Saturday 5 January 2019

Il '68 in cifre e il Sessantotto in lettere (la vittoria del capitalismo postmoderno)



Quando Fabrizio ritornò Silvano sedeva davanti alla TV. Non salutò. Non disse una parola. Guardava la TV con una espressione fissa. Stava rigido, disteso e lungo sul divano.

- È tutta la sera che è così disse la filippina - non ha voluto nemmeno mangiare.

Fabrizio era preoccupato. Quando suo padre era in quello stato preannunciava un peggioramento mentale e di conseguenza fisico. Si connetteva a quell'universo fatto di nero e nulla che sembrava tirarlo dentro giorno dopo giorno.
"Quando sarà quel giorno?", si chiedeva allora Fabrizio.
La filippina al solito lo aspettava già vestita e pronta a scappare appena lui avesse varcato la porta.
Se ne andò, finalmente. A Fabrizio che se ne andasse subito, non dispiaceva. Non gli piaceva. Era d'accordo con suo padre. Che poteva avere in comune l'universo da cui proveniva la filippina con quello di suo padre?
Ma questa era divenuta l'Italia. Un paese dove gli italiani contavano meno degli immigrati. Un paese di contraddizioni profonde, in cui i comunisti si erano trasformati in fascisti e i fascisti che mai erano scomparsi se non all'apparenza si erano fusi con i comunisti, al punto che era impossibile distinguerli.
L'aveva detto anche Pasolini che un provocatore ai tempi suoi sarebbe stato subito smascherato e riconosciuto dagli occhi, dal naso, dai capelli...ma dopo c'era stato un livellamento che aveva reso impossibile distinguere un provocatore da un rivoluzionario, perché destra e sinistra si erano fisicamente fuse. Ma chi aveva provocato quel livellamento? Tante domande rimangono senza risposta, perché la realtà visibile non mostra mai quello che ha operato la realtà che sta sotto.

Rimasero lui e Silvano, che non parlava in nessun modo. Si sedé di lato a lui sul divano grande e lo guardò.
Silvano pareva davvero in un altro mondo. Come una particella impossibile da determinare nella sua posizione.

- Voglio raccontarti la mia vita. Devi sapere quello che ho cercato di fare nella mia vita, prima che muoia.

Fabrizio a quelle parole si sentì sconcertato. Onestamente non aveva nessuna voglia di subirsi i racconti di suo padre.

- Voi giovani credete di sapere. E invece non sapete nulla. Vabbeh tu eri un ragazzino...io mi ricordo tutti quegli studenti in piazza che urlavano a Lenin, Mao, Ho Chi Minh...che . credevano di cambiare il mondo...e magari ci credevano e non sapevano che erano manovrati...tutti si chiedono perché il '68 ha fallito. E ci credo. Chi guidava, i capi, erano tutti al soldo dei servizi segreti. Hanno fatto quello che dovevano fare e poi sono passati dall'altra parte. Guarda Quello che chiamavano il Rosso a Parigi, o Joschka Fischer ...

Fabrizio lo guardava a bocca aperta. Suo padre era forse ritornato di qua, nell'universo in cui anche Fabrizio viveva. E sembrava aver ritrovato la ragione.

- ...tu che pensi di sapere tutto, tu che hai studiato tutta la tua vita hai mai sentito parlare dell'operazione Blue Moon?
- No.
- Vedi...voi credete di sapere e non sapete nulla. Io, quando lavoravo a Roma ho incontrato tanta gente. Ho incontrato anche uno...che si chiamava...Ca...Cav... - Silvano si fermò, guardò Fabrizio con uno sguardo spento, senza vita.

- Non me lo ricordo Fabrizio, mi dispiace.
- Non ti preoccupare babbo. Ma che ti ha raccontato?
- Non me lo ricordo Fabrizio. portami a letto, sono stanco. Che farà Sabatina? Chi c'è all'ospedale con lei?
- Luigi.
- Meno male. Poveraccia, sola all'ospedale...fra poco moriremo, Fabrizio. Rimarrai solo. Ma hai la casa. Quella sarà tua. Almeno da dormire ce l'avrai.
- Grazie, babbo - ma Fabrizio sapeva che non avrebbe mai più voluto vivere lì quando sarebbero morti.

Fabrizio tuttavia rimase incuriosito dalle parole del padre. E quando finalmente il padre si addormentò lui prese il computer e digitò: operazione Blue Moon.
Trovò un documentario della Rai che spiegava bene quella che era stata un'operazione della CIA sperimentata in USA, e poi diffusa in Italia e in Europa, per la diffusione delle droghe pesanti, eroina, morfina, LSD per stroncare la protesta. C'era in effetti in quel filmato un agente segreto italiano che allora faceva parte dei Legionari e che aveva partecipato a una riunione dei servizi segreti della NATO e a cui con sua grande sorpresa prendevano parte agenti dell'Est e il cui nome ricordava quello storpiato dal padre: Roberto Cavallaro. Che fosse veramente lui?
Fabrizio si fece un caffè era ormai quasi mezzanotte. Andò sul terrazzo. La notte fuori era calda e calma. Aveva perso il sonno. Per fortuna quella notte il babbo dormiva e non urlava come tutte le notti quando Sabatina era a letto con lui. Sembrava che l'assenza di lei avesse agito su di lui come un anestetico.
Fabrizio aveva perso il sonno. Non pensava più a dormire. Fissava le colline del Montalbano illuminate dalla luna piena. Vide una collina che appariva diversa da come solitamente appariva.
Gli vennero in mente allora le parole di un filosofo italiano, Costanzo Preve, che diceva che il '68 lo capisce meglio un qualunque tassista che un intellettuale della sinistra. "Distinguerei gli eventi concreti del '68 scritto in cifre dal Sessantotto scritto in lettere maiuscole che è un mito di fondazione del nuovo capitalismo postmoderno" aveva affermato. Ora capiva meglio l'imbroglio, quello che sta sotto e non si vede e condiziona il sopra che si vede.
Rientrò, voleva indagare di più. Quel momento di lucidità di suo padre gli aveva aperto un mondo che non sospettava. Suo padre lo aveva aperto a un nuovo linguaggio, che gli consentiva di scoprire una realtà che seguendo la narrativa ufficiale sul '68 lo conduceva per forza di cose a conclusioni sbagliate.

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