Skip to main content

Posts

Showing posts from April, 2025

"Aš nenoriu mirti - Non voglio morire" di Salomėja Nėris

Amžius tu šlamėsi, Šilkalapi uosi - O naktim žvaigždėtom Vasaros šiltos Tyliame pavėsy, Kai šakom sūpuosi, Šimtąkart girdėtą Meilę čia kartos - Aš nenoriu mirti, Nė žemelėj pūti - Aš gyventi trokštu Su tavim drauge! - Aš nenoriu mirti! - Geriau uosiu būti, Šaltu akmens bokštu, Mažyte sraige - Fremerai oh vita Come foglia al vento In notti stellate Di calda estate All'ombra silente Ai rami che mossi Cento volte udràn Dell' amore il verso . Non voglio morire  Né in terra marcire Vivere io voglio A tuo lato stare. Non voglio morire Meglio ramo al vento O pietra su pietra  O esile lumaca.

The Little Book of the Dead - Primetta

Can a river of love, buried deep within your heart, flow silently for decades, only to one day breach the surface and reveal itself? That’s what happened to Primetta, my mother’s sister. I think that I was one of the reasons she was committed to a mental hospital. I was around thirteen. I was an idiot. I have been an idiot all my life without realising it. I was blinded by my narcissism. I was beautiful, an incredibly beautiful teen, a teenager blessed by Mother Nature with a cruel, asinine beauty. I was so vain that I was ridiculously incapable of seeing the delicate human soul of another. My aunt Primetta was such a delicate mechanism, a light soul who always needed attention and patience. My mother had them both, but I had none. Not a shred. I don’t remember exactly what happened. What I recall is that I was relentlessly teasing her, almost ruthlessly teasing. Could I say without compassion for her? She had a breakdown at last. I do not recollect whether I was regretful or devilishl...

I fantasmi esistono

I fantasmi contano - oh sí, che contano. La vita è piena di tuoi fantasmi.   Fanno parte della vita ovunque. Vai, li vedi e li senti. Fanno parte  Di tua vita - che da sempre ti parlano  E inquietano te notte e giorno. E hanno un fascino quotidiano. Il fascino del languido soffrire di ricordare coloro che furono.

Youth, why are you so vain?

  Youth, why are you so vain? You had me years ago - I was so plain! You swore we would make a perfect pair, You would never leave me in despair. As you gave away things you loved My beauty and my young age ignored You left my dreams in waters deep. Far stay you now - and mock me so cheap!

Cul-de-sac è la vita

Viver in un corpo è un cul-de-sac . L'altro da te potrà andar - ma tu che? Come potrai mai fuggire da te? O io da me? È un cul-de-sac . È un cul-de-sac la parola rispetto. Rispetto del tuo morbido corpo Che tocco con le mani. De' tuoi occhi E de' tuoi pensieri e delle scariche Che vibran e pulsano e muovon te. Par che tutto è un cul-de-sac  - che guida Chi cerchi però la vita amare In vista di un giorno il morire.

Le buone famiglie

  Ho un bel ricordo della nostra Pasqua In Empoli. Una Pasqua piovosa un po' uggiosa. Abbiamo vestito la tavola di una tovaglia colorata.  Eravamo una famiglia. Come passano le famiglie su questa terra! Quante famiglie ho avuto e tutte parevano eterne e un poco felici a Pasqua, a ogni festa. Si vestiva la tavola, si cucinava e si sperava. Ma ogni piccola gloria passa - e che rimane? Che rimane di tutte le mie famiglie? Che rimane di tutti quei buoni sentimenti? Di tutti i nostri cuori puri? Tu - buon Dio - rispondi.

Non guarda Dio un cuore puro?

  Lei parlava con Dio Candidamente chiedeva Come a un amico, lei chiedeva. Perché non doveva ascoltarla? Il cuore suo era puro. Non guarda Dio un cuore puro? Ho parlato a Dio ...mi diceva E ho chiesto che ... In quello sguardo coglievo Purezza e ingenuità di cuore, solo. Non guarda Dio un cuore puro? O tutti devono essere Santi E pregar come possessi per meritar Sua salvezza?

Ritorno a Empoli

  Che vengo qua a cercare Quando ne sono fuggito? Fantasmi. Figure. Ombre. Ricordi. Identità che Più non ho. E questo io Cerco qua, lungo le strade Nei colori, nelle facce Di gente ora ignota Che popola questo mondo. La pace che non esiste Non abita qui le strade. Non abita né la gente Né il cielo né i luoghi Dove vado con la mente Fissa - e in quella sete Che brucia, solo, sprofondo.

Pasqua

  Un giorno non ci sarò più E ci sarà un'altra Pasqua E da questo balcone un altro Guarderà giù verso la strada E pioggia di nuovo sarà E allo stesso penserà: Un giorno non ci sarò più E ci sarà un'altra Pasqua . A ogni Pasqua uno nuovo Sorgerà - ugual chiederà Quando quel giorno a lui sarà.

Il treno che passa la notte

E il treno che passa nella notte Sferraglia sui binari - è un fischio Nell'aria - un suono dimenticato Che la notte mi ha rigenerato. Un suono immutabile e vivo Che pare un' immutabile cosa Come il sole che da sempre sorge E muore. Ma l' umana cosa vive In due mondi - di carne e spirito Si divide e sale a cosa maggiore E sa d'esser di confine suo il fine.

Ingiusti giudici

  Non molta la distanza fra qui e lì. Dal balcone nella notte non vedo La casa rosa dove state - ancora. Ma vi sento - vi sento vivi lì Sepolti per sempre - in attesa sento. Aspettate muti e sapete - io Non verrò. Non passerò quella soglia Non perché le chiavi non ho. Non posso. Il dolor che lì dentro vive cupo È troppo e denso regna e aleggia Respirarlo mai più posso. E voi muti Mi giudicate voi ingiusti giudici Lì rimanete e vi ostinate In attesa che io venga e perdono Chieda di aver chiesto una vita Ancora prima della vostra finita.

Il suono della pioggia in Italia

  Ti ho mai detto com'ė diverso Il suono della pioggia in Italia? È fragoroso, rumoroso talora. Eppure dolce ti arriva al cuore. Riempie la strada - risuona Nella notte. Ascolta com'è bello! Lo avevo dimenticato. Sai? Abituato al silenzio lento Della Lituania fatto di grigio O di bianco - che spenge dentro, il senso. Quante cose ho dimenticato Di questo paese, che con occhi stranieri Ora vedo e che la lingua parlo ma non più la mia! È una lingua appresa imparata.  Chissà dove e quando. Solo questo suono della notte - che m'ha chiamato Il suono di una pioggia fragorosa rumorosa E dolce tuttavia parla come parlo io! E mi dice chi sono, chi ero - prima. Mi dice la strada - ora breve  Che mi aspetta fuori. Ma non qui  Dove cade questa pioggia ritrovata Ma dove la neve copre e il grigio Fa paura perché non ha suono. Sta sopra e soffoca come terra bagnata.

Padre

  Quanti anni hai dovuto soffrire Per essere infine quella che sei? Quanti i giorni che hai dovuto piangere E andar sola senza il conforto Di una parola? Padre. Che mai Hai avuto. E di quel suono nemmeno Conosci il senso a te ignoto. Nemmeno il ricordo ti rimane. Solo un paio di foto sbiadite Fredde - come tomba di marmo dure.

Volevo sapere

  Sono venuta, vedi Qua dove tu vivevi. A camminare dove Tu solo sei andato E non me a te di lato. Volevo respirare Come hai respirato pensare come tu Hai pensato chiedevo. Ma piove, è freddo qua Un grigio morto spinge Via da te - che rimani. Solo e non un domani.

"Baltas Takelis - la bianca strada (che porta a casa)" di Salomėja Nėris

  Žiūrės ten mama pro langelį, Kai vakaras pievoj garuos - O paruge baltas takelis Ilgai akyse tavaruos. Tai krimsies, kam tuomet bareisi Paguosti tavęs negaliu - - Juk aš niekados nepareisiu Pro paruges baltu keliu. Vedrai mamma dalla finestra La sera nei campi vaporare - Al bordo di strada maestra Bianca - negli occhi me andare. E soffrirai e arrabbierai Che consolarti non potrò Perché  più a te ritornerò Né lungo la strada andrò.

"Vakaras Jūroj - sera marina" di Salomėja Nėris

  Saulė leidžias. Dega jūra. Tirpsta jos krantai. Lyg žuvėdrą, baltą burę Tolumoj matai. Kur skubi, paklydęs laive? Nepalik manęs! Mus bangose naktį gaivią Žvaigždės glamonės. Scende il sole, brucia il mare Si scioglie la riva. Un gabbiano? Bianca vela È persa lontano. Dove t'affretti, distante Nave? Qui rimani! Me fra onde la notte viva Stella carezza.

"Saulės kelias - La strada del sole" di Salomėja Nėris

  Žiūrėk - mums saulė kelią Vaivorykštėm nudažo, Mus pusnuogius apkloja Ji šilko spinduliais - Nušviesk ilgai, saulele, Gyvenimą mūs gražų! - Paskui naktis akloji Ties jūra nusileis . Guarda - il sole la strada A noi di arcobaleni Dipinge, seminudi Noi copre di suoi raggi. Di luce a lungo sole Brilli tu vita nostra Bella, che notte cieca Poi sul mare giù cali.

Due regni all'uomo son dati

Cartesio diceva "Cogito ergo sum" "Sentio ergo sum", dico io. Solo quando mi sento io esisto. Solo quando il corpo ha dopamina Io sono chi sono, ho un posto nel mondo. Mi sento centrato, piazzato in questo regno. Io credo nell'anima e credo nel corpo. Il corpo è se lo sento, l'anima è quando la cerco. Non so se sono in contraddizione. Ma se l'anima ha una morale allora vive. Ciò che il corpo vuole, l'anima si vergogna. Ciò che l'anima chiede, il corpo spesso nega. Se scelgo il corpo vivo il mondo, Se scelgo l'anima servo Dio. Due regni all'uomo son dati e non per essere Negati, ma per essere tutti vissuti. Io vedo nell'anima la via per cui il corpo tende Ma talora non può e per esistere, sé devia.

Un altro giorno

Lei mi dice - perché non dormi? Non lo so - io rispondo. Ogni giorno dal calendario Io stacco un giorno.

La notte - un mondo parallelo

La notte quando dormo inizia un mondo Un mondo di vive persone che a me Viene. Mi visita mi parla mi abbraccia mi ama O mi allontana. È un mondo vero, non un mondo Di sogni - che si apre parallelo. È il regno della notte che vive. Degli spiriti vivi E morti, delle anime bisognose  che chiedono incresciose e senza ritegno. Di tutto ciò che il giorno si vergogna Tace e non va in scena. Ma la notte lo crea A sé meravigliosa - indicibile incatena.

Il passato ti giudica

  Il passato è un'onda - arriva e torna Alla coscienza non lascia lo spazio La stringe preme e impone vergogna. Chi eri ti mostra - se di te sazio Fosti e se il tuo vivere fu giusto O se la vita fu dono e non strazio. Il passato ti porta il disgusto Non perdona e ti serra alla gola. Di tutto alla fine paghi il costo.

La silenziosa piccola voce dentro di me

  Perché mi abbandoni? Perché taci? La tua sorda voce dentro fugace. Fuori è la neve - l'inverno di nuovo Il sole appare guarda scompare E tu anche venivi e poi andavi ma ora fatta ti sei impensabile ti rendi e nascondi inarrivabile.

The Silence of God

  William Desmond (God and the Between) notices that speaking of God implies an almost total silence by default. "There is a silence of indifference. There are philosophers who affect this latter silence. Not for them the passionate repudiation of the monotheistic God of some earlier atheists, like Nietzsche. The matter is no longer an issue." This is another aspect of what we have called the propaganda triggered and spread by cooperatores mali —a term by which I refer to the entire movement of thought, encompassing many intellectuals, politicians, and Freemasons, that, from the Renaissance onward, has worked to conceal the "problem" of God. They contributed to spreading a devilish power of deception. In fact, Desmond asks, "Is it possible that an age could fall under a bewitchment? … the bewitchment of godlessness."

E tu vieni la notte

  Oh sì lega, lega il filo, lega! E tu vieni in sogno e mi parli di là vieni dal regno dei morti, ma tu morto non sei - mai. Tu sei vivo, vivi in altra forma e vieni la notte e mi parli mi abbracci mi stringi mi baci. Così grande il tuo amore che mai quel filo si rompe. Oh sì lega, lega il filo, lega!

The Little Book of the Dead - Aistė

  When the wind blows, icy and cold, hitting and wounding the face, Lithuania declares herself. No snow, no rain, no grey day speaks as the wind speaks and says, "That’s me. Lithuania." This is the message the wind carries along. As the wind blows and the trees bend without a word, so people don’t complain; they stay still and apparently do not suffer. Like the trees, they bend and endure, without pride, without rebellion. They keep quiet and watch nowhere. In Lithuania, people and nature share the same mood. People resist and suffer without a lament, without their countenance betraying their dolor. Aistė was late as always. It was in her nature to be late. She was born late, one week later than expected. She woke up late; she fell asleep late. She was always late to school ... Everything she did was following her existential condition, her intimacy: to be on time, she would have to suffer; she avoided any form of suffering. In a country where suffering was the normal state. ...

"Memento" di Ugo Iginio Tarchetti

  Questa poesia è di Ugo Iginio Tarchetti. Non l'ho scritta io, ma avrei voluto. Quando bacio il tuo labbro profumato, Cara fanciulla, non posso obliare Che un bianco teschio vi è sotto celato Quando a me stringo il tuo corpo vezzoso Obliar non poss’io, cara fanciulla, Che vi è sotto uno scheletro nascosto. E nell’orrenda visïone assorto. Dovunque o tocchi, o baci, o la man posi, Sento sporger le fredde ossa di un morto .

The Little Book of the Dead - Giovanni

  Deep, the well of the past. Unfathomable when one discusses and questions the past of man. An enigma, and this enigma we are. We enclose our existence within. Body against spirit, a conflict by nature. This we are — the alpha and the omega of all questions: "Why do we exist?" And the deeper one digs, the more one is consumed and suffers. Self-knowledge is pain; pain unveils that death is what one must prepare for. Everything inside speaks to us of those who died before, they too, bottomless abysses. Descend you must into them. Traverse them. One after the other. Until the last and final abime. I ask you, Giovanni, who have you been? Word speaks you were a life lover. Word speaks you were un donnaiolo. Women you loved,  perfume, and dressing up. You loved reading books, and you loved politics. Volterra, you loved, where you founded a socialist circle. You were a peasant, an uncommonly well-educated peasant. This I know. Word makes world, and I grasp those words that spoke of...

Night and fear

  Childhood living holds my stay Things I wanted like sand slidden away. Graceless lady, you know who I am You know me inside 'cause You watch me suffer day by day. A dull aching pain you've decided To show me again and treat me unkind. I've dreamed of you many times. You, sins and lies, you freedom Your abime, cruel on me, you lay. Faith broken and tears cried What will I leave after I die?

L' attimo importante

Graceless lady You know how I am L'attimo importante esiste nell'uomo? Quell'attimo che sembra una vita fissare? Tu che credi - che figure siamo devi pensare.

La vita di un altro

  Mi guarda mi segue mi spia Va su e giù - per i corridoi Passo lento meccanico stanco Una noia di vivere lo manda? Mi saluta e i suoi occhi S' accendono al " Labadiena !" che incontro. Sempre la stessa uniforme porta Ma che da me i suoi sguardi cerca? Non ha il piglio di uno banale Che guarda al mondo in modo normale. Ma un tocco infelice, si tiene lui dentro.

Vivere in esilio

  Manca il senso comune - quel senso Che trovi che vivi dentro l'eccesso Che te riconosce in sé immenso Sempre si dà nell'ora e adesso Lo vedi lo senti in una forma. Ti guida e sembra esser il nesso Dei giorni delle ore che è norma Assume ruoli e nomi e cambia Ne cambia il tempo e si trasforma. Ora vedo il suo nome - sabbia Tra le mani in esilio io tengo Lontana scivola e piango rabbia.

Io ti amo

  Io ti amo per la tua umanità Per la tua profonda santità. La santità umana che vive di te. Non per le tue mani - non per i tuoi occhi Né bocca - non per i tuoi morbidi seni. Per la luce però che da te penetra a me Che il suono della tua voce Vibra nell'aria e dice io sono! Io esisto, Io vivo, Io sono io!