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Showing posts from September, 2025

Il Silenzio E Il Verso (il problema della bellezza)

  Giorgio ebbe per tutta la sua vita un problema con la bellezza. La bellezza, non è mai completa per quanto uno sia bello - e Giorgio bello lo era e si sentiva bello. La bellezza tende sempre alla vanità e al narcisismo; e diviene un problema di coscienza perché sempre le manca qualcosa per essere quell’ideale che essa stessa si propone. E questo porterà sofferenza, perché il segreto dell’attrazione risiede in realtà nel potere dell’imperfetto. Soprattutto era nel sesso che sperimentava questo. Nel sesso dove il brutto, l’animalità, la volgarità, la sporcizia sono le basi della foga e del trasporto erotico. Della mascolinità e della perversione maschile e femminile. E questo talora lo sconcertava e gli dava problemi di tenuta. Tanto che l’ossessione del corpo - delle sue imperfezioni - culminò decadi più tardi in un suo poema che scrisse per gli amori eterni della sua vita quando aveva accettato ormai l’imperfezione e lo sconcio della vita: Amo il tuo corpo, amo la tua pelle Le tu...

In trollyebus

  Tu siedi davanti con un sorriso Guardi lontano e nei ricordi vai Dal mio genere in tua specie diviso Di me sfiorato - che ricorderai?

I tre giorni di fuoco

  Se anche verranno tre giorni di fuoco l'amore terrà nel dolore uniti e oltre la morte vivi in suo gioco salir i cieli per fiamme infiniti

Does the wheel of fortune then will continue past death?

For a long time, I believed death was ultimately a moment of freedom: I die, and I no longer worry about what I’ll do tomorrow. I free myself from everything, including time. But reflecting on this theme - explored by Aristotle and others (Pindar, Dante Alighieri, and more) - I am no longer so certain. Is there a possibility of a tie, a nexus, a liaison between the living and the dead?  Can the dead be affected by events in the world of the living, and vice versa? Even Aristotle does not dismiss this idea: ἔοικε γὰρ ἐκ τούτων εἰ καὶ διικνεῖται πρὸς αὐτοὺς ὁτιοῦν, εἴτ᾽ ἀγαθὸν εἴτε τοὐναντίον, ἀφαυρόν τι καὶ μικρὸν ἢ ἁπλῶς ἢ ἐκείνοις εἶναι, εἰ δὲ μή, τοσοῦτόν γε καὶ τοιοῦτον ὥστε μὴ ποιεῖν εὐδαίμονας τοὺς μὴ ὄντας μηδὲ τοὺς ὄντας ἀφαιρεῖσθαι τὸ μακάριον. (Nic. Eth. 1101b) "For it seems, from these things, that even if anything whatsoever reaches them - whether good or the opposite - it is something feeble and small, either in itself or for them; and if not, then it is of such quanti...

Le stelle

E sono uscito la notte a guardar le stelle al freddo cielo - gli occhi andati su per il divin spettacolo. Io avevo dimenticato le luci che vagano all' infinito nero senza pace che calmo però appare allo sguardo come in un respiro. Ho sentito la grazia di quel vivere estinto che rinasce in questo lato di mio mondo - ove esister è obliato.

L'angelo custode

  Mio piccolo amore tu sei un ciuchino Vai, fai, ascolti e non parli - ma sai Che angelo custodisce suo destino Tu che in terra ti dai saldo in te assai?

Le cose più perfette

  Alla triade di nomi che è la mia vita Amo il tuo corpo, amo la tua pelle Le tue imperfezioni per me divengono Le perfette cose che mi appartengono

Gioie segrete e sorrisi privati

  Jesus! Che rimane alla fine a me Di quello che io una volta ero? Il diavolo quello sì sempre credo Nell'intestino saldo sta, si tiene. E ora come allora mi uccide Ogni giorno - così anno dopo anno. E pensavo fosse Dio a giocare Con me e invece un altro spirito Contrario mi guida ora irrequieto E di me si trastulla - lui crudele. Nel mio volto tacciono desideri Gioie segrete e sorrisi privati, Piccole  vaghe astuzie infantili Ove Dio e il demonio si scontrano E il mondo così e l'uomo curano.

Dio gioca con l'uomo perché?

  Qualche volta io penso, Dio, tu abbia Con me giocato, o forse scherzato. La mia vita strana, bizzarra, dubbia Di speranze avevi accreditato. Tante erano - ma l'ho tradite tutte. E son andato lontano alla fine Lontano da dove le ho distrutte In un posto alla pace incline Di cose ora fin troppo quotidiane  Io che solo amavo la gloria mundi L' idiozia di questo mondo inane Seguivo però in quei suoi rimandi Di una macchina assai complessa Di un corpo, quello mio umano Perfetta che or va avanti dimessa Vedo la meraviglia del Suo piano. Ma una cosa bella è che ancor sogno L'altra vita dopo questa. Mi illudo? Io non credo - mi rafforzo nel segno Mi tengo aperto e non mi rinchiudo.

La filotopia lituana spiegata

  Qua ho conosciuto la piccolezza L'esser del piccolo eppur felice. E dà questo una propria saggezza Il saper che in eterno si addice. Piccoli sentimenti piccol cose In città senza nulla - la stazione Nemmeno. Dove un angusto orto Fa felice - almeno grato alla vita. Dal nonno al nipote in questo mondo Profonde come in una fotografia Vivon le cose cosí come sono Universo dono la filotopia.

Los días aciagos

  Me pregunto por esta mareada y varones alienos y estragos que llegarán pronto como oleada a calles de sangre en días aciagos

Una volta credevo nell'uomo

  Una volta amavo davvero l'uomo. Il suo corpo la sua carne amavo Il suo sangue sentivo mai domo. Gli credevo e lui sempre cercavo. Nel sesso per lunghi anni vissuto E nelle sue profonde vibrazioni Alla loro nera ombra cresciuto Divenivo uomo di quelle visioni. Credendo in me nel mio profondo Credendo nella forza del mio cuore Come nella pioggia cercassi sfondo Al filo di vita appesa bagliore.

I giorni della follia

  Questa luce che va e viene I giorni accompagna - cos'è? Fa male e sa di morte - duole. Via i giorni passano molli Languido nulla e insieme folli.

Uomini ilici

  Che, tu, vivi ogni giorno non vedi? Solo ascolti credi e larvato procedi. Vero è cercare - fra pieghe guardare. Vuoto vivi e rinunci a domandare. Ti basta la vita da asino seguire O come un cane sempre guaire? Non vuoi la vita dell'uomo sapere dal vero lasciar le bugie cadere?

Empoli

  Empoli non credo ricorderai che in te vivevo - i giorni passavo Non t'amavo allora - solo t'odiavo. Mai lontana ora per me vivrai.

Il Silenzio E Il Verso (La karuṇā )

È difficile stabilire quello che Dio scrive sulle righe storte, quello che sta alla base dei nostri apparenti frutti. Talora miseri, talora fuorvianti, ma in realtà rilettono una nostra innata certezza a cui siamo diretti, che porta al finale di nostra vita. Per vivere - il padre professore che finora lo aveva sostenuto era nel frattempo morto per infarto - Giorgio trovò lavoro in una scuola d’Italiano, nel centro di Firenze, nella zona oltre Arno - dopo Ponte Vecchio: in Via de’ Bardi. Proprio sotto il bellissimo giardino Bardini. Insegnava italiano agli stranieri. Lo aiutò a trovare quel lavoro un amico di famiglia. Un famoso pittore fiorentino, ma nato a Parigi e di origine napoletana, a cui la direttrice della scuola doveva qualche favore. Famoso per dipingere il Duomo di Firenze. All’inizio il lavoro gli piaceva. La scuola si trovava in una bella parte di Firenze, quieta; che conservava ancora quella atmosfera d’inizio secolo che si respira nelle Sorelle Materassi di Palazzeschi. ...

Dialogo della notte

Di notte vengono di notte vanno. E tu di notte sei venuto. M' hai parlato, dolce e senza affanno. E vicino ti sei seduto. "Il paradiso esiste?" - "Sì" hai detto. "Babbo e mamma come stanno?" "Bene" mi hai risposto con affetto. "Ma perché una vita d'inganno?" Hai sorriso - come quando morivi. Lieve hai coperto la bocca. Nel gesto di pudore arrossivi. "Vivi e non vedi che ti tocca" Sembravi provato e un po' triste. "Ma tu" hai chiesto "Che qua fai?" "Che faccio qua? Una ragione esiste? Per che motivo qua arrivai, Non so dirti quale sia la ragione. Una mano dietro spingeva. Non capivo che era una missione Che la vita da me voleva."