Tuesday 16 October 2018

Una nuova vita






— Vado a lavorare per la Camera del Lavoro, alla UIL. Mi ci manda il partito.
— Che partito?
— Il PSDI, Partito Socialista Democratico Italiano.
— Ma che partito è?
— Partito Socialista, diverso dai comunisti. Non abbiamo nulla a che fare con loro.
— Ma che lavoro è? Lavorare per un partito è un lavoro?
— Sí, è un lavoro.
— Ti pagano?
— Sí, mi pagano. dodicimalire al mese.
— Dodicimalire?
— Sí.
— E come farai con Sabatina?
— Ce la faremo.
— Ora avete anche un figlio...
— Ce la faremo.
— Ma qui c’è la terra. Ci siamo trasferiti a Montelupo. Abbiamo tutta questa terra. E tu mi lasci solo, me e Ida a lavorare tutto da soli. Porca M…a! Ma ti ha dato barta il cervello?
— Fai come ti pare. Io la terra non la voglio lavorare più. E poi è terra questa? Tutta sassi e mattaione[1]. Ti ricordi l’anno scorso gli olivi? Che annata! Erano pieni. Mai visti olivi cosí pieni. Poi è arrivata la gelata e tutto è andato perso. Ma che senso ha una vita cosi. Porcodd…o! E poi in estate io non ci voglio più andare a battere il grano con la trebbiatrice. Ma sai quanto tempo ci vuole per andare da Montelupo a San Salvi a battere il grano. Sempre la notte. Parti la notte e torni la notte. Sotto il sole. Sudicio di pula come un maiale. Arrostito dal sole. No, basta…io questa vita non la voglio più.
— Tu hai una fortuna sola, che hai Luigi...che è piccolo. Sennò piglierei quell’ubbidiente[2] lì e ti spaccherei quella testa dura! Lasciarmi solo a lavorare tutta questa terra. Quando l’ho presa contavo su di te...ora dovrò prendere qualcuno a cottimo...

Lo scontro con suo padre fu duro. E lo sapeva. Lo sapeva che sarebbe stato duro. Ma Silvano aveva deciso. Mai più lavorare la terra. Lui aveva fatto la quinta elementare, ma era intelligente. E voleva fare il politico. Voleva cambiare le ingiustizie. Voleva cambiare il mondo. Voleva che anche i poveri diventassero ricchi. Per questo voleva lavorare per la UIL e il partito.
E ora rimaneva Ida, sua madre. Con lei prevedeva uno scontro ancor più violento. Ci sarebbero stati giorni (forse almeno un mese) in cui non si sarebbero parlati. E poi Sabatina. Sabatina era una donna di poco coraggio. “Una bocca chiusa ne chiude cento” ripeteva sempre. E questo era il suo male. Veniva da una famiglia di fascisti. Chiudere le bocche era la loro specialità, e tuttavia suo padre, lo aveva trattato sempre con grande rispetto. Sapeva che Silvano non era fascista, ma sapeva anche che non stava con i comunisti.
Suo nonno Giovanni gli ripeteva sempre “Figliolo mio ricordatelo: i comunisti sono peggio dei fascisti”. 

Dalla fattorie della Striscia, su insistenza di Ida, si erano trasferiti a Montelupo per due motivi. Il primo era che Silvana, sua sorella, si era pure lei sposata, con un finanziare e viveva a Castelfiorentino. Dalla Striscia andare a Castelfiorentino era quasi un’impresa. A Montelupo, in una località chiamata Villambosco, avevano trovato delle terre da lavorare a mezzadria. L’occasione pareva buona. Montelupo era vicino ad Empoli, sulla linea ferroviaria per Firenze ma anche per Siena. Da Montelupo raggiungere Castelfiorentino via treno era abbastanza agevole.
Con l’ età Ida era sempre più divenuta insofferente alla fattoria della Striscia. Poi il fatto che la figlia andasse a vivere a Castelfiorentino le aveva fatto provare il desiderio di vivere maggiormente a contatto con il mondo civile.
Era forse anche lei stanca di vivere nei boschi. Era nata nei boschi, se così si può dire, in quanto fin da quando aveva cinque anni veniva mandata nel bosco a controllare le pecore al pascolo; a sei anni già sapeva andare a cavallo e seguiva il gregge a cavallo anziché a piedi.
Con la fine della guerra anche alla Striscia si respirava un vento nuovo. I cambiamenti sociali, la loro eco era arrivata anche nei boschi di Volterra.
E Ida sembrava averli captati, più che Giuseppe.
Villambosco era non troppo lontano dal centro abitato di Montelupo. Le terre comunque non erano migliori. Anzi, sicuramente peggiori.
Vi era addirittura un vigneto a dirupo, rubato al bosco, tutto pietre e mattaione, che veniva chiamata Africa per la desolazione che presentava e il calore infernale che vi regnava in estate.
L’uliveto era vecchio e malandato. Il resto della terra era per la maggior parte a gradoni lungo la perpendicolare delle pendici della collina e a causa del terreno argilloso quando pioveva l' acqua vi stagnava eterna.
E tuttavia Ida puntò i piedi, alzò la voce, picchiò il pugno in tavola e Giuseppe cedé.
Silvano non prese posizione. Intravide anche lui l’opportunità di avvicinarsi al mondo civile. Montelupo, da cui era passato a piedi l’ 11 settembre da disertore, avrebbe potuto costituire il trampolino di lancio per mettere in atto il suo piano.
A Montelupo stavano costruendo una casa del popolo socialisti e comunisti, insieme.
A Empoli e Fucecchio erano nate le camere del lavoro e vi era la Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti di Bonomi, per cui Silvano manifestava simpatia.
Silvano dunque tacque e non oppose resistenza alle richieste della madre.

- Io non ci voglio venire a Montelupo – inopinatamente Sabatina cominciò a far resistenza.
- Ma perché? – Silvano non si aspettava che proprio Sabatina si opponesse al trasferimento.
- Perché mi allontano ancor di più da mia madre e dalle mie Sorelle.
- Ma che dici? Montaione forse forse è meglio raggiungibile da Montelupo che dalla Striscia. Le strade di sicuro sono migliori venendo Montelupo. Treno fino a Castelfiorentino, poi in corriera...e comunque non è più lontano, come tu dici, di sicuro non ti allontani...
- Ma io non voglio andare via da questi luoghi dove sono nata. A Montelupo non ci sono mai stata. Tu, una volta, mi hai detto che è un paese tutto nero, e che vi è un manicomio criminale...e poi tutti dicono che a Montelupo il clima è umido, perché vi è la foce del fiume Pesa che sfocia nell’Arno. Tua madre è un serpente! Ed è tutta colpa di tua sorella che si è sposata ed è andata ad abitare a Castelfiorentino. A lei però la casa gliel’ ha comprata e non ha battuto ciglio. A noi perché ha pagato il matrimonio è diventata un diavolo...

Ma Sabatina non avrebbe mai avuto il coraggio di opporsi a Ida. Con Silvano sì faceva delle sfuriate ma poi si fermava. Ida aveva un carattere troppo forte, incosciamente aveva assunto il ruolo che aveva coperto suo padre nella famiglia fino al giorno in cui era morto. Sabatina aveva chinato la testa con il padre, chinava ora la testa con Ida.





[1] Parola toscana per “argilla”. In particolare una specie di argilla bluastra.
[2] Parola toscana per indicare un tipo di zappa biforcuta.

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