Thursday 5 April 2018

Da "Isole di felicità Laimės salos" - Diego



Foto Živilė Abrutytė

Quel pomeriggio uscendo da Impuls, la palestra dove andava nel dopo pranzo, era abbastanza indeciso sul che fare.
Era indeciso se andare al Cafè Huracán o alla libreria Vaga di Pilies gatvė. Entrambi erano stati fra i suoi luoghi preferiti. ‘Erano stati” in quanto ora aveva cominciato a pensare di evitartli, perché si sentiva osservato.
Sentiva che la gente cominciava a domandarsi chi fosse e che facesse. Troppi mesi che trascinava i suoi giorni per quella città che ogni giorno di piú diveniva meno estranea e perciò piú angusta.
Quando non hai un lavoro, quando cerchi di venire fuori da solo da una situazione che pare irrimediabile, quando non hai che te stesso a cui aggrapparti perdi il senso di appartenere al mondo, perché il tuo universo ha i limiti delle tue stesse capacità.
Il mondo va secondo i suoi schemi, le sue velocità, i suoi usi, le sue leggi, le proprie dinamiche. O riesci ad entrarvi o vai controcorrente.
E Diego stava andando controcorrente e in un mondo che non era quello dove era nato e cresciuto.

Si sentiva positivo tuttavia quel pomeriggio. Splendeva il sole, assaporava l’aria di primavera, poteva finalmente girare per Vilnius senza sciarpa e con il giaccone sbottonato.
Aveva voglia di camminare e siccome Gedimino 9 dove si trovava il Café Hurcán era vicino alla palestra pensò che era meglio andare alla Vaga. Avrebbe camminato per tutta Gedimino prospektas attraversato la Katedros Aikštė e preso per Pilies gatvė, risalendo su verso Didžioji gatvė.

Arrivò. Si sedé al tavolo grande, che era vuoto. Accese il computer, quello che usava per scrivere – ormai vecchio e lento.
Mentre aspettava che divenisse operativo andò al banco a prendere il solito cappuccino.
Ritornò con il cappuccino, si sedé. Cominciò a scrivere.
Mentre scriveva entrò qualcuno a cui Diego non prestò attenzione. Quel qualcuno girò per la libreria, poi si diresse al tavolo e venne stranamente a sedersi dalla parte di Diego, poco distante da lui (questo sí lo notò – seppur distrattamente senza focalizzare la figura).

- I saw you many times in this area? Are you working around here? In which business are you?

Diego non era sicuro di aver inteso bene.
Sí girò alla sua destra e vide un ragazzo sui trenta anni che lo fissava. Era alto, capelli neri corti, abbastanza robusto. Non ebbe tempo per vedere il colore dei suoi occhi ma gli parvero scuri. Lo colpirono le sopracciglia: forti, robuste e folte.

- I come here, once in a while
- Really?
- Yes, really
- What do you do?

A Diego suonò un campanello. Le parole di Giovanni.

- I write books
- Oh!
- Where do you come from?
- I am local
- Lithuanian?
- Yes
- What’s your name
- Tadas
- It’s a tipical Lithuanian name
- Not really…are you Spanish?
- No, I am Italian…anyway …Diego…nice to meet you!
- Nice to meet you

Diego ritornò a scrivere e non parlò ancora al tipo. Aveva notato come osservava il suo computer mentre parlava con lui.
Non gli piaceva quell’ incontro. Forse era una suggestione, ma era strano che proprio in quei giorni che si sentiva sotto osservazione avesse incontrato improvvisamente uno che lo approcciasse diretto e senza motivo. Diego, quel Tadas, non l’aveva mai visto.
Aveva detto di interessarsi di grafica. Eppure Diego aveva sbirciato un paio di volte nello schermo del suo computer: era stato sempre aperto su una pagina e vi era rimasto per tutto il tempo finché Diego non se ne era andato. Lui, Tadas, pareva aspettare piú che lavorare.

Uscito dalla libreria e fatti un centinaio di metri chiamò al telefono Giovanni e gli raccontò l’incontro.

- E’ uno dei tanti…ce ne sono a decine qui come lui. Mettiti l’animo in pace per tre mesi sarà cosí. Poi ti lasceranno in pace…a me all’ inizio sono entrati almeno due volte in casa

Pensò che per un po’, almeno un mese, era meglio che se ne stesse a casa. Sparisse di circolazione, dalle strade, dalle librerie, dai caffè…non esistesse per la gente di Vilnius fino a sperare che non si ricordassero piú di lui. Doveva crearsi una comoda solitudine in cui vivere per un poco.
Sentí l’odore di una nuova vita, il cui aroma non era poi cosí male. Aveva l’odore dell’urgenza e a Diego non dispiacque.
Un cambio di ritmo gli avrebbe fatto bene.
E cosí fece.

La mattina accompagnava Rūta al lavoro. Poi andava in palestra. Ritornava a casa mangiava qualcosa e si metteva a leggere o scrivere.
Aveva la sensazione che ormai fosse tutto deciso. Non aveva la forza di opporsi. Si sentiva pronto a seguire il destino, al quale neppure credeva.
Che avrebbe potuto fare?

Aveva sperato che Kitos Knygos almeno rispondesse. Non aveva risposto. Aveva inviato il manoscritto a Tyto Alba, nemmeno lui aveva dato una risposta.
Lo aveva inviato anche ad Alma Littera, neppure loro avevano dato segno di un riscontro.
Aveva sperato in quella biografia, evidentemente però scrivere un libro per quanto buono non era quello che gli editori cercavano.

- Devi diventare interessante per un editore – gli aveva detto una scrittrice lituana che aveva conosciuto

Chiaramente la sua storia non era interessante.
La vita di Diego era corsa anonima negli ultimi mesi. L’unica esposizione erano state le strade, i caffè, le librerie. E si era sovraesposto evidentemente. Aveva attirato la curiosità e l’attenzione esattamente nel modo in cui non avrebbe voluto.
Si era esposto soprattutto nei mesi gelidi e freddi, ora invece che veniva il sole e le temperature miti (era aprile) aveva deciso di chiudersi in casa. Un controsenso.

Quella mattina erano quasi 18 gradi.
Uscito di palestra, pur con le migliori intenzioni non riuscì a prendere il filobus e a tornare a casa.
Si sedé su una panchina in Vokiečiᶙ gatvė. Posò lo zaino con il computer dentro vicino a sé. Appoggiò le spalle alla panchina, allungò le gambe e volse avido la faccia al sole.
Quando era in Italia non capiva perché i turisti del nord non appena vedevano un raggio di sole come lucertole subito rimaneva immobili al calore.
Adesso capiva invece bene che significava vedere raramente il sole e goderne gli effetti anche solo per un attimo.

Mentre era lì sentì il suono del telefono. Aveva ricevuto un email. Era Rūta.

- Amore tutto bene. La Lituania ti dà da vivere qui

Aveva ricevuto il permesso di soggiorno per cinque anni.

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