Sunday 23 July 2017

Parassiti (terza parte) - La soffiata



La soffiata

Come fosse arrivata la soffiata non lo aveva saputo. Tuttavia un’idea ce l’aveva. Qualcosa che voleva inceppare i rapporti fra l’Isis e chi li sosteneva. Infatti il carico partito da New Delhi, era stato venduto a un importatore che era basato a Dubai, che lo aveva spedito dall’India a Sri Lanka. Era un Business da 75 milioni di euro, ogni pillola sarebbe stata rivenduta a 2 euro l’una ai combattenti.
A Sri Lanka erano scomparsi i documenti di accompagnamento del carico consegnati alla partenza. Da lì aveva fatto rotta verso Livorno. Mentre era in navigazione verso l’Italia era arrivata la soffiata.

- Comandante Petacchi se ne dovrà occupare lei insieme ai colleghi della Guardia di Finanza. Questo è un carico destinato ai combattenti dell’Isis di Tobruk. I colleghi della Finanza si occuperanno del carico e delle ispezioni. Lei deve occuparsi di cercare le connessioni con basisti italiani, cellule dormienti… in Francia e in Grecia ne hanno rinvenute grandi quantità in alcuni covi…sarà compito suo rintracciarne sul territorio toscano…Lei ha modi bruschi, duri, ma effettivi. Credo che Lei sia l’uomo adatto. Anche per via della sua lunga esperienza nella lotta al contrabbando di stupefacenti e lotta al terrorismo sempre più interconnessi…

Con queste parole il colonnello Lorenzini lo aveva informato riguardo al suo nuovo incarico.

Fece una cosa che non aveva mai fatto, durante il sequestro al porto di Livorno. Sottrasse una scatola di Tramadol dal carico e se la mise in tasca. Il Tramadol è un oppiode per il dolore, un painkiller. I combattenti dell’Isis lo prendono perché è un implementatore di energia, dà euforia e migliora le prestazioni sessuali. Lo usano come il Captagon o il Contramal perché combatte la paura e la stanchezza e li rende invincibili nel combattimento.

- Scusatemi un attimo – disse ai colleghi e si recò in bagno. Appena chiusa la porta principiò a orinare aprì la scatola del Tramadol e ne inghiottì un paio

La sera tornò a casa, si tolse la divisa si vestì di abiti civili e corse a fottere una puttana cinese in un centro massaggi.

- Vacca, troia! Godi vacca di merda – le urlava in faccia mentre la fotteva con violenza

Provò voglia di darle un pugno sul naso ma riuscì a trattenersi. Si limitò solo ad offese verbali di cui poi si scusò con se stesso per l’effetto Tramadol.
Ma funzionava, oh sì che funzionava.
Poteva ora immaginarsi lo stato di pazzia in cui collassavano i guerriglieri dell’Isis sotto l’azione di quelle pasticche.

- Deve capire capitano - aveva continuato il Colonnello Lorenzini - che l’Isis gestisce uno dei più grandi traffici di droga del mondo, pari ai cartelli del Messico o della Colombia…

Il capitano aveva imparato a non fidarsi nessuno, tantomeno dei superiori. Si tenne la sua opinione e non batté ciglio.
La sua convinzione era che fosse disinformazione. Si voleva trasformare l’Isis in un nuovo cartello del commercio della droga ma lui aveva seri dubbi.
Sono più certi Stati che lasciano fare o sono talmente corrotti da permettere l’economia della droga e proteggere chi la controlla. Gli stati in buona parte vivono di quella economia. Se venisse completamente eradicata, crollerebbero.
Fu allora in una di quelle lunghe indagini alla ricerca di stupefacenti in mano ai terroristi e controlli di mesi di conversazioni telefoniche che sentì la sua voce.

…lavorare in rete, sui social media, è Jihad. E’ niente di meno di quello che fanno nei campi di battaglia in Siria, con il permesso di Allah…accompagnarsi ai Kafir (i miscredenti) è peccato. La miglior bevanda per noi è il sangue dei Kafir.

Era inespressiva, come teleguidata. Come parlasse ripetendo un mantra. Tuttavia quella voce la attrasse. Forse “attrarre” non era la parola corretta. Si sentì, per essere più preciso, spinto quasi contro la sua volontà verso quella voce
…voglio guadagnarmi il paradiso con il sangue dei miscredenti… furono le ultime parole che chiusero la conversazione fra lei e l’altro interlocutore, per il momento ancora sconosciuto.
Volevano farsi esplodere su Ponte Vecchio.
Sapevano dove lavorava. In un ristorante del centro, non molto distante da Ponte Vecchio.
Era rientrata da poco dalla Siria, dove aveva combattuto per l’ISIS. Probabilmente l’avevano inviata in Italia con questo proposito. Raramente le donne vengono lasciate libere di andarsene dal gruppo armato.

- Capitano che facciamo? Interveniamo?
- Sì, non perdiamo più tempo

Da tempo, sotto un falso profilo, Farah Rahman svolgeva un’attività frenetica su Facebook e Instagram di incitamento all’odio verso i Kafir. Ultimamente su Facebook aveva scritto “Chi combatte sulle strade di Allah e viene ucciso è martire o trionfa”.
Su Instagram aveva postato delle foto di cadaveri e rivolgendosi ai musulmani moderati d’Europa aveva scritto: “I musulmani vengono torturati e uccisi in tutto il mondo e in una moschea di Londra fanno un minuto di silenzio per gli attentati!”.
In contemporanea sotto la frase ripetuta “Onore ai martiri” aveva fatto passare su Facebook video propagandistici per entrare nel Daesh e combattere a loro fianco.
Forse droghe non ne usavano ma erano pericolosi, non si poteva più aspettare. Se si fossero fatti esplodere su ponte vecchio sarebbe stata una carneficina e un disastro per il patrimonio storico.


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