Quando tocco un corpo ora
Quasi è prendessi l'ostia
Nelle mani consacrata.
L'ingerenza di un mondo vivo
Di vita che porta - con sé sacro
Strumento ritmo di presenza.
Il corpo è il mondo e di più.
È l'eccedere di quello nell' oltre
Che dà ragione qua dell'agone
Che brucia didentro la carne.
Ne cerco il cosmo suo
Ordinato, l'esser se stesso
Amato o odiato che in sé
E solo in sé vive e cresce.
Destinato alla morte eppure
incurante cerca le vie alte
Del cielo l'orizzonte lontano
Di un sentire che scuote
Quasi è prendessi l'ostia
Nelle mani consacrata.
L'ingerenza di un mondo vivo
Di vita che porta - con sé sacro
Strumento ritmo di presenza.
Il corpo è il mondo e di più.
È l'eccedere di quello nell' oltre
Che dà ragione qua dell'agone
Che brucia didentro la carne.
Ne cerco il cosmo suo
Ordinato, l'esser se stesso
Amato o odiato che in sé
E solo in sé vive e cresce.
Destinato alla morte eppure
incurante cerca le vie alte
Del cielo l'orizzonte lontano
Di un sentire che scuote
la resurrezione difficile
creduta ma di carne data.
I corpi sono tanti - impossibile
Amarli tutti - solo un Dio
potrebbe. Ma potrebbe
anche lui tutti amarli
senza distinzione per sua
interna ragione? Neppure
un Dio, un Dio vero, potrebbe
accettare i tradimenti tutti
i corpi tiepidi li vomita
i corpi che passano senza storia.
Ma la domanda rimane:
Perché il corpo e non lo spirito
tocco ora e vedo? Forse lo spirito
tocco ora e vedo? Forse lo spirito
è quello, quello che carezzo
sento, i fantasmi che coltivo
e godo nella carne dei giorni
io giù deietto che solo vivo?

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