Thursday 29 November 2018

Scrivere, una magnifica ossessione.



“Io non rappresento niente. Io sono la rappresentazione. Ma è tutto mescolato. La vita, i personaggi…ma allora è tutto falso? No! È tutto vero. Specialmente i personaggi. Per me rappresentare è vivere di più. Aggiungere. Idealizzare, trasfigurare.
Aggiungere emozione alle emozioni, passione alle passioni. Per me dove finisce la rappresentazione finisce la realtà” (Monica Vitti).
Non saprei meglio esprimere ciò che per me rappresenta scrivere di come Monica Vitti espresse ciò che significava per lei interpretare, come attrice.
Per me scrivere è vivere di più. È innanzitutto, soprattutto ed essenzialmente vivere di più nel momento che scrivo. Non saprei distaccarmi dalla definizione di Monica Vitti.
Onestamente, non credevo a, anzi sottostimavo, quella cultura degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta in Italia, non avevo idea di come fossero cosí fecondi. Forse per il fatto di vivere ora lontano dall’ Italia, ho cominciato a guardare all’Italia con occhi diversi da prima.
Forse è vero quello che diceva Prezzolini “[…] molto lontani, attraverso il velo della poesia, e senza alcun contatto con i cattivi campioni della madrepatria, tutto quello che c’è di bello e di sano può tornare in mente e destare persin nostalgia […] sí, siamo ridotti a questo, qualche volta […] guardarla da lontano, questa nostra Italia, per poterla amare davvero.”
Se qualcosa mi lega al neorealismo italiano, l’unica cosa che veramente mi lega al neorealismo  - che, come il cattolicesimo, permea la cultura italiana (e io sono italiano) - è il neorealismo interiore di Michelangelo Antonioni.
In effetti anche questa volta non posso che far mie le parole di questo uomo degli anni sopra menzionati, grandi anni per la cultura italiana e mai piú ripetuti: "Noi sappiamo che sotto l'immagine rivelata ce n'è un'altra più fedele alla realtà, e sotto quest'altra un'altra ancora, e di nuovo un'altra sotto quest'ultima. Fino alla vera immagine di quella realtà, assoluta, misteriosa, che nessuno vedrà mai. O forse fino alla scomposizione di qualsiasi immagine, di qualsiasi realtà".

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Why I write

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