Per resistere al dolore i dottori le davano morfina. La sua faccia si era fatta incava e smunta.
Le sue labbra si erano ritratte, i suoi occhi rimpiccioliti, i capelli qua e là ingrigiti.
La sua bellezza era sfiorita e ormai solo un ricordo.
- Ipazia
Mi abbozzò un sorriso.
- Come stai?
Mi guardò senza rispondere. Lacrime presero a scorrerle lungo le guance.
- Perdonami
Non le avevo chiesto niente in tutto il tempo che era passato. Neppure una volta ci eravamo visti. Né mai l’avevo cercata. Ma lei riprendeva un pensiero interrotto, che doveva averle covato dentro per tutto il tempo.
- Lascia perdere…è tutto passato, finito…non ci siamo capiti…solo questo…
- No, perdonami, è stata colpa mia…tu mi amavi. Ora l’ho capito. Ma quando si è giovani si è arroganti. Io sono arrogante
Le presi una mano la cui pelle era divenuta giallognola. La baciai e me la strinsi al petto. Ero emozionato. E vederla così ridotta mi faceva male.
- Perdonami se solo ora sono venuto a trovarti. Ma solo ieri per caso ho trovato Yasuko che mi ha detto che eri all’ospedale…non lo sapevo. Non sapevo più nulla di te
- Mi volevi dimenticare, lo so…
Sì, in tutto quel tempo non avevo fatto altro che cercare di dimenticarla il prima possibile. E tuttavia non vi ero riuscito. O almeno non completamente riuscito.
- Sì, è vero. Quando mi hai lasciato ho solo pensato a dimenticarti. A evitarti. Evitare i luoghi dove immaginavo ti avrei potuto incontrare…e se non fosse stato perché mi sono casualmente imbattuto in Yasuko non l’avrei mai saputo
- Io ci avevo sperato in Yasuko. Avevo sperato che amare una donna fosse più semplice che amare un uomo e mi sono sbagliata invece…Yasuko mi ha tradito più di quello che potesse un uomo.
- Mi dispiace
- Non dovevo lasciarti. Non avrei dovuto lasciarti. Ho fatto un grande errore. E poi con una del tuo stesso sesso non cresci, non ti conosci, non capisci la parte avversa di te…con te forse avrei litigato ma mi sarei conosciuta meglio. Più in profondità. Le unioni dello stesso sesso sono una cosa sbagliata. Ma lo capisco solo ora… Se fossi rimasta con te forse non mi sarei neppure ammalata…
- Non ci pensare Ipazia. Sei sempre rimasta nel mio cuore. Non sei una persona qualunque. Non sei una persona che si dimentica facilmente
- Non lo so…so che ora son finita qui...e tu?...come stai?
- Bene. Sto bene
Ipazia mi guardò con distanza. Si stava allontanando. Lo vedevo. Tutto quello che avrei detto in nessun modo le sarebbe appartenuto. Non era più di questo mondo.
- Stai con qualcuna? – tuttavia mi chiese
- Sì
- Chi è?
- E’ una cantante lirica
- Davvero?
- Sì
- E’ di Firenze?
- No, di Milano
- E vai spesso a Milano a trovarla?
- Il fine settimana in genere. Qualche volta viene lei
- E’ italiana? No. Vero?
- Mi conosci bene…
- Sì, ti conosco bene… - sorrise e finalmente la sua faccia si illuminò un po’e mi ricordò quel giorno in libreria quando l’avevo incontrata – a te le italiane non piacciono lo so. E’ Giapponese?
- Sì
- Come si chiama?
- Y***
- Bel nome. Quanti anni ha?
- Trenta
- L’età giusta per sposarsi
- No, non credo. Non voglio sposarmi…neppure credo lo voglia lei. Non ha tempo corre…è sempre di corsa. Non si ferma mai
- Io non correrò più…
La vita è davvero bastarda. Come tutto sembrava andare bene quei giorni che ci incontravamo alla Melbook…Sembrava che ci sorridesse un futuro luminoso insieme e invece le nostre strade appena si erano incrociate che quasi subito si erano divise. E in quell’ospedale, troppo tardi oramai, si ricongiungevano.
Stavo quasi per urlarle – Ipazia ti amo ancora! – ma mi bloccai. Ero davvero ancora innamorato di lei? O era solo pietà quella che provavo?
Probabilmente era la seconda ma non ne ero completamente sicuro.
- Ti faccio pietà, vero?
Mi disturbò.
- Ipazia tu hai sempre avuto la dannata capacità di saper leggere il pensiero. Non lo so. Forse sì, è pietà, o forse…
- Forse?
- Forse ti amo ancora. Contenta? – lo dissi con le lacrime agli occhi....
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