Friday 18 December 2015

The EHM (Economic Hit Man) Stay behind




(Silendo libertatem servo - Gladio)

 Li avevo sempre alle spalle gli sciacalli. Quando io fallivo intervenivano loro e procedevano all’eliminazione. Volteggiavano sopra di me come condor, quasi pregustassero il momento in cui avrei fallito per calare definitivamente giù.
E qualche volta fallivo. E quando fallivo non avrei mai voluto fallire perché condannavo a morte con il mio fallimento. La mia coscienza soffriva. Urtava. Sanguinava, come le mani dei condor.

Chi ero io dunque?

Ero un Economic Hit Man.

Il mio compito era sottrarre migliaia di miliardi di dollari ai paesi che il mio paese si era offerto di aiutare solo per indebitarli e rendere i loro popoli schiavi eterni del debito.
Poi il mio compito era riversare quelle migliaia di miliardi nelle casse di multinazionali controllate da un numero ristretto di famiglie che controllano il mondo. Sono sempre le stesse famiglie da decadi. Cinque sei famiglie non di più, tutte sotto la stessa stella.
Io avevo cinque metodi su cui contare che speravo funzionassero prima di attuare l’ultimo:

1)    Falso in bilancio

2)      Elezioni truccate

3)     Tangenti

4)     Estorsioni

5)     Sesso

E l’ultimo quello che aborrivo, perché i condor smettevano di volarmi intorno e si gettavano sulla preda:

6)     OMICIDIO

Perché l’ho fatto allora? Tradire la fiducia di chi mi pagava bene e vuotare il sacco. Le risposte potrebbero essere molteplici ma una sopra tutte le altre: sono un democratico, credo nei valori della democrazia. Ma ora nel mio paese la democrazia è costantemente tradita e tutto il mondo ci odia. Noi siamo solo una corporatocrazia.

Il mio tutor fu Eloise. Bella e crudele. Senza passione e tuttavia affascinante.

- Farò di te un vero EHM. Nessuno deve sapere quello che fai. E ricordati: una volta che sarai dentro ci sarai per tutta la vita. Da qui nessuno esce. Il tuo lavoro sarà incoraggiare i leader mondiali a divenire parte della più vasta rete di affari che favorisce unicamente gli interessi commerciali del nostro paese. Alla fine quelli rimarranno così intrappolati nei debiti e ci garantiranno sicurezza di fedeltà al nostro paese. Non potranno più sfuggirci. Noi daremo loro potere e denaro e loro ci daranno fedeltà e affidabilità. Il nostro paese potrà acquisire infrastrutture industriali, civili e militari e le nostre aziende diverranno sempre più ricche e potenti nel mondo.

Era bella Eloise. Era alta bruna, affascinante e seducente. E mi sedusse con il suo fare gelido.

- Mi è stato chiesto di assisterti e di prepararti al meglio per la tua missione.

Da quel giorno, che arrivò non annunciata al mio tavolo al ristorante e si sedé senza chiedere il permesso, ci incontravamo sempre nel suo appartamento e mai in ufficio.

- Noi siamo una razza bastarda e rara – mi disse – Noi facciamo un lavoro sporco. Ed io te lo insegnerò

Poi sorrise gelida ed astiosa e mi disse:

- Ricordati che quando avremo finito tu non mi avrai mai conosciuto. Io sparirò e se affermerai il contrario io lo negherò e te la farò pagare, siine certo…impara prima di tutto che noi non esistiamo, noi siamo anonimi. Noi non abbiamo coscienza. E se la abbiamo la adattiamo alle circostanze. Noi non portiamo pistole, noi non uccidiamo direttamente, quello lo fanno gli sciacalli che ti stanno dietro. E se lo loro falliscono sarà allora compito dell’esercito. Noi andiamo in paesi come l’Ecuador, la Nigeria e l’Indonesia e ci vestiamo da insegnanti e negozianti locali. Qui da noi nella capitale sembriamo banchieri, burocrati. Abbiamo l’aspetto di persone ordinarie. Facciamo sopralluoghi nei siti dei progetti. Giriamo fra la miseria e professiamo l’altruismo. Facciamo disinformazione: parliamo di benessere nel mondo e sfruttiamo il mondo. Nelle commissioni governative riempiamo i tavoli di cifre e proiezioni finanziarie ingannevoli…ci appelliamo al PIL come segno di prosperità economica anche se la crescita del PIL è mossa a beneficio di un’unica persona e la maggioranza della popolazione è oppressa dal debito pubblico. Da un punto di vista statistico è comunque un progresso economico. E chi sa la verità tace. Nessuno degli economisti che insegnano nelle università avrebbe il coraggio di parlare dal momento che i finanziamenti glieli diamo noi…

Ora non mi meraviglio più se nel mondo ci odiano e i terroristi ci attaccano. Questo paese è divenuto la culla della menzogna, dell’ipocrisia e dell’avidità.
Perché non dovrebbero odiarci se noi rapiniamo tutti i loro beni e creiamo carestia, fame e malattie e non facciamo nulla per debellare la povertà che noi stessi imponiamo a nostro vantaggio.
Più volte ho contattato direttori di banche svizzere perché provvedessero al pagamento di uno sciacallo che aveva terminato l’operazione, che io avevo fallito, con il metodo del punto 6. Nessuno di loro si rifiutava, facevano parte della rete, beneficiavano della rete, vi erano intrappolati e non ne potevano più uscire.
Ma qualcuno ogni tanto si rifiutava di seguire i miei consigli, come Omar Torrijos, presidente del Panama, e allora i condor calavano giù e divenivano sciacalli che in silenzio azzannavano la vittima. E Omar Torrijos fu ucciso dagli sciacalli come furono uccisi Salvador Allende, Jacobo Arbenz, Jaime Roldós…tutti fatti fuori dagli sciacalli dell’agenzia.
Eppure io facevo una vita non distante da quella di James Bond. Vivevo in hotel di lusso, al bordo di piscine di hotel lussuosi e di orrori che io stesso causavo e circondato da donne bellissime sorseggiavo Martini con ghiaccio.

- Abbiamo imparato da Kermit Roosevelt – mi spiegò Eloise – con i suoi metodi (tangenti, minacce, finanziamenti di rivolte) fece cadere nel 1951 Mohammad Mossadeq, primo ministro iraniano, che aveva nazionalizzato l’intero patrimonio petrolifero sottraendolo agli inglesi. Con quei metodi portò al potere lo scià Mohammad Reza Pahlavi, che divenne uomo al servizio dei nostri interessi.

Ma quando dubitai per la prima volta?

La memoria può tradirmi, però credo che fu a Giacarta, quando vidi lebbrosi con moncherini sanguinolenti al posto delle mani, ragazzine prostituirsi, fiumi e canali pieni di escrementi e simili a fogne, baracche fatte di cartone lungo le sponde di quei fiumi di melma nera, esalazioni soffocanti che ti nauseavano.

Fu allora che pensai?

Sì, dové essere allora che pensai che anche il più innocente ed inconsapevole del mio popolo era colpevole, perché anche lui trovava sussistenza nello sfruttamento che la sua nazione perpetrava ai danni del mondo. Noi siamo un popolo di colpevoli perché teniamo in vita un sistema che ha come unico scopo di depauperare il mondo solo per arricchire le famiglie che lo guidano.
Il problema era sempre quello: il Comunismo. Il Comunismo dava il diritto di crederci. Arginare il Comunismo era il primo degli imperativi categorici del capitalismo che io rappresentavo.

- Non dobbiamo permettere che i nostri figli e quelli dell’Indonesia vivano sotto la falce ed il martello o la bandiera rossa della Cina – avevo sentito spesso dire dai miei colleghi

Bastava crederci ed allora si trovava una giustificazione ideologica alla falsificazione dei dati che producevamo, a tutte le manovre sporche che mettevamo in atto.
Eppure talora era difficile credere alla favola del Comunismo. Ma una giustificazione per la nostra coscienza ci voleva. Ci vuole sempre una giustificazione per tutte le azioni, dalle migliori alle più orribili. E’ nella natura umana.

Quando nel 1972 incontrai Omar Torrijos, il generale a capo del Panama, mi fu chiaro che lui con il Comunismo non c’entrava nulla.

- Noi non stiamo né con la Russia né con la Cina e neppure con Cuba. Panama è un Paese ragionevole e non sta neppure con Voi, Panama sta con i poveri ma per aiutare i poveri noi abbiamo bisogno dei Vostri soldi. Dateci i soldi e Vi daremo il lavoro che volete. Ma niente finte. Io non son qua per arricchirmi personalmente. Io non sto al Vostro gioco. Io parlo chiaro e non ho paura. So bene che quando il Suo paese deciderà di eliminarmi non basteranno a salvarmi quelle quattro guardie del corpo che sono là fuori – ed ammiccò alla porta

Nel mondo ci sono due cose che lo muovono: i soldi e la fica.

Quando i soldi (punti 1,2,3,4) non bastavano allora dovevo usare la fica. Il punto 5.

In Arabia Saudita funzionò il punto 5. Non tutti i componenti della famiglia reale erano disposti ad accettare le nostre condizioni. Al principe *** i soldi non interessavano ma la fica bionda sì.

L’accordo fu che ogni volta che sarebbe venuto nel mio paese si sarebbe dovuto intrattenere con una donna di suo gradimento ma che non avrebbe dovuto essere una professionista.
Fu così che riuscii ad individuare la moglie di un pilota che era sempre in giro per il mondo per lavoro e per avventure sentimentali. La bionda Diane amava il lusso e amava avere una fonte segreta di reddito. E amava ripagare il marito della stessa moneta. In virtù di quello che la natura l’aveva donata beneficò se stessa, il principe e le relazioni fra il mio paese e l’Arabia Saudita.

Nel mio caso fu l’amore ancora una volta. Fu sempre una donna che mi portò al bivio in cui l’uomo si trova costretto a decidere. Io ero un uomo di mezzo, vivevo tra due mondi. Quella donna fu il petto morbido ed accogliente su cui appoggiare la mia coscienza tormentata per sentirla almeno lenita nel suo dolore.
In fondo io ero un guerriero, un guerriero economico, ma sempre un guerriero e quando tornavo dalle mie crociate sanguinose trovare un petto morbido e caldo su cui ristorarmi era il massimo dei piaceri a cui un guerriero potesse aspirare tra un combattimento e l’altro.
Lei curava le mie ferite e piano piano sostituiva la sua coscienza alla mia. Era figlia di uno dei popoli a cui ero stato inviato per sottometterlo, era figlia della Colombia. Era figlia di un popolo a cui si voleva imporre la schiavitù del mio Impero Globale.
La coscienza del vinto piano piano si impose al vincitore. Quella figlia della Colombia era divenuta la mia coscienza. Raramente un uomo prende decisioni drastiche senza l’ombra di una donna dietro di sé.
Suo fratello era entrato nel movimento di lotta che si opponeva alla costruzione delle dighe per le centrali idroelettriche.

- Sono comunisti – dicevo cercando di giustificarmi

- Non sono comunisti. Hanno solo armi comprate dai comunisti. Da chi altri dovrebbero comprarle? Non certo da Voi. Vendono coca? E come potrebbero diversamente trovare i soldi per comprare le armi? Si addestrano nei paesi comunisti per combattervi? E dove altro dovrebbero addestrarsi? Chi altri li accoglierebbe? Chi altri gli darebbe quella preparazione necessaria a combattervi? Voi in definitiva li avete spinti nelle braccia del Comunismo, di loro iniziativa non ci sarebbero mai voluti finire…lo capisci questo?

Lo capivo, ma ero un uomo borderline, tra due mondi, ed io vivevo ora nell’uno ora nell’altro. In un mondo le mie debolezze umane, il denaro e l’ambizione e l’adrenalina che solo il potere può dare, nell’altro la fedeltà allo spirito libertario che fondava la democrazia del mio paese, il desiderio di una coscienza pulita.
Nel corso di quegli anni mi ero immolato come un Cristo. Mi ero posto sulle spalle il peso della coscienza di tutti i collaboratori che io mi ero scelto e che erano davvero tanti. Li avevo alleggeriti del peso della verità. Io sapevo la verità e avevo deciso di non condividerla con loro. Così loro erano più leggeri.
Non erano stati addestrati come Eloise aveva addestrato me. A loro non era stata detta la verità come era stata detta a me. Io avevo formato schiere di nuovi EHM, li avevo reclutati ed addestrati con la menzogna. Loro non conoscevano il vero volto dell’Impero Globale per cui incoscienti lavoravano.

Avevano semplicemente imparato da me. Sapevano di dover riprodurre studi e risultati come io gli chiedevo. I loro stipendi, le gratifiche natalizie, lo stesso posto di lavoro, dipendevano dalla capacità di accontentarmi. Loro mi accontentavano e io li ripagavo assumendomi il peso della Verità e l’insostenibile leggerezza della loro coscienza pulita.
Io credevo questo senza accorgermi che lo Spirito del tempo era cambiato. Che di tutor Eloise non ce n’era più bisogno. Lo spirto del tempo aveva trasceso i singoli spiriti degli EHM e si era fatto Impero Globale, di per sé ormai sussistente.
Ed i tempi davvero son cambiati. Ora gli EHM si chiamano manager e mirano unicamente ad individuare il luogo in cui sistemi produttivi vecchi possono essere impiantati al costo minore. Vengono sparpagliati per tutto il pianeta a cercare bacini di manodopera più economica per sistemi produttivi obsoleti in occidente e perciò a basso costo. Vanno in cerca di risorse più accessibili, mercati più grandi. Si utilizzano hommes de pailles e paradisi fiscali, adesso. Si muovono quantità di denaro sempre più grandi e lo si utilizza per distruggere interi paesi e continenti. Ora stanno attaccando l’Europa. Il loro obiettivo è l’Europa. Distruggono l’economia europea e la ricostruiscono in Cina. Hanno aperto le porte ai cinesi, ai loro prodotti. La popolazione europea guadagna sempre meno, la disoccupazione giovanile aumenta. L’obiettivo è l’euro. Non permetteranno mai un euro forte e stabile, sarebbe la fine del loro Impero Globale. Dopo l’Europa sarà la volta del Web. Internet è ancora libero. Useranno il terrorismo per trovare una giustificazione, come fecero in Italia negli anni Settanta per controllare il sistema politico italiano ed in altri paesi europei. Aldo Moro fu assassinato dagli stessi soldi di quell’Impero che io ho costruito ed il pagamento fu fatto tramite banche satelliti.
Molti sanno ma nessuno parla. La stampa sa ma non parla. Accenna. Ci dice che nelle amministrazioni che si sono succedute alla guida del mio paese c’erano solo gli uomini delle corporazioni che formano l’Impero Globale o amici degli amici dell’Impero Globale. Ma nessuno parla. Perché l’Impero Globale, i suoi soldi, fanno paura.
Nessuno dice la verità sul perché il mio paese ha voluto distruggere l’euro: se l’euro sostituisse il dollaro e il mondo accettasse l’euro al posto del dollaro come propria unità monetaria l’Impero Globale tremerebbe dalle fondamenta rischiando di cader giù precipitosamente. Ma le poche famiglie della stella che comanda l’Impero Globale mai lo permetteranno.
Io ho fatto il mio tempo. E ne sono uscito. Ne sono uscito al momento giusto, quando l’Individuo si faceva Spirito e lo Spirito si transustanziava in Sistema.
Eloise mi aveva detto che non se ne può uscire ma io ce l’ho fatta.
Ho seguito la coscienza che si inorridiva davanti a tanto scandalo ma ho usato anche l’astuzia. Ho scritto un libro per denunciare tutto il male di quel sistema ma l’ho scritto come l’avrebbe scritto Graham Green. Gli ho dato la forma narrativa

- La narrativa è più sicura - mi disse una volta che lo incontrai a Panama – La maggior parte degli argomenti che tratto è controversa. Il Vietnam. Haiti. La rivoluzione messicana. Tanti editori avrebbero paura a pubblicare saggi su questi temi. Parole come quelle possono fare un gran danno

Se avessi denunciato in modo crudo senza appellarmi ai valori dei Padri Fondatori e senza dargli un tono discorsivo amichevole gli sciacalli non mi avrebbero lasciato in pace. Sarebbero implacabilmente calati giù per azzannarmi. Ma un libro scritto così non è un gran male per l’Impero. Non fa male. Non invita alla sovversione. Invita solo ad essere più onesto in un sistema disonesto. Incita alla fin fine a stabilizzare il Sistema. Contribuisce a stabilizzare il Sistema riconoscendone il fondamento.
Io sono un uomo che è sempre vissuto di occasioni ed anche questa volta ho saputo scegliere il momento in cui la mia coscienza poteva parlare e denunciare tutto il male. Un vero EHM fiuta l’occasione prima che l’occasione esista.
Ormai il sistema è consolidato ed il mio libro parla di avvenimenti in ritardo rispetto alla sua evoluzione. Non può far male un libro così.
L’Impero Globale ha permeato il mondo. Ha sconfitto il Comunismo. Si è fatto Matrix. Dal suo centro si irradia con la forma di un big bang economico e procede per onde all’infinito all’interno di un universo ellittico.

Io ero EHM. Ho fatto i soldi. Ho fatto la bella vita. Adesso ho scritto un bestseller. Ho vuotato il sacco ed ho assolto finalmente la mia coscienza.

Ma nulla è cambiato e nulla cambierà. La storia non è finita. Il Sistema la crea ancora e la perpetua.


Princas Vilnuje
Fabrizio Ulivieri





Thursday 17 December 2015

The Smiling Harlot





Her smile hit me straight in the heart. And it hurt.

I would never have imagined her so happy. She was really happy, in that picture.

I felt envy and yet her smile gave me back serenity. She was cooking, in that picture. And she was smiling.

- Little things can give great happiness. But you never listened to me.

A sharp pain and then my heart began to beat again as before.

- But was it a real smile of happiness? Smiles in pictures are never true, after all. A smile like that can be deceiving. How can a negative, selfish and unhappy woman like her be happy?
Her smile meant distance:

La imagine per solo fama generata è sempre più ampia, quale che essa sia, che non è la cosa imaginata ner vero stato***

Her inherent nature was the nature of a bitch, ready to sell herself to whomever would pay the most. Who lives deeply inside such a nature gains a deep throat and never finds rest.

I'm a humanist. I study humanity. I'm running behind humanity following men like Poggio Bracciolini who ran for monasteries in search of books forgotten to mankind. I discover natures that bind the world to false appearances under the agency of impenetrable demons who only long for hiding.

That smile was not the nature of the woman I had loved. It was the one of a prostitute, who, by virtue of her own demon, lost in her fictitious happiness pretended to be happy.



***The image begotten by fame alone is never more ample, whatsoever it may be, than the imagined thing in its true state


Princas Vilnuje
Fabrizio Ulivieri





Wednesday 16 December 2015

Taeko my Alien Lover (Chapter I)


(The men of yesterday are gone now, and it is doubtful that those living today there will be tomorrow. The destiny of a single man does not allow time for a single breath - Hojo Shigetoki)



Chapter I

The first time I met Taeko I was impressed by her firm and solid breasts.
She sat back straight on a horse. I admired her martial beauty on that horse while jumping multiple fences and oddly keeping her straight posture . Her generous breasts stood firm and solid. They sound like hard marble to my eyes.
When I met her in the very flesh it was her face that made me curious. She smiled blankly. Two sweet deep eyes laughed jointly to me with her mouth. So intense was that light that I had to avert them. She had the face of a porcelain mask. Polished. Polished in a way that lacked of its own life.

When I was introduced was Ayako that was making a compliment

- Pretty dress. I like it to death

I did not understand Taeko's answer, because that happened when the speaker announced the descent into the arena of another rider. To me, the show jumping was an unknown sport. Alien in the same way as Taeko's reputation that had dragged me there. She had been accurately described as a woman of unusual tastes

- Do not be fooled, however, by his apparent lack of personality - I had been warned - she's a strong girl. Even though she is substantially lacking of malice. At first impression she may seem dull. But she's not, she lacks of an inclination to momentary enthusiasms. she does not emphasize the passions she has inside. She acts as if she has not.

That phrase "lacks of an inclination to momentary enthusiasms" rang as a wakeup call. Then I saw those breasts unable to swing and I had an immediate understanding of her essence. She was kept on by an invisible rope. And that rope climbed up very high. No eyes could see it because it was lost high in the space up to a distant star that created her life. She lived suspended and powered by an energy that was not her own. The smooth skin of the face, like a porcelain cup, her hard as marble breasts embodied that light that fell down from the star and hardly contained by her collapsing to this planet. That far light had pushed her down to earth tightening the rope without allowing any return to her distant and yet unattainable origin.

Princas Vilnuje
Fabrizo Ulivieri

Feelings are not decisions of a mind (From "The Smiling Harlot")

Foto Artur Politov


Feelings are not decisions of a mind.
What comes up frequently is a state of circumstances. We call it mood. And it is changing in the same way our feelings are changing.
In our feelings there is nothing that can be bound to a value, to a logical thought. Feelings are born in the inner state of our body, in the guts of our bowels, from chemical and bacterial compositions and decompositions. Therefore sentiments are blind, since they are generated by the obscure regions of our intestines, by invisible and inscrutable reasons above all.
After the divine mystery the intestines are one of the deepest mysteries.

Some years ago I wrote a short story where a man's burp changed the direction of his life. That burp unblocked him and opened him up to a new direction, to the Evil that was smoldering, completely hidden, in his bowels.
Often these sentiments announce the struggle of inner bacterial forces.
Externally ingested substances can alter the perception of mood (i.e. sentiments). Alcohol can be a perfect example of how such agents can modify mood and depression. Drugs. Medicines. They can all manipulate the perception and capacity of a body.
Those demons live in our bowels, as the Renaissance literature believed, but for modern humanity, they are nothing other than bacterial, hormonal, cellular mutations, that enter-tain a body (in a certain state of feeling). Neoplatonic philosophers believed that this can happen because of food contamination that lets demons in and lets them take possession of our bodies.
Evil treacherous and deceitful people exist indeed. Their status of negativity is bound to a way of structuring their lives that has led them to live according to a persistent horizon of deterioration bred by their neuro-gastric receptors.

These negative people are operating as malae naturae cooperatores, they shape their own perverted nature.
Generally, these individuals are imbued with a basic cultural structure. With little reading. With poor ideals. They live like animals undergoing their uterine or phallic instincts, i.e. the lower abdomen will. There is a lack of “ligatures," to use ​​Giordano Bruno's metaphor, that can tie their animal will to the highest human values ​(which nevertheless will be disclaimed a priori): to the magical and therapeutic aspects of Beauty. Cultivating Beauty in itself will calm the inner demons. It will harness them and tame them.

Through a permanent education to Beauty even the feelings most darkly rooted in the intestine will become "ligated" (connected) to a permanent state of light.

Princas Vilnuje
Fabrizio Ulivieri

Thursday 10 December 2015

Com'è cominciato il Sessantotto?




Com'è cominciato il '68?
Forse pochi sanno che tutto cominciò con l'uccisione di uno studente, Benno Ohnesorg.
Fu ucciso volontariamente da un poliziotto tedesco, Karl Heinz Kurras, che poi si scoprì lavorava per la STASI, la polizia segreta della Germania comunista.
Se non ci fosse stato quell'omicidio forse neppure sarebbe cominciato il '68.
Ma la STASI aveva forse programmato quell'omicidio. Si doveva creare un caso (oggi si chiamano false flags) per scatenare l'odio verso la polizia di stato della Germania Federale e verso lo stato stesso della Germania Federale, già colpevole quel giorno di ospitare lo Scià Reza Pahlavi, contro il quale si erano appunto mobilitate le contestazioni studentesche.
Molti sapevano. E molti tacquero.

Il senso di colpa, specialmente in un paese luterano, non è qualcosa che si scioglie come neve al sole ma può perdurare e tramandarsi dal padre al figlio e condizionare le scelte dei figli, di una società che paga le colpe dei padri, di una nazione che paga le colpe dei governi.


E’ una foto in bianco e nero, un po’ ingiallita.
Fu fatta in un cortile dove venivano parcheggiate le auto.
E’ un mondo grigio e distante che chiede solo di essere dimenticato.
Lì per terra giace Benno Ohnesorg: un mucchietto di stracci sul cemento. Ha la testa quasi completamente volta all’indietro, come se qualcuno gliel’avesse girata a 360 gradi. I piedi, con i suoi sandali francescani, rattrappiti l’uno sull’altro.
Il suo corpo è lungo e disteso.
A destra vi un poliziotto, il Polizeieinsatzleiter Helmut Stärke, sorpreso dal flash del fotografo in una posa da ebete.
A sinistra un poliziotto in divisa: Horst Geyer, der Polizeiobermeister che gridò "Bist du denn wahnsinnig, hier zu schießen?”
Accanto a Geyer vi è un poliziotto (non identificato) di bell’aspetto in abiti civili. Ancora più a sinistra, dopo il poliziotto elegante e di bell’aspetto, mezza faccia, quasi invisibile, vi è la mano armata della Stasi che cambiò la direzione della Storia: Karl Heinz Kurras.

-       L’avete identificato – fece l’agente in abiti civili sorpreso dal flash e con l’espressione da ebete
-       - Ja, Polizeieinsatzleiter Helmut Stärke! Si tratta di uno studente. Certo Benno Ohnesorg. Presumibilmente uno di quelli che hanno dimostrato contro lo Scià.

A quelle parole Stärke guardò di sottecchi Kurras. Uno sguardo freddo, accusatorio. Chiaramente pieno di sgomento per le conseguenze…

-       Beh, Horst – fece Stärke – ricordati questa data : 2 giugno 1967. Da oggi molte cose cambieranno…

Molti anni dopo, ben 45, il giudice Karl Stärke figlio del Polizeieinsatzleiter Helmut Stärke, riesaminava quella foto. Stanco dei pensieri funesti che si accatastavano uno dietro l’altro sullo sterno e lo facevano dolere, sgomentato gettò un’occhiata dalla finestra del sesto piano dell’ Hotel Palace dove si trovava da quando era giunto a Berlino da München. Da lì godeva una vista formidabile sul Neuer See e il Tiergarten.
Almeno quella era una certezza. Quella foto invece era un incubo.
Karl Heinz Kurras era stato l’incubo di tutta la sua vita e della vita di suo padre, che l’aveva protetto. Ma perché? Perché aveva protetto un simile assassino che per di più lavorava per la Stasi?
Che anche suo padre vi fosse in qualche modo implicato con quel polipo tutto tentacoli che fu la Stasi?
L’aveva spesso pensato e non solo lui…
Otto Bohr era il nome operativo e di copertura di Kurras rinvenuto negli archivi della Stasi…e quello di suo padre?...
Oggi avrebbe incontrato Wensiersky, il giornalista del Der Spiegel, che stava indagando per conto suo da anni e aveva accumulato un bel po’ di nuove prove su quell’assurdo omicidio senza motivo. Il valore della vita è pari a zero; è solo una supposizione del pensiero quella di sentirsi unico ed irripetibile…ma unico ed irripetibile di che se un colpo di pistola può cancellarti in un attimo?

-       Ma perché l’avranno ammazzato? – si ripeteva ogni volta quasi sperasse che le conclusioni a cui era arrivato non fossero vere.

E le conclusioni erano sempre quelle di una congiura. Una congiura ed una copertura, ermetica, della polizia di Berlino a favore di Kurras. E suo padre ne era stato un protagonista.

-       E’ peggio di quello che avessimo mai immaginato! – aveva detto Hans Christian Ströbele, il parlamentare verde, in una recente intervista in TV, lui che quegli anni del Risveglio Politico li aveva vissuti e anche sofferti

Stärke ritornò al tavolo posò la fotografia e si sedé davanti al computer. Riprese a guardare il video di quel 2 giugno 1967.
C’era una città divisa quel giorno. Da una parte i berlinesi felici per la visita di una altezza reale: lo Scià Reza Pahlavi in uniforme bianca e la sua consorte che indossava un’intera collezione di gioielli nei capelli. Poi c’erano gli altri, i contestatori. Circa 2.000 che aspettavano invece lo Scià macellaio; quello che con la polizia segreta, la Savak, faceva sparire gli oppositori del regime torturandoli e massacrandoli.
Quel giorno erano stati schierati 4.000 poliziotti in uniforme; più 250 uomini della Kripo, fra cui 88 funzionari dell’Abteilung I, Staatschutz., che non indossavano la divisa ma leggeri vestiti estivi. Con quelli c’era anche suo padre, der Polizeieinsatzleiter Helmut Stärke.
A quel pensiero Karl si sentì a disagio. Che suo padre fosse finito in quella macchina della congiura che aveva dato una sterzata alla Storia non gli dava abento. Una macchina fatta di menzogne e sangue. Era una fitta, un messaggio che gli ripeteva dentro: non voglio essere come lui. Mai! Eppure era una contaminazione che lo accompagnava fin da piccolo e continuava ad infettarlo, come se avesse dentro una voce che gli urlasse quello stesso destino.
Fermò il video. Si sentiva pieno di quell’ angoscia.
Anche oggi era il 2 giugno, come 45 anni fa.

Suonò il cellulare. Era Wensiersky.

-       Hallo Peter
-       Hallo Karl. Volevo solo sapere se mi confermi il pranzo di oggi
-       Sì, certo Peter. Alle 12,30 come d’accordo. Al First Floor, il ristorante dell’hotel
-       Gut. Allora ci vediamo fra poco. Bis dann.
-       Bis dann

Wensiersky aveva gli occhi bovini, come quelli di San Tommaso mentre parlava e beveva lo Spätburgunder che Karl aveva ordinato

-       E’ fantastico questo vino Karl!
-       E’ il mio vino preferito Peter. Un Pinot noir di grande qualità
-       Complimenti!
-       Grazie Peter
-       Vedi Karl…- disse solenne portando il bicchiere all’altezza del naso per aspirarne l’incredibile aroma - tutto si è svolto in quel cortile che dà sulla Krummen Straβe. Lì è terminata la Fuchsjagd che era cominciata davanti alla Deutsche Oper. Partiamo da una delle sequenze finali. Foto davanti al tenditappeti – e porse una foto a Karl - …vedi…questo poliziotto in divisa, Kurt Wegner, raggiunge dopo averlo inseguito lo studente Ruβhoff, uno dei contestatori presenti alla manifestazione anti Scià. Lo blocca davanti al tenditappeti sul prato, del condominio, che precede l’ingresso al parcheggio dove verrà ucciso Benno. Wegner blocca Ruβhoff, lo getta a terra e comincia a picchiarlo con il manganello. In questa foto Benno Ohnesorg lo vedi in primo piano, che osserva la scena. Si riconosce bene per i sandali francescani che ci aiuteranno ad identificarlo in altre foto.

Karl prese la foto e la guardò.

-       Ma qui Kurras non c’è – disse
-       Non si vede, ma c’è. Te lo posso assicurare
-       E come? L’agente Wegner durante un’udienza dichiarò che per tutta la sera , dalle 19 alle 22, non l’aveva mai visto
-       Sì conosco questa versione. Ma Kurras era lì…e anche tuo padre Karl era lì…

La fitta al centro dello sterno si fece di nuovo sentire.

-       E tu come lo sai Peter?
-       Ho i miei informatori…

Peter stava per continuare ma l’arrivo dei piatti interruppe la discussione. I due si soffermarono a guardare estasiati la composizione del Thunfisch mit Meerrettich. Una meraviglia.
Wensiersky fu il primo ad assaggiare il piatto. Karl indugiava, non osando sciupare la bellezza della composizone.

-       Lecker ! – sentenziò Wensiersky
-       Köstlich! – rispose Karl dopo aver a sua volta assaggiato il piatto

Mangiarono rapiti, per un po’ in silenzio.

-       Ma quante persone c’erano in quel momento, lì sul prato? – chiese Karl
-       Una ventina. Una ventina di studenti avevano circondato Wegner…volevano forse sottrargli il manganello con cui stava picchiando Ruβhoff ma non l’hanno fatto. Sono rimasti indecisi…se osservi l’atteggiamento del corpo di Ohnesorg rispecchia bene l’atteggiamento di tutti gli altri…
-       Chi può testimoniarlo?
-       Schoner, il fotografo
-       Finalmente si è deciso a parlare…e perché proprio ora?
-       Non saprei…forse perché è ormai vecchio . E le colpe cominciano a pesare…
-       Può darsi che sia così, come tu dici…ma potrebbero esserci anche altri motivi…

Karl non aggiunse altro ma sapeva che il giornale aveva versato una bella somma a Schoner, che era malato ed aveva bisogno di soldi per curarsi, in cambio delle foto che finora non aveva mai prodotto.

-       Ma ho qualcosa di nuovo per te Karl

Tirò fuori il portatile e lo mise sul tavolo. Lo accese. Bevve un sorso di vino e quando il computer fu operativo aprì un file che aveva il nome “Kurras Pistola”.

-       Tieni presente Karl che quanto vedrai qui, va inquadrato in tutta la sequenza che abbiamo già visto, Fuchsjagd – foto al tenditappeti. Come ti ho detto nella foto di prima c’erano una ventina di studenti fuori obiettivo. Subito dopo che la foto fu scattata da Schoner irruppe un manipolo di poliziotti in uniforme che cominciarono a picchiare a destra e sinistra. Ci fu un fuggi fuggi generale e solo due vengono intercettati e picchiati: Freidenberg ed Ohnesorg. Ora il filmato che vedrai è colto esattamente nel momento in cui i poliziotti irrompono nel prato e tutti fuggono eccetto che Freidenberg e Ohnesorg perché vengono intercettati. Questi ultimi due cominciano a venir picchiati …guarda questa foto: a terra vedi Freidenberg con un poliziotto che lo bastona come un animale mentre Freidenberg si copre il capo per pararsi dai colpi… sullo sfondo si vedono molte gambe e piedi in movimento che circondano qualcuno di cui si vede solo i sandali, e quello non può che essere Ohnesorg…ma a questo punto ritorniamo un attimo indietro e guardiamo questo brevissimo filmato…

-       Di chi è il filmato?
-       Di Dietrich Bertram della SFB (Sender Freies Berlin)
-       Anche lui ha parlato per rimorsi di vecchiaia?...
-       Può darsi replicò Wensiersky con un sorriso sfuggente e bevve di nuovo un sorso di Spätburgunder –
-       Lecker! – ripeté - …il filmato è di otto secondi. E’ rallentato al massimo. I secondi sono numerati.
Stärke si mise gli occhiali e guardò. Al secondo numero 6 si vedeva un’ ombra di un uomo venire con passo regolare dalla parte del prato. C’era un momento in cui l’uomo passava davanti ad una Volkswagen Maggiolino bianca che finiva per contornare meglio la sagoma dell’uomo e in quel momento si vedeva bene che l’uomo teneva in mano un oggetto che aveva la forma di una pistola. La sagoma dell’uomo era abbastanza riconoscibile e assomigliava molto a Kurras…

-       Ecco Karl, questi probabilmente sono gli ultimi secondi di vita di quel povero ragazzo…Benno…un giovane che aveva una vita segnata fin dalla nascita…


Karl inghiottì fiele. Perché suo padre non era riuscito qualche secondo prima a bloccare Benno? come aveva dichiarato di aver cercato di fare durante un’udienza in uno dei tanti processi…Aveva detto che Ohnesorg gli era sfuggito perché aveva cominciato a scalciare e a dare pugni…ma suo padre era un uomo robusto e Ohnesorg era magro anche se alto…Congiura…la parola gli annebbiò la vista

-       Karl, stai bene?
-       Sì, Peter…sto bene…forse devo bere anch’io un po’ di Spätburgunder…
-       Ecco Karl questa è la foto scattata pochi attimi dopo che Kurras ha sparato a
-       Ohnesorg

Karl prese la foto. In primo piano si vedeva Feidenberg che ora stava in piedi e con la mano sinistra si teneva la testa (probabilmente per effetto dello sparo il poliziotto che lo picchiava l’aveva mollato). Sullo sfondo c’era Kurras che osservava da dietro le spalle di due poliziotti in divisa…Quella fu un’esecuzione, non c’è dubbio. Non c’era un motivo per cui Kurras avrebbe dovuto sparare. Sparare su un uomo mentre veniva manganellato e stava per cadere a terra…non c’era motivo…Era la provocazione di un agente provocatore. Non c’era una prova che potesse dimostrarlo, ma le intuizioni, un’intuizione generale che durava da 45 anni, non poteva essere falsa…non può essere falsa…Lì vi erano presenti un bel po’ di poliziotti che furono sospettati di essere IM (Inoffizielle Mitarbeiter des Ministeriums für Staatssicherheit), agenti della Stasi: Heinrich Bürger che poi figurò presente come IM negli atti della Stasi. Lo stesso fotografo Jürgen Henschel che scattò la foto di Ohnesorg morente, lavorava per “Wahrheit” l’organo ufficiale del SEW (Die Sozialistische Einheitspartei Westberlins) che era completamente dipendente dal SED (Sozialistische Einheitspartei Deutschlands della DDr) e infine…suo padre…anche lui era stato sospettato…e quel grido dopo lo sparo registrato dalla Süddeutscher Rundfunk: "Kurras, gleich nach hinten! Los! Schnell weg" che era stato attribuito a suo padre…e quella foto di suo padre che stava davanti a Dietrich Bertram cameraman della SFB e gridava “Licht aus!” e Kurras ben visibile dopo lui... E suo padre che aveva sempre dichiarato di non aver mai visto Kurras!

-       Peter, onestamente, mio padre era un IM?
-       Karl…non so risponderti…ma tuo padre chiuse una porta alla verità e a se stesso come uomo. Quella porta è rimasta chiusa anche dopo la morte e tu sei lì davanti a quella porta e non riesci ad aprirla e non potrai mai perché in verità anche tu non vuoi aprirla, perché hai paura della verità…se la Stasi abbia intenzionalmente armato la mano di Kurras non saprei…certo la Stasi aveva creato una macchina che doveva produrre il Sessantotto, fosse pure anche qualche anno più tardi…

Le parole di Peter portarono Karl Stärke a frugare nella mente un brandello di poesia trovata nella giubba insanguinata di un altro figlio che la storia aveva da lungo sepolto, che aveva tentato di cambiare il destino macchinando un attentato ad Hitler: Albrecht Hausofer, il cui padre aveva trasmesso ad Hitler poteri invisibili e gli aveva aperto le porte che Albrecht tentò di chiudere e per questo fu fatto brandelli:


Per mio padre il destino aveva parlato
Da lui dipese ancora una volta
Ricacciare il demonio nella sua prigione
Mio padre ha spezzato il sigillo
Non ha sentito il soffio del Maligno
Ha lasciato libero il demonio per il mondo


E mentre quelle parole gli scivolavano lungo la memoria come i titoli finali di un film mormorò:

…Schuldig bin ich
Anders als ihr denkt…
Und heute weiß ich, was ich schuldig war…


Princas Vilnuje
Fabrizio Ulivieri


Monday 7 December 2015

Taeko la mia amante aliena: Capitolo II Ayako una ragazza sensuale e irriguardosa




Capitolo II

Ayako a differenza di Taeko era una ragazza irriguardosa. Aveva un’innata sensualità, questo sì, ma era estranea a rigide norme di comportamento. Era incapace di ogni forma di ragionamento letterario, di logica, di arte, di impegno morale. Amava il divertissement e la provocazione e viveva di questo.

Un uomo che fosse stato amato da Ayako certamente avrebbe beneficiato di quella forma sensuale ed estetizzante di vivere nel mondo.

Ayako era cresciuta in una casa di tutte donne. Pervasa da risatine, sussurri ed ipocrisia. Per lei essere ipocrita era il modo normale di stare nel mondo. Essere ipocrita non era un male. Non conosceva altro modo di essere.

Certo quel gineceo le aveva conferito un gusto innato per il cibo, i vestiti e la musica lirica. In questo forse era stato suo padre che aveva forgiato la sua disposizione per l’opera ed il bel canto.

Fin da piccola aveva preso lezioni di canto e più volte era stata in Italia per studiare la tecnica del canto lirico.

Non aveva ambizioni.

Era un male?

Dovendola definire si sarebbe potuta definire come una donna non bella ma raffinata e seducente.

Gli uomini spesso preferiscono le donne raffinate e seducenti alle donne belle tout court.

Aveva un fidanzato ed era quello da sempre. Fin dai tempi della scuola media superiore. Tatsuya. Un giovane muscoloso ed acerbo.

Nonostante Ayako fosse sempre circondata da corteggiatori e nonostante l’ipocrisia fosse il suo stato naturale era fedele a Tatsusya.

Amava tuttavia ragazzi belli e giovani. Soprattutto amava gli uomini che non avevano ambizioni. Come Tatsuya.

Gli uomini grassi le apparivano grotteschi e incomprensibili. Particolarmente quelli dediti allo studio ed alla politica: li trovava noiosi e miserabili. Quelli pieni di ambizioni li considerava alla stregua di debosciati.

A differenza di Taeko era una donna di questa terra. Non la muovevano fili invisibili ma il fuoco di questo pianeta che cova sotto la crosta terrestre a migliaia di chilometri dalla superficie.

Se Taeko era donna cerebrale Ayako era un tipo di pancia, viveva in primo luogo la vita prendendola di pancia poco propensa come era alla speculazione.

Lei lo sapeva. Lo sapeva di essere diversa da Taeko. Per questo non aveva ambizioni. Era figlia della umile terra.

Era innamorata. Innamorata di se stessa. Sentiva in sé il fuoco della terra arderle dentro, che la teneva in vita indipendentemente dal suo essere.

Princas Vilnuje
Fabrizio Ulivieri

Friday 4 December 2015

Nympho - English version




From "Succhi Gastrici e effetti collaterali" in Academia

"Ηθος Ανθρωπῳ Δαιμων"
To a man character is demon (Heraclitus)

Men call me “whore." They say I'm a whore.
Very simple the minds of men. For them, you are the mother, the sister, a saint or a whore.
I'm twenty-five years old. I had about two hundred men. I made love the first time when I was eigtheen.
I do not remember all their faces. I do not remember all their names. I remember their smells though. Their sexes. The enjoyment I felt with each one of them.
People do not understand. I'm not a whore. I just need sex like you need to eat or breathe.
Sex calms me down. It makes me feel good.
When I'm nervous I need a man. His body, the heat of his flesh, calms me. They make me feel I am no longer alone on this earth. 
His member takes away the deep pain and anguish I carry around. Anguish that comes from afar. Unknown.
I masturbate every day. Inside me there is the fear of failing. The terror that my dreams one day will abandon me forever.

I'm not a bitch. People do not understand this.
It's just my way of being. The way I feel life.
And I pray life.

It's my way of saying to the world, "Hey I'm here me too!"

Il Sorriso della Meretrice Amazon 

Princas Vilnuje
Fabrizio Ulivieri

Aboding monsters

being by faith forgotten being in sin befallen the same man has gotten from innocence swollen raised and delv'd his night high monsters ...