Un giorno ti ho chiamato
e ho fatto finta di aver sbagliato.
Ho udito la tua voce stanca
malandata, rotta, misera quasi.
Io avevo gli anni dei giovani
animali al lucente sonno consegnati,
che cantavi, e senza peccato amavi
quando tu ormai salivi lento la fine.
- Sandro Penna? È lei? Il poeta?
- Si sono io? Lei chi...
- Non importa, non importa...le sue
poesie sono meravigliose...
- Grazie, grazie...
L'hai detto in tono disperato
affaticato, ma sincero hai parlato.
Io ero in un altro mondo.
Il mondo in cui tutto è permesso:
il mondo immortale del giovane animale.
E tu chino già scendevi invece - ove ora io scendo.
Un suono effimero, un flatus vocis,
per un attimo ci ha legati - stregati
e poi in eterno separati.
quando tu ormai salivi lento la fine.
- Sandro Penna? È lei? Il poeta?
- Si sono io? Lei chi...
- Non importa, non importa...le sue
poesie sono meravigliose...
- Grazie, grazie...
L'hai detto in tono disperato
affaticato, ma sincero hai parlato.
Io ero in un altro mondo.
Il mondo in cui tutto è permesso:
il mondo immortale del giovane animale.
E tu chino già scendevi invece - ove ora io scendo.
Un suono effimero, un flatus vocis,
per un attimo ci ha legati - stregati
e poi in eterno separati.
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