Tuesday 9 January 2018

"Isole di felicità - Laimės salos" Un presentimento inquietante come un parassita invisibile





La domenica sera Rūta era raggiante. Essere con Diego era divenuto lo scopo della sua vita.

- Tu sei la mia droga. La droga della mia vita – ripeteva a Diego – non sai quanto sono dipendente da te. Senza di te non esisto

Diego la guardava sorpreso.

- Da dopo che viviamo insieme sei diventata più bella. In effetti devo essere una bella droga – le rispondeva Diego sorridendo
Quella domenica sera la felicità di Rūta aveva toccato un picco altissimo. E tuttavia sentiva una inquietudine che non sapeva definire.
Erano andati al cinema, lei, Rebeka e Diego.
Goda si era rifiutata.

- Sono grande ormai. Non ho più bisogno di vedere cartoon

Goda stava attraversando un periodo egoista. Era sempre più simile a un piccolo animalino volitivo caratterizzato da intermittenti noriu[1] e nenoriu[2] .

- Mi tratta come una servante

- Serva – correggeva Diego

- Non è mai contenta. Non fa nulla di quello che le dico. Dopo una settimana di vacanze (sono troppe queste vacanze!) non ha fatto nulla. Sempre sul divano a giocare con la planšetė. Non si lava. Non si fa da mangiare. Non lava i piatti anche se glielo chiedo ogni giorno….
Erano andati al film delle 18, al centro commerciale di Oza. Davano Koko un cartoon della Disney.
Rūta l’ultima volta che era andata al cinema con le figlie si era addormentata.
Diego confessò a Rūta che a lui i cartoon non piacevano.

- Non mi piacciono i cartoni animati ma credo che almeno Rebeka debba uscire di casa. Se Goda non vuole va bene. Sua decisione. Ma Rebeka vuole andarci…dobbiamo portarcela

Poi il cartoon aveva finito per affascinare tutt’ e tre.
Era la fantastica storia di Miguel un ragazzino messicano talentuoso cantante e chitarrista che compie un viaggio nel mondo dei morti per scoprire un omicidio e un inganno commesso da un famoso cantante messicano, Ernesto de La Cruz.
Quel viaggio nel mondo dei morti compiuto da Miguel nel Dìa de los muertosera stata la causa della inquietudine di Rūta.
Era un cartoon, era ovvio, un bellissimo cartoon, che alla fine l’aveva pure fatta piangere. Ma quel viaggio nel mondo dei morti onorati con la vita, il cibo e i ricordi di quando erano vivi e soprattutto con la musica i balli e i canti era stato come un parassita quasi invisibile che si attaccasse alla pelle e cominciasse a succhiare il sangue in modo inavvertito .

- Come sei bella Rūta! – le aveva detto Diego usciti dalla sala del film – non ti avevo mai visto con occhi così pieni di gioia come stasera

E aveva ragione Diego. Si sentiva bene. Stava bene. Si sentiva raggiante eppure…quel piccolo parassita non la mollava. Si ingrossava, lo percepiva dentro ingrossarsi.

- Che è successo?
- Mio fratello
- Che è successo?
- Mia madre stanotte è morta

A Rūta si fermò il respiro.
Ritornati a casa avevano cenato e poi erano andati a letto.
Rūta aveva dentro quel presentimento che l’aveva accompagnata mentre prendeva sonno.
Fu risvegliata dalla voce di Diego che parlava al telefono.

- Piangi?

Diego non rispose.
Rūta sentì dall’altra parte del telefono che anche il fratello piangeva.

- Che è successo? – chiese Rūta
L’idea che Diego dovesse partire e ritornare in Italia la fece tremare. Scoppiò a piangere anche lei.

- Perché piangi? E’ morta mia madre non tua madre – reagì stupidamente Diego
- Ho paura che se vai in Italia per il funerale non tornerai più. Mi lascerai sola…io morirò senza di te
- Ma che dici? Io voglio ritornare. Non posso più vivere senza di te anch’io
- Ho paura Diego. Ho paura che se te ne vai, non ti rivedrò mai più
- Ma non pensare questo. Se io dico una cosa la mantengo. Non mi credi?
- Ti credo, ma ho paura. Tu sei la mia droga Diego. Morirò senza di te

La mattina dopo alle 4 Diego prese un taxi per andare all’aeroporto.
Rūta rimase sola in casa ad ascoltare il suono delle parole di Diego che si era lasciato dietro e a cercare di ricordare il suo odore.

- Solo ora Rūta capisco il peso di quelle parole con cui inizia “L'Étranger” di Camus: Aujourd'hui, maman est morte. Ou peut-être hier, je ne sais pas. Hanno la forza di un pugno in faccia, che ti coglie impreparato, con la difesa abbassata. All’improvviso. E quasi rasenti l’indifferenza perché non ti aspettavi nulla di simile…E’morta con dignità Rūta, come vorrei morire io. Come forse era morta la madre di Camus…è morta lentamente, scivolando via dalla vita alla morte. Sottraendosi alla vita senza aver coscienza della morte. Era piena di morfina e questo l’ha aiutata a avere dignità…

Rūta ricordò quelle parole e scoppiò in un pianto dirotto. Diego aveva detto che sarebbe ritornato presto. Ma lei aveva paura. Anche il padre era all’ospedale e sarebbe potuto morire da un momento all’altro.
Poteva vivere un giorno come un mese. Se fosse morto mentre Diego era lì, chissà quando sarebbe ritornato…

[1]Voglio
[2] Non voglio

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