Thursday 30 November 2017

IL MAGO DI GOXIAN (favola coreana buddista - III parte)



Parabola Seconda
Dove si parla della scuola e della montagna


Il mistero più grande e incomprensibile per tutti quelli che conoscevano Paolo Nha era il suo vagare per la montagna. Paolo si alzava la mattina faceva colazione e poi tranne qualche ora a scuola la mattina non rientrava a casa fino all’ora di cena.
Che faceva fino all’ora di cena ? Che faceva tutto il giorno?
Vagava sulla montagna di Goxian.
Che ci facesse nessuno lo sapeva. Chi diceva che parlasse ai serpenti. Chi diceva che ammaliasse gli uccelli. Qualcuno narra di averlo visto volare su di un grosso uccello, che aveva il suo stesso volto.
A me personalmente ha confidato di essersi ispirato al Vangelo, alla figura di Giovanni il Battezzatore: perché si deve sapere che Paolo non era buddista come la maggioranza dei koreani, ma cattolico grazie a un’amica di famiglia di 40 anni, di cui, lui, - 6 anni – si era innamorato e seguiva dappertutto. Dappertutto… beh! la seguiva a tutte le funzioni religiose a cui lei partecipava. La tallonava continuamente, peregrinava come lei di chiesa in chiesa, di funzione in funzione.
In quel modo, così, divenne cattolico.
Comunque, dicevo, aveva letto nel Vangelo di Giovanni il Battezzatore, che viveva nel deserto e si vestiva di pelli di cammello, e mangiava locuste e miele selvatico.
In tutta amicizia credo di essere stato uno dei pochi a cui Paolo ha confessato di aver, anche lui, mangiato locuste, vive per di più, e miele selvatico.
Andava per i campi a smuovere i favi. Ne carpiva il miele e poi fuggiva inseguito da uno sciame di api. E più volte fu punto.
La cosa straordinaria però fu che una volta fu punto così tante volte alla testa, che questa gli si gonfiò all’inverosimile, e per tre notti non poté dormire dal fuoco che aveva nella testa.
Ma lui che aveva sofferto sempre di emicrania da quel giorno non ne ha più avuto il minimo sentore (a bassa voce mi confessò inoltre che questo incidente, secondo lui, gli avrebbe anche aumentato il suo IQ, di cui parleremo più avanti ).
Come ho prima detto mangiava locuste. Errava per la campagna. Ispirato da Giovanni il Battezzatore.
Ma perché?
Con gli occhi bassi quasi inchinandosi in quel modo sottomesso e dolce che solo il mite popolo koreano sa fare ha osato dire: "Per svuotarmi "
Per svuotarti? gli ho chiesto. Ma lui come sempre non mi ha risposto direttamente ma ha continuato con un racconto.
"Quando mio padre, il prode Han Hi Son si trasferì da Goxian a Seoul, anch’io dovetti cambiare scuola. Mi presentai alla nuova maestra. Quella con modi bruschi e altèri, dopo aver letta la mia pagella, mi squadrò e urlò: non voglio nella mia classe uno con un livello così basso come questo pavimento! E se ne andò."
Il giorno dopo Paolo si presentò a scuola. Con la cartella in spalla si piazzò davanti alla porta d’ingresso dell’aula, con il sacchetto dei sandali (in Korea, infatti, non si può entrare in classe con i sandali e tutti i bambini li mettono dentro un sacchetto che appendono al loro banco).
L’insegnante non arrivava e Paolo era dritto davanti alla porta.
Gli altri bambini vedendolo lì fermo come un palo tolsero i sandali dal sacchetto e cominciarono e tirarglieli in testa. Il povero Paolo dové fuggire e ripararsi dietro una vetrata.
Ma indomito, cessata la grandinata, si rimise davanti alla porta. E via un’altra grandinata e un'altra fuga.
Alla fine quando vide arrivare la maestra Paolo uscì dal suo riparo, le si parò innanzi a testa bassa (che come dice Paolo è il modo, in Korea, per dire "Ciao"). La maestra lo oltrepassò senza neppure guardarlo. Chiuse la porta dell’aula e iniziò la lezione.
Paolo stette così in quella posizione per 50 minuti (in Korea nelle scuole elementari ogni cinquanta minuti c’è una pausa di 10 ). La maestra uscita per la prima pausa gli passò davanti e non lo degnò neppure questa volta del minimo sguardo. Poi sparì nella sala professori. A quel punto Paolo beneficiò di un’altra amorevole grandinata di sandali da parte dei nuovi compagni.
Ogni ora la maestra usciva e rientrava e Paolo lì, stoicamente impalato a testa bassa a sopportare l’ira della maestra e il benvenuto dei compagni.
Alla terza ora quando finalmente la maestra uscì per il terzo intervallo si fermò davanti a Paolo e gli disse:
"Ah ! Tu sei il nuovo studente. Vieni dentro."
Lo presentò ai nuovi compagni, di cui finora ne aveva apprezzato i soli sandali.
"Quello è il tuo banco." gli disse "e lui è il tuo nuovo compagno: Li Nang Yun"
Paolo lo guardò e vide una luna piena sorridergli. Era così grasso, quasi come la luna piena.
Il giorno dopo, quando ritornò a scuola invece dei sandali gli toccarono le frustate. Li Hang Yun (il demonio appare sotto molte forme) aveva infatti legato insieme alcuni cordini dei sacchetti dove si tenevano i sandali e con quelli gli diede delle belle sferzate.
Ma chi ha un grande futuro, si sa, è capace di sopportare anche le offese più grandi e di vincere.
Paolo quel pomeriggio, dopo la scuola, sparì sulla montagna dietro l’edificio scolastico. Scavalcò il filo spinato di recinzione che i contadini avevano messo a protezione del raccolto dei loro campi, e si inoltrò nel bosco. Di lì non ne uscì che la mattina,
Che vi avesse fatto non è dato saperlo. Quel che si sa è solo che per tutta la notte in montagna si vide un gran chiarore filtrare fra gli alberi.
Quella stessa mattina a scuola c’erano le prove di disegno e di canto. La maestra aveva dato da copiare una foto che ritraeva il mare. Paolo la fissò per 10 minuti senza batter ciglio.
Poi la dipinse uguale.
Tutti erano meravigliati: "Impossibile! Ma come hai fatto Paolo?"
La maestra lo fece sedere vicino a sé. E Li Hang Yun, lo guardava rodendosi d’invidia.
Vennero poi le prove di canto. Quando toccò a Paolo e aprì bocca, un suono celeste ne uscì. E incantò tutti. Paolo da quel giorno divenne eroe della scuola.
Il suo segreto?
Ancora una volta la montagna.
Ma qual era il lato magico di questo luogo?
Come influiva su Paolo?


Non so esattamente. Tutto quello che ho potuto capire è che lui in montagna si focalizzava su ciascuno dei suoi pensieri e ad uno ad uno li estirpava dalla sua mente, sgombrandola, svuotandola.
Si svuotava così di ogni cura e affanno e assorbiva tutta l’energia positiva coperta dai peccati e dalle energie negative della gloria del mondo (secondo Paolo, se ho ben capito, per esaltare la sua gloria il mondo ci ruba tanta energia positiva, ce la nasconde per dominarci). Riacquistava così tutta la sua energia; Si rafforzavano e raddoppiavano, triplicavano le sue capacità: penetrava quel 90% della nostra coscienza che Freud dice – così si esprime Paolo- non siamo normalmente in grado di usare.
Più volte mi sono domandato e gli ho domandato se avesse avuto un Maestro. Su questo per molto tempo ha taciuto.

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