchi
I nostri padri antichi. Or fatta inerme,


I do not see the iron and the laurel in which
our forefathers were clasped. Now, defenceless,

So I ask myself: did I love that Italy, the Italy that Leopardi is accusing? Probably. Or was what came after the Seventies ( the Italy I loved but the commiserated Italy of Leopardi though) even worse than the Italy I loved and Leopardi accused?
This last hypothesis is probably true.
As Leopardi says:

"La storia dell'uomo non presenta altro che un passaggio continuo da un grado di civiltà ad un altro, poi all'eccesso di civiltà, e finalmente alla barbarie, e poi da capo".

"The history of humanity presents nothing but a continuous passage from one stage of civilization to another, then to the excess of civilization, and finally to barbarism, and then all over again".

What came out of the Italy I loved was the Italy of barbarism, as Leopardi underlines. And now we have to wait for the end of this stage to start all over again.
But now is different: now the entire world has to start all over again.

[1] From the poem All'Italia


Friday 10 March 2023

Noi siamo prima del "Da capo" ovvero alla barbarie

 


"La storia dell'uomo non presenta altro che un passaggio continuo da un grado di civiltà ad un altro, poi all'eccesso di civiltà, e finalmente alla barbarie, e poi da capo".
(Giacomo Leopardi)

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Thursday 9 March 2023

Poets are forms of resonance






A poet is a form of resonance with respect to the astonishing the very moment he perceives it. The poet resounds in conjunction with that moment. The very moment he resonates he is urgently driven to find a way to express that resonance in which he unexpectedly finds himself centred.

Me porté como quien soy.
Como un gitano legítimo.
La regalé un costurero
grande de raso pajizo,
y no quise enamorarme
porque teniendo marido
me dijo que era mozuela
cuando la llevaba al río [1]

Here the poet (Federico García Lorca), because of the deception that the woman has operated to be alone with him at night along the riverbank, after he has enjoyed her body, resounds in a vibration that takes the form of resentment:

y no quise enamorarme
porque teniendo marido
me dijo que era mozuela
when he took her to the river.


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[1] I behaved like what I am,
a gipsy through and through.
I gifted her a big sewing box
made of straw-like satin,
and I didn't want to fall in love
because, having a husband
she told me she was a maiden
as I carried her to the river

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Sunday 5 March 2023

Sobre aquello que es la poesía

 




[La poesia] es algo que anda por las calles. Que se mueve, que pasa a nuestro lado
(Federico García Lorca)


La poesía se sustrae del todo. La filosofía, las matemáticas, la ciencia, la religión y la fe tienden a incluir entre sí mismas las otras. La poesía, en cambio, no está incluida ni incluye. La poesía es la expresión irrepetible de un momento o más momentos de la vida en los límites de lo expresable donde el lenguaje busca sin pausa con pasión y sin cesar la posibilidad de expresar lo que no puede ser expresado por ninguna de las otras actividades humanas. La filosofía no es una categoría sino la expresión incontenible de una voz que necesita salir con urgencia. La poesía es sobre todo un hecho individual y de vida cotidiana

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Saturday 4 March 2023

Potessi tornare - Madre





Potessi tornare
A te nei giorni in cui
Tu eri tu e io ero io.
E potessi ritornare tu
Ai giorni in cui
tu eri tu:
E potessimo allora celebrare
Del vento e del sole e della notte
Quel suono
Che rendeva noi felici
E ci ubriacava ingenui
Ma felici davvero.
E così pensavamo
le nostre vite
A un grande futuro
O almeno sereno.
Eh l‘amore - madre
Forse ora tu sai
Non ha ora
Non ha volto
Non ha tempo.
Suona un canpanello
E annuncia
„ecco arrivo“
Come quella sera
aspettavi
Come questa sera
che non aspetto
Perché la vita ha
In sè l‘eterno
E si ripete
Crudele
Inattesa
Al di là di ogni forma.

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Salomėja Nėris: the compulsive obsession of disappearing - it will fal on my chest

 








In the pagan sensibility of Salomėja Nėris, who we talked about here a few days ago, there is a theme which is constantly recurring like a nightmare: ”One day I won’t be here”. The obsession of dying.

This excruciating poem is one of the many examples.

Manęs dar nebuvo -
Alyvos žydėjo - -
Manęs nebebus jau -
Jos vėliai žydės -
Ir kris jų lapeliai
Nuo saulės ir vėjo,
Kaip smėlio saujelės,
Ant mano širdies -


No, I wasn't there
when the lilac bloomed
No, no sign of me will be there
when it again will bloom
and the little leaves will fall
of sun and wind they will die
and handfuls of sand
will fall on my chest

La menzogna porta alla nostra autodistruzione







Secondo Sant' Agostino mentire è innanzitutto, un‘intenzione dell‘animo e non dipende dalla cosa in sé. Ex animi enim sui sententia, non ex rerum ipsarum veritate vel falsitate mentiens aut non mentiens iudicandus est [1]

Le osservazioni di Agostino sono valide perché sono fatte in riferimento alla coscienza, ovvero a ciò che enuncia ciò che è male o bene.
Ma che succede quando questo punto di riferimento si annulla e la coscienza come tale, in sé e per sé, viene a mancare, perché vengono a mancare, sono evaporati, i valori di riferimento che segnalano ciò che è  bene o male?
Questa situazione si attua quando chi mente, vivendo in un ambiente, in una società in cui la menzogna è il fondamento stesso di quella società, entra a far parte di quel sistema costante e reiterato in maniera parossistica di menzogna per cui chi mente mente in modo così costante esasperato ed estremo che alla fine non sa nemmeno più di mentire [2], e viene a mancare il fondamento stesso dell‘affermazione di Agostino per cui per mentire ci deve essere l‘intenzione di mentire.
Giorgio Agamben in un intervento del suo blog [3] ce lo spiega bene con un esempio: “negli anni del Covid, i ministri, i medici e gli esperti che mentivano hanno finito col credere a tal punto alle loro menzogne che, smarrendo ogni coscienza della verità, hanno potuto calpestare senza alcuno scrupolo i principi più elementari dell’umanità. Una società che perde ogni coscienza della soglia che separa il vero dal falso diventa letteralmente capace di tutto, anche di distruggersi“

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[1] DE MENDACIO LIBER UNUS 3,3 "Da ciò che enuncia il proprio animo, e non dalla verità o falsità della cosa in sé si deve giudicare chi mente o chi non mente"
[2] Giorgio Agamben Sul mentitore che non sa di mentire: "Stalin e i suoi sottoposti mentono sempre, in ogni istante, in ogni circostanza; e poiché mentono sempre, non sanno nemmeno più di mentire. E quando ognuno mente, nessuno più mente mentendo"
[3] Ibid.

Lying leads to our self-destruction




According to St. Augustine, lying is above all an intention of the soul and does not depend on the thing-in-itself. Ex animi enim sui sententia, non ex rerum ipsarum veritate vel falsitate mentiens aut non mentiens iudicandus est [1]

Augustine's observations are valid because they are made with reference to conscience, that is, to what enunciates an indication in order to distinguish what is good and what is bad.

But what is going to happens when this medium of reference vanishes and consciousness as such, in-itself, is missing, because the reference values that signal what is good or bad are vanished, evaporated?

The very tenet of Augustine that in order to lie there must be the intention to lie has become invalid. Because whoever lies, living in an environment, in a society in which lying is the very foundation of that society, becomes part of that constant and paroxysmal reiterated system of lies yo such extent that he lies in a so constant exasperated and extreme way that in the end he doesn't even know perceive and acknowledges any longer he's lying [2].

Giorgio Agamben in an entry on his blog [3] explains it well with an example: "in the years of Covid, the ministers, doctors and experts who lied ended up believing their lies to such an extent that they completely lost conscience of the truth, and therefore they have been able to trample, without any scruple, on the most elementary principles of humanity. A society that loses its entire awareness of the threshold that separates the true from the false literally becomes capable of anything, even of destroying itself.


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[1] DE MENDACIO LIBER UNUS 3,3 "From what one's soul proclaims, and not from the truth or falsehood of the thing-in-itself one must judge who lies or who does not"

[2] Giorgio Agamben Sul mentitore che non sa di mentire: "Stalin and his subordinates always lie, in every moment, in every circumstance; and since they always lie, they don't even know they're lying anymore. And when everyone lies, no one lies anymore by lying "

[3] Ibid.

About anxiety and dreaming spirits

Only dreaming spirits are anxious because they are full of Spirit. Are animals full of spirit? Are stupid people full of spirit? Children a...